venerdì, Maggio 17, 2024
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Terzo Settore protagonista, nasce PrimaPersona

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La realtà associativa, voluta dal primo vicepresidente del Parlamento Europeo, sarà presentata a Roma il 10 novembre

Si terrà il 10 novembre a Roma, alle 16, nella sala delle Conferenze di Piazza Montecitorio 123/a la presentazione al Terzo Settore italiano della nuova realtà associativa “PrimaPersona”. L’organismo, nato su iniziativa del primo vicepresidente del Parlamento Europeo Gianni Pittella, vuole essere un punto di riferimento per associazioni, organizzazioni non profit, mondo della cooperazione e per tutti coloro che lavorano per il benessere della collettività e per le fasce deboli e che oggi risentono più di altri la totale assenza di prospettive.

«Il momento che viviamo è difficile – spiega Gianni Pittella sul sito www.primapersona.eu – Chi vive nel nostro presente si confronta con un disagio enorme. La democrazia soffre sempre più una forte crisi di rappresentanza: chi decide non è mai stato così lontano dai cittadini. Ma nella bontà delle idee di molti e nelle tante capacità che le nuove generazioni portano dentro, vedo la possibilità di un’alternativa. Per far crescere in Italia nuovi spazi di democrazia, per ridare credibilità alla politica, per dare voce alle tante realtà organizzate che operano sui territori, io voglio spendermi direttamente». Da qui la scelta di creare una nuova realtà associativa e aggiunge:  «A ciascuno di noi è richiesto un impegno in prima persona. Ciascuno di noi deve poter dire e fare in prima persona», chiude Pittella.

Terzo Settore e riforma welfare

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«Come può il welfare italiano, settore negli ultimi anni fortemente sottofinanziato, diventare una fonte da cui trarre risorse per il risanamento per i conti pubblici? Si ricorda che il Fondo nazionale per le politiche sociali è sceso dai 929,3 milioni di euro del 2008 ai 274 milioni nel 2011. Come può la riforma del welfare garantire una riduzione dei costi pur assicurando sevizi adeguati alle famiglie e alle persone con disabilità, tutelando la tenuta sociale e il rispetto dei diritti fondamentali?». Sono queste le domande poste dal Forum del Terzo Settore che presenta un’analisi sugli obietti della legge delega di riforma fiscale e assistenziale, in discussione in questi giorni alla Camera. La relazione sarà illustrata nella Sala stampa della Camera dei Deputati, martedì 8 novembre, alle 14.30. Intervengono: Andrea Olivero, Portavoce del Forum del Terzo Settore, Cristiano Gori, docente di Politica Sociale all’Università Cattolica di Milano.



 

«Un goal per Luigi Sica»: in campo per la legalità

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NAPOLI. Indossa la maglia numero dieci e porta sempre al collo un ciondolo a forma di cuore con l’immagine del fratello Luigi, ucciso da due coetanei il 16 gennaio 2007 sulla salita di Santa Teresa degli Scalzi, nel cuore di Napoli. Giovanni è emozionato, accompagnato a bordo campo da papà Ciro e mamma Anna. Nasconde la sua timidezza dietro a un sorriso accennato prima di partecipare al triangolare «Un goal per Luigi Sica: la legalità parte dallo sport». «Non ho mai giocato a calcio – scherza prima di entrare in campo, sostenuto dalla sorella Annarita – ma questo è il modo migliore per non dimenticare Luigi».
I PARTECIPANTI – Sul campo San Gennaro è tanta la voglia di ricordare il baby-calciatore attraverso il suo sport preferito. L’iniziativa, promossa dall’associazione onlus “Prendiamoci per mano”, unisce i volti noti della fiction italiana, neomelodici napoletani e giornalisti campani. Da Gennaro Silvestro, attore del “La Squadra” a Ciro Esposito, lo scugnizzo di “Io speriamo che me la cavo”, da Alessio a Rosario Miraggio. In campo anche gli amici di Luigi: Daniele, Fabio, Roberto e Alfredo indossano la maglia dedicata al piccolo Maradona, così com’era conosciuto nel suo quartiere. Mostrano con orgoglio la scritta “Non ti dimenticheremo mai” perché, anche a distanza di anni, il cuore e la mente si sono fermati a quella sera. Sono i cantanti a vincere il triangolare, trascinati dal bomber d’eccezione, il neomelodico Ciro Rigione che consegna la coppa nelle mani dei familiari.

LA RACCOLTA FONDI- Con l’evento benefico “Un goal per Luigi Sica: la legalità parte dallo sport” è iniziata la raccolta fondi per acquistare un loculo al ragazzino della Sanità, promesso dalla precedente amministrazione comunale. Tanta speranza e la voglia di non abbandonare una famiglia del quartiere Sanità. «Non possiamo dimenticare quello che è successo, continueremo ad andare avanti sostenendo iniziative in memoria di Lugi»: sono le parole di Giuliana di Sarno, presidente della Terza Municipalità. Anche Vincenzo Pirozzi, regista del musical “Otto centimetri dall’anima”, tratto dal libro della giornalista Giuliana Covella, lancia in suo appello: « Abbiamo portato in scena uno spettacolo per ricordare la storia di Luigi Sica e dei tanti ragazzi che muoiono per futili motivi. Abbiamo creato una compagnia con i giovani attori della Sanità. Dopo il successo al Bolivar, vogliamo replicare lo spettacolo e destinare l’incasso all’acquisto del loculo. Cerchiamo uno spazio dove poterci esibire, ma al momento non abbiamo avuto risposte dalle istituzioni».

Stefania Melucci

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Nonni randagi cercano nuovi padroni

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Con l’iniziativa “Adotta un vecchino”, lanciata dal Rifugio la Fenice a Napoli, s’incrementa l’adozione di animali che hanno superato le otto primavere

Non è la solita proposta d’adozione per cuccioli. Questa volta la richiesta di affetto è per i nonni del canile a cui si vuole dare l’opportunità di vivere la vita che aspettano ormai da anni. L’iniziativa è del Rifugio La Fenice di Napoli che con “Adotta un vecchino” ha lanciato una vera e propria sfida poiché, inutile nasconderlo, è assolutamente molto più semplice e gratificante portare a casa un vivace batuffolo di pochi mesi. Ma prendere con sé un “vecchino”, bisognoso molto spesso anche di cure mediche speciali, è un’altra storia, fatta d’impegno e sacrificio. I volontari oggi lanciano un appello per offrire risposte ai loro occhi che «son due domande umide, due fiamme liquide interroganti», per dirla con Neruda.

SUL VESUVIO. «Gli occhi dei vecchini di un canile sono disarmanti e imploranti, non nascondono le difficoltà una vita passa nei gabbiotti, fatta di giornate tutte identiche, pochissime carezze e tanta rassegnazione – dice una della volontarie Titti Langella, che assicura: chi ha adottato un nonnino al canile può testimoniare l’amore smisurato e l’enorme riconoscenza che sanno mostrare». I trovatelli che superano le otto primavere sono molto più numerosi dei cuccioli; sono stati raccolti lungo strade e autostrade ma anche tra i sentieri di montagna come accade da tempo anche soprattutto alle pendici del Vesuvio.

DOVE FARE LA RICHIESTA D’ADOZIONE – Non tutti possono essere salvati perché si ammalano gravemente a causa delle cattive condizioni igieniche in cui vivono, alcuni vengono avvelenati da persone senza scrupoli, altri investiti. L’iniziativa “Adotta un vecchino” è stata preceduta da “La discarica dei cani a piedi del Vesuvio” con la quale si chiede d’inviare una lettera con richiesta d’aiuto al sottosegretario alla salute Francesca Martini (martini_f@camera.it).

Napoli: Forcella e il ragù solidale

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È un menù tutto napoletano quello che un gruppo di donne napoletane, anzi di Forcella, ha preparato per i rappresentanti di quattordici organizzazioni di volontariato arrivati in città da ogni parte del mondo.  Ragù, baccalà fritto, salsicce e friarielli, babà, caffè: le chef in gonnella hanno mostrato l’altra faccia di uno dei quartieri più difficili di Napoli. Che, però, ha voglia di riscattarsi. Ecco perché nasce il progetto “Ieri, oggi e domani” nell’ambito del programma “Donne, Integrazione e Periferie” promosso da Fondazione CON IL SUD ed Enel Cuore onlus. Il titolo prende spunto dal film di Vittorio De Sica con protagonista una giovane Sofia Loren nei panni di una venditrice ambulante di sigarette di contrabbando che fa in modo da rimanere perennemente incinta per evitare il carcere. Un episodio che era ambientato proprio nel cuore di Forcella. Donne costrette a portare avanti la famiglia perché mariti, fratelli o figli sono finiti dietro le sbarre o perché un lavoro, da queste parti, è un sogno destinato a rimanere tale nella maggior parte dei casi.

Con “Ieri, oggi e domani”, (il soggetto responsabile è l’associazione Ariete onlus, in partenariato con Anolf Campania, Cooperativa sociale Meti, Cooperativa sociale Ambiente Solidale, Ristorante ‘O Munaciello e l’associazione Prendiamoci per mano onlus) l’obiettivo è creare occupazione per le donne di Forcella, sia napoletane che immigrate. “Il lavoro femminile a Forcella è spesso gestito da famiglie malavitose – dichiarano Mario Massa e Gabriele Miccio, di Meti. Per creare una nuova cultura al femminile nel quartiere occorre partire da un serio intervento nel campo del lavoro.

Il progetto si propone, infatti, di avviare un distretto sociale in rosa, attivando le risorse presenti sul territorio per far nascere tre occasioni di inserimento lavorativo: nella ristorazione, nel riciclo dei rifiuti, nei servizi alla persona. In questa prima fase le partecipanti non hanno solo cucinato, ma hanno imparato a diventare maestre di catering”. “Spesso le donne sono discriminate – afferma Ernestina Cafiero, di Prendiamoci per mano – perché viste soltanto come angeli del focolare. Questo progetto è un’opportunità per dare loro il giusto peso nella società”. Una speranza che emerge dagli occhi di queste donne che si sono rimboccate le maniche mettendosi ai fornelli e accogliendo chi a Forcella non c’era mai stato prima.

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Dramma rifugiati in Campania: sono 2500 stipati negli hotel

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Sono gli immigrati presenti da mesi in regione che attendono di vedersi riconosciuto lo status

Soggiornano in Campania ormai da diversi mesi. Sono i quasi 2500 richiedenti asilo politico che in base alle convenzioni stipulate tra la Regione Campania e le strutture alberghiere del territorio aspettano di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato politico.

LA SITUAZIONE – Stando però alle denunce sollevate da diverse associazioni ed enti sembrerebbe che il famigerato contratto sia rimasto lettera morta. Stando al documento, infatti, ciascuna struttura alberghiera, equiparata ad un Cara ( centro di accoglienza per richiedenti asilo) in base all’ordinanza ministeriale sull’emergenza umanitaria, e che ha scelto di sottoscrivere l’accordo, percepisce da Palazzo Santa Lucia un importo per vitto e alloggio compreso tra i 36 ed i 43 euro per ciascun richiedente asilo. Contratto che, in base all’allegato C1 del Cara, l’albergatore si impegna a fornire servizi di mediazione linguistica, assistenza medica con presidio sanitario fisso, sostegno socio-psicologico, insegnamento della lingua italiana, organizzazione del tempo libero, somministrazione ed anticipo delle spese mediche ( medicinali, prescrizioni, visite mediche).

LE CRITICHE – Insomma, se il Cara fosse a norma i rifugiati, che spesso provengono da situazioni di guerra e sono vittime di violenza, l’Italia potrebbe vantarsi di avere dato vita a percorsi di accoglienza modello. Ed invece la realtà risulta totalmente differente. E ad essere criticata è soprattutto l’attività di controllo che dovrebbe essere portata avanti dal dipartimento regionale di Protezione Civile.

LA DENUNCIA CGIL – «La gestione che il dipartimento sta portando avanti è decisamente pessimo e rischia di generare una vera e propria emergenza nell’emergenza- dichiara secco il responsabile per l’immigrazione della Cgil Jamal Al Qaddorah – Una situazione che potrebbe degenerare da un momento all’altro. Abbiamo notizia finanche di alcuni richiedenti asilo che vengono sfruttati in attività di “lavoro nero” dai soliti caporali. Proprio in queste ore stiamo attivando una task force per verificare la situazione che se confermata sarebbe gravissima». La Cgil, infatti, raccoglie quotidianamente le istanze dei migranti essendo impegnata in maniera volontaristica nell’insegnamento della lingua per circa 600 dei richiedenti asilo.

IL CASO – Parole che vengono confermate dai fatti. A Napoli come in provincia la situazione ha il sapore dell’assurdo. Come all’Hotel De Stefano di Melito dove è lo stesso proprietario dell’albergo a dichiarare: «Ho indirizzato alcuni di loro in una falegnameria per 25 euro al giorno. Ma che devo fare se vogliono i caffè glieli faccio e gli do pure le sigarette? So che ci sono altri alberghi dove non li fanno neanche uscire dalle stanze». Come a dire che devono ritenersi fortunati. Per i migranti è lavoro ma quando sentiamo che la “giornata” dura anche otto ore sappiamo che si sta parlando di lavoro nero. Alcuni ragazzi, poi, ci avvicinano con discrezione e ci forniscono un video dove si vedono alcuni richiedenti asilo impegnati in lavori di ristrutturazione proprio all’interno della struttura che li dovrebbe ospitare con tutti gli onori. Non riusciamo a sapere se retribuiti o meno ma il clima che si respira è decisamente pesante. Una ragazza ci avvicina con una ricevuta di ticket sanitario pagato intestato a suo nome anziché a nome dell’albergatore che vi dovrebbe provvedere. Ci risponde che non volevano farla visitare. E cosi ha racimolato la cifra grazie a dei volontari che l’hanno aiutata.

LE DONNE – Una situazione analoga per altre donne, di cui tre gravide, che da mesi aspettano una visita medica . Ma l’albergatore è preparato su tutta la linea. Per lui tenerli lì è quasi un favore, come se i circa 2000 euro al giorno che matura nei confronti della Regione non esistano neppure. Anche quando i migranti chiedono, come previsto dall’allegato C1, una dieta adeguata alle loro abitudini alimentari a rispondere sulla stessa linea dell’albergatore è un signore che si qualifica come il cuoco. «Ma qua li facciamo mangiare a tutte le ore. Non gli diamo il maiale – afferma sicuro l’uomo credendo cosi di aver ottemperato alle necessità di circa 50 persone di cui solo il 25% è musulmano – E questi che vogliono? Scendono nella hall e protestano? Ma hanno capito che qua stiamo a Melito e queste cose non ci fanno paura?».

LE REAZIONI – Uscendo vediamo due donne, due richiedenti asilo, che trascinano verso l’albergo un sacco dell’immondizia. Si chiude così la loro giornata di shopping, tra rifiuti ed immondizia. Scene simili anche in altre strutture ospitanti: biancheria cambiata ogni dieci giorni, mancanza di pulizia delle stanze e stanze sovraffollate dove si sta anche in sette come denuncia il consigliere comunale Gianni Lettieri (Pdl). «Bisognerebbe ripensare al pagamento pro-capite per rifugiato – afferma – Oggi infatti si paga l’importo per individuo e non per stanza. Nulla vieta quindi agli albergatori di stiparli oltre il numero consentito pur di aumentare il numero di ospiti».

NUOVI ARRIVI – Ed ora sembra che dopo la denuncia presentata alla vicepresidenza del Parlamento Europeo nella quale l’associazione Garibaldi 101 ed altre realtà del territorio invocano controlli da parte della Comunità Internazionale ci si augura che qualcosa si muova. Anche in previsione degli altri 2500 migranti che dovrebbero giungere a in Campania nei prossimi giorni e sempre destinati ai Cara. A sentire il dipartimento di Protezione Civile, infine, sembra che gli elementi emersi nel corso dell’inchiesta non fossero noti e promettono un impegno immediato.

Luca Mattiucci
Stefania Melucci
(da Corriere del Mezzogiorno)

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Il premio Napoli entra a Poggioreale

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Gli scrittori vincitori, Ruggero Cappuccio e Helena Janeczek, incontrano i comitati di lettura. L’attore Peppe Barra annuncia: «Faremo qui la cantata dei pastori»

Il Premio Napoli 2011 prosegue il suo viaggio alla scoperta della città stratificata. Appuntamento speciale a Poggioreale con le voci dal carcere, dove gli scrittori vincitori, Ruggero Cappuccio e Helena Janeczek, hanno incontrato i comitati di lettura presenti nel penitenziario. Ad aprire la mattinata di lettura, l’artista Peppe Barra che ha ricordato la sua infanzia, la bellezza di Procida e la casa a picco sul mare. Seduti sulle panche della chiesa all’interno della casa circondariale, i detenuti hanno seguito ipnotizzati le parole dell’artista napoletano, che ha lanciato la sua proposta : «Faremo qui, a Poggioreale, la cantata dei pastori». L’incontro è stato organizzato con l’aiuto dell’associazione il “Carcere Possibile”, in collaborazione con il personale della polizia penitenziaria del reparto Salerno, con il contributo della responsabile del “Comitato lettori di Poggioreale”, Anna Farina. «Sono diciassette detenuti che hanno partecipato al laboratorio di lettura – ha spiegato la responsabile –. In tanti si sono appassionati, diventando dei lettori accaniti. Hanno letto con passione i libri di Ruggero Cappuccio e Nadia Fusini, hanno particolarmente apprezzato i testi storici. Per questo motivo, abbiamo ampliato il laboratorio e abbiamo proiettato la pellicola di Francesco Rosi, “La Tregua”».

di Francesco Adriano De Stefano

Medaglie per Laura, atleta trans

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Medaglie per Laura, atleta trans

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L’atleta napoletana ritorna alle gare di taekwondo dopo sei anni di stop. In gara al Palabarbuto di Fuorigrotta 350 sportivi provenienti da Moldavia, Svezia, Spagna, Germania

Due medaglie speciali al Palabarbuto di Napoli. Laura Matrone, prima atleta transessuale a competere in una gara di taekwondo femminile, ha portato a casa due ottimi piazzamenti ai campionati europei tenutisi nel capoluogo partenopeo: una medaglia d’oro nella gara potenza e un bronzo in quella di forme. In campo, trecentocinquanta atleti provenienti dal vecchio continente, dalla Moldavia alla Svezia, dalla Spagna alla Germania. Quarantuno atleti della nazionale italiana hanno risposto all’appello per combattere sul tappeto. Emozione e tanta voglia di riscatto per Laura, dopo uno stop forzato di sei anni. Allenamenti saltati e tanta voglia di riprendere quella passione che l’ha accompagnata da quando aveva sette anni. Indossata la sua cintura e la sua casacca bianca, Laura ha sfidato i pregiudizi e un pizzico di diffidenza. Con la sua pettorina 212, si è ritrovata nella sua città per una competizione internazionale. Dopo il riscaldamento con gli esercizi di respirazione e qualche pugno, è salita sul tappeto con la voglia di dimostrare il suo valore tecnico, la sua forza da “combattente”, le sue emozioni da atleta. «Sono stata ferma tanti anni – ha spiegato Laura Matrone – ma non ho mai perso la voglia di allenarmi, di essere una protagonista in questa competizione». La passione per il taekwondo non è si è mai attenuata. Una vita divisa tra il suo lavoro da assistente sociale, il marito e la passione per lo sport. Laura ha ripreso gli allenamenti a Napoli con il suo amico Davide De Masi, dopo un trasferimento ad Arezzo. «È una grandissima gioia avere un’atleta di questo spessore con noi – ha dichiarato il suo allenatore – ci conosciamo da trentadue anni e stiamo affrontando un’esperienza come i campionati europei. Laura è motivata, sia in allenamento sia in gara. Sono soddisfatto perché sta facendo grandi progressi». Anche il presidente della Federazione Internazionale, Antonio Troiano, è soddisfatto della presenza di Laura al campionato europe

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o e lancia un messaggio: «Abbiamo organizzato questa competizione con tantissimi sacrifici – ha aggiunto Troiano – superando problemi organizzativi e logistici. Come Federazione non abbiamo mai avuto problemi a far gareggiare Laura, spero che altre discipline seguano il nostro esempio. Laura Matrone è una valida atleta, è un esempio per tutti. A breve inizierà la sua avventura come allenatrice».

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Una regata speciale al Molosiglio

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Venti ragazzi con la sindrome di down hanno partecipato all’iniziativa con un team di professionisti

Maria ha paura del mare, è la prima volta che sale in barca. Vincenzo si sente un eroe con il suo timone tra le mani per guidare una piccola imbarcazione, sotto l’occhio attento di un supervisore. Una giornata dedicata allo sport: venti ragazzi con la sindrome di down hanno partecipato a una regata di barche a vela al largo di Napoli. Ognuno ha completato un team di professionisti per prendere parte all’iniziativa promossa dall’associazione Sindrome di Down in collaborazione con la Lega Navale Italiana, in occasione della giornata nazionale dedicata alle persone affette da tale patologia. «Da nove anni – ha spiegato Adriano Tedeschi, presidente dell’Associazione sindrome di down – organizziamo una regata speciale, predisponendo degli equipaggi misti. È l’occasione per coinvolgere i ragazzi e le loro famiglie». Giubbino impermeabile, occhiali da sole e cappellino per ripararsi dal vento, i ragazzini hanno iniziato la loro avventura poco dopo le dieci. Sorridenti e divertiti, hanno lasciato i loro genitori sulla banchina per salire a bordo e godersi lo spettacolo di Posillipo vista mare. Il grecale ha reso le onde perfette, il sole ha aggiunto quel tocco in più per rendere indimenticabile una domenica di ottobre. «Con queste iniziative riceviamo segnali importanti – ha aggiunto il presidente della lega Navale Napoli, Alfredo Vaglieco – attraverso lo sport è possibile annullare le differenze».

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