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Piano Napoli: raid bus e taglia per chi denuncia

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BOSCOREALE (NAPOLI). Per fare in modo che chi ha assistito al raid parli è stata messa una taglia. Eppure il reato non è stato commesso nel far west. Siamo nel quartiere ad alta densità criminale della periferia, al confine con la città di Torre Annunziata. È il Piano Napoli, l’agglomerato di edifici dove quattro scuolabus sono stati completamente distrutti da un gruppo di vandali, quando mancavano poche ore all’alba della commemorazione dei defunti. Armati di cacciavite, martelli e coltelli, i delinquenti non hanno pensato nemmeno per un momento che avrebbero privato di un servizio essenziale proprio i bambini meno fortunati, quelli che vivono negli appartamenti fatiscenti delle palazzine rosa, al centro di numerose piazze di spaccio di droga, e raggiungono ogni giorno la scuola evitando di essere arruolati dal «sistema». Fin qui si addentravano i bus gialli comunali; più di una volta il clacson veniva pigiato dall’autista, proprio sotto la finestra del ragazzino in ritardo di turno.

L’IRRUZIONE – A ridosso del quartiere realizzato per accogliere gli sfollati del sisma del 1980 vi sono, infatti, la scuola «Monsignor Castaldi» e la «Gianni Rodari» che rappresentano i plessi maggiormente frequentati dagli scolari del Piano Napoli. È suddiviso in due grossi lotti, il Piano Napoli, quello che affaccia su via Settetermini e l’altro su via Passanti. Nei pressi di quest’ultimo si trova il deposito dove il gruppo di teppisti ha mandato in frantumi finestrini e parabrezza, fari e fanali. Hanno messo ko i mezzi scolastici forando i pneumatici e deturpando i rivestimenti dei sedili, svuotando anche le cassette del pronto soccorso.

I SOSPETTI – Il servizio di accompagnamento degli alunni è, dunque, sospeso a tempo indeterminato: toccherà ai genitori portare i propri figli a scuola, in attesa che i mezzi vengano riparati. «Per combattere l’omertà abbiamo istituito una taglia che riconosceremo a chi denuncerà gli autori» ha detto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella. I carabinieri, intanto, non scartano l’ipotesi che a danneggiare i mezzi siano stati proprio ragazzi provenienti da quei due rioni, incuranti delle conseguenze derivanti dalla loro azione sul futuro delle nuove generazioni delle palazzine rosa, intorno alle quali i bus gialli facevano sempre un giro in più.

Le opere del Louvre al museo tattile di Ancona

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ANCONA. L’arte del Louvre senza barriere al Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Nel polo museale dedicato ai non vedenti e attento al tema dell’accessibilità, è in programma fino al 30 aprile 2012 la mostra itinerante “Le mouvement sculpté – Il movimento scolpito”. Sperimentare l’arte con i sensi: è  questo l’obiettivo del Museo Tattile Statale Omero di Ancona, impegnato nel sostegno di una cultura senza barriere e specializzato nella promozione di un approccio tattile e multisensoriale all’arte.

LA MOSTRA – Dopo aver ottenuto un grande successo in Asia, le diciotto opere del museo parigino saranno esposte ad Ancona. Sono copie al vero e rilievi in gesso e resina di celebri sculture divise in cinque categorie, che mostrano i movimenti diversi del corpo: lo sforzo, la danza, la corsa, il volo, la caduta. Un ponte ideale tra Francia e Italia. La mostra, curata da Geneviève Bresc Bautier e da Cyrille Gouyette, responsabile generale delle attività del Museo del Louvre per il pubblico diversamente abile, permette al pubblico di costruirsi dei riferimenti stilistici e di forma, attraverso il tatto.  «La scultura percepita attraverso il tatto offre delle possibilità di piacere estetico e di conoscenza diretta. I calchi in gesso o resina sono accompagnati da didascalie e pannelli in braille a caratteri ingranditi. Sarà possibile cogliere la costruzione e le linee di forza delle sculture e scoprirne i dettagli dei rilievi», spiegano i curatori della mostra.

Napolitano, eliminare piaga di abusi sui minori

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ROMA.«L’indegna piaga» dei bambini abusati «va eliminata». Lo sottolinea il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato al Forum internazionale “The world’s children and the abuse of their rigths”, promosso da Telefono azzurro, ospitato nella Sala Koch del Senato. Dal Forum nascerà la “Carta di Roma”, un documento per la tutela dei bambini, adottato a livello internazionale da governi e comunità religiose. Napolitano esprime il suo apprezzamento per «l’opera meritoria che Telefono azzurro, assieme all’indispensabile sostegno di istituzioni, governi, associazioni ed enti operanti nel settore sociale, compiono uniti a difesa dei bambini abusati». E aggiunge: «Un mondo in cui i diritti dell’infanzia sono negati è un mondo insicuro e privo di speranza per il futuro».

SUMMIT INTERNAZIONALE – Il Forum Internazionale è organizzato da Sos Il Telefono Azzurro Onlus e dall’International Centre for Missing & Exploited Children (ICMEC), in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l’americana Mayo Clinic. Nasce con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i leader mondiali della politica e della società sui temi dei diritti dell’infanzia, progettando nuove strategie d’intervento globale per contrastare gli abusi sui minori, fenomeno in continua crescita in tutto il mondo. «Oggi le sfide sono sempre più complesse – spiega Ernesto Caffo, fondatore e attuale presidente di Telefono Azzurro Onlus – è necessario trovare delle modalità nuove con sistemi di allerta più efficaci per le situazioni di scomparsa di minori, con aiuti alle famiglie a cui è stato sottratto un bambino».

ABUSI SUI MINORI – Gli ultimi dati (settembre 2011) dell’International Centre for Missing & Exploited Children (ICMEC), sono allarmanti. Secondo gli ultimi dati dell’International Centre for Missing & Exploited Children (ICMEC), ogni anno scompaiono almeno otto milioni di bambini, mentre 1,8 milioni sono vittime di sfruttamento sessuale. Almeno una ragazza su cinque e un ragazzo su dieci sono vittime di molestie sessuali prima dell’età adulta. Dal 2009, anno in cui è stato attivata la linea 19696 di Telefono Azzurro, sono state gestite dalla Onlus 570 situazioni di abuso sessuale (giunte alla linea 19696 di Telefono Azzurro e al 114 Emergenza Infanzia), ovvero, in media, 191 casi all’anno. Nello stesso periodo di riferimento, il servizio di Telefono Azzurro, che consente a chi naviga in Internet di segnalare contenuti inadeguati o potenzialmente pericolosi per bambini e adolescenti, ha accolto 5.768 segnalazioni: il 26% si riferiva a materiale pedopornografico.

SOS BIMBI SCOMPARSI – Per quanto riguarda invece il fenomeno dei minori scomparsi, Telefono Azzurro dall’attivazione, in Italia nel 2009 del Servizio 116000 (numero unico europeo per i bambini scomparsi) ad oggi, ha gestito 235 segnalazioni relative a casi di scomparsa, 153 di avvistamento e 50 di ritrovamento. Dai dati dell’Associazione emerge, inoltre, che il 52% dei bambini scomparsi è di sesso femminile, mentre il 66% ha un’età compresa tra zero e dieci anni.

Alluvione, l’ultimo saluto a Sandro Usai

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Commozione a Monterosso per i funerali del volontario di Protezione civile travolto dal fango lo scorso 25 ottobre. Napolitano annuncia: “Medaglia al valor civile”

Applausi e commozione a Monterosso per i funerali di Sandro Usai, il volontario del Servizio antincendio boschivo morto lo scorso 25 ottobre, travolto dal fiume di fango, acqua e detriti che ha investito il comune spezzino.  Il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha voluto far pervenire un messaggio di vicinanza. «Oggi, pur addolorati e affranti – si legge nella lettera inviata – non possiamo che rivolgere un grazie a Sandro per quello che ci ha insegnato e per il tesoro che, con il Suo gesto, ci ha consegnato. Tesoro che custodiremo con lo stesso geloso orgoglio di averlo avuto al nostro fianco nello straordinario mondo del volontariato di Protezione Civile».  Un lungo applauso nella chiesa ha salutato il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, letto dal sindaco Angelo Maria Betta. Il presidente, che ha scritto dei “sentimenti di ammirazione per il sacrificio” di Sandro Usai, ha anche informato il sindaco di aver avviato l’istruttoria per il conferimento della medaglia d’oro al valor civile alla memoria del volontario della protezione civile.

Le note del ‘Silenzio’ e un tricolore sventolato dai suoi compagni di protezione civile, le lacrime della compagna Elena e dei fratelli Amedeo e Gianni hanno poi salutato l’uscita dalla chiesa di San Giovanni a Monterosso della bara. Sopra al feretro, portato a spalla di volontari di protezione civile, sono state poste una sciarpa del Milan, la sua squadra del cuore, il giubbotto giallo della protezione civile e la bandiera con i quattro mori, simbolo della Sardegna, la regione da cui la vittima proveniva. Il carro funebre è stato scortato fino a Genova per essere imbarcato in traghetto con destinazione la Sardegna.

Terzo Settore protagonista, nasce PrimaPersona

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La realtà associativa, voluta dal primo vicepresidente del Parlamento Europeo, sarà presentata a Roma il 10 novembre

Si terrà il 10 novembre a Roma, alle 16, nella sala delle Conferenze di Piazza Montecitorio 123/a la presentazione al Terzo Settore italiano della nuova realtà associativa “PrimaPersona”. L’organismo, nato su iniziativa del primo vicepresidente del Parlamento Europeo Gianni Pittella, vuole essere un punto di riferimento per associazioni, organizzazioni non profit, mondo della cooperazione e per tutti coloro che lavorano per il benessere della collettività e per le fasce deboli e che oggi risentono più di altri la totale assenza di prospettive.

«Il momento che viviamo è difficile – spiega Gianni Pittella sul sito www.primapersona.eu – Chi vive nel nostro presente si confronta con un disagio enorme. La democrazia soffre sempre più una forte crisi di rappresentanza: chi decide non è mai stato così lontano dai cittadini. Ma nella bontà delle idee di molti e nelle tante capacità che le nuove generazioni portano dentro, vedo la possibilità di un’alternativa. Per far crescere in Italia nuovi spazi di democrazia, per ridare credibilità alla politica, per dare voce alle tante realtà organizzate che operano sui territori, io voglio spendermi direttamente». Da qui la scelta di creare una nuova realtà associativa e aggiunge:  «A ciascuno di noi è richiesto un impegno in prima persona. Ciascuno di noi deve poter dire e fare in prima persona», chiude Pittella.

Terzo Settore e riforma welfare

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«Come può il welfare italiano, settore negli ultimi anni fortemente sottofinanziato, diventare una fonte da cui trarre risorse per il risanamento per i conti pubblici? Si ricorda che il Fondo nazionale per le politiche sociali è sceso dai 929,3 milioni di euro del 2008 ai 274 milioni nel 2011. Come può la riforma del welfare garantire una riduzione dei costi pur assicurando sevizi adeguati alle famiglie e alle persone con disabilità, tutelando la tenuta sociale e il rispetto dei diritti fondamentali?». Sono queste le domande poste dal Forum del Terzo Settore che presenta un’analisi sugli obietti della legge delega di riforma fiscale e assistenziale, in discussione in questi giorni alla Camera. La relazione sarà illustrata nella Sala stampa della Camera dei Deputati, martedì 8 novembre, alle 14.30. Intervengono: Andrea Olivero, Portavoce del Forum del Terzo Settore, Cristiano Gori, docente di Politica Sociale all’Università Cattolica di Milano.



 

«Un goal per Luigi Sica»: in campo per la legalità

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NAPOLI. Indossa la maglia numero dieci e porta sempre al collo un ciondolo a forma di cuore con l’immagine del fratello Luigi, ucciso da due coetanei il 16 gennaio 2007 sulla salita di Santa Teresa degli Scalzi, nel cuore di Napoli. Giovanni è emozionato, accompagnato a bordo campo da papà Ciro e mamma Anna. Nasconde la sua timidezza dietro a un sorriso accennato prima di partecipare al triangolare «Un goal per Luigi Sica: la legalità parte dallo sport». «Non ho mai giocato a calcio – scherza prima di entrare in campo, sostenuto dalla sorella Annarita – ma questo è il modo migliore per non dimenticare Luigi».
I PARTECIPANTI – Sul campo San Gennaro è tanta la voglia di ricordare il baby-calciatore attraverso il suo sport preferito. L’iniziativa, promossa dall’associazione onlus “Prendiamoci per mano”, unisce i volti noti della fiction italiana, neomelodici napoletani e giornalisti campani. Da Gennaro Silvestro, attore del “La Squadra” a Ciro Esposito, lo scugnizzo di “Io speriamo che me la cavo”, da Alessio a Rosario Miraggio. In campo anche gli amici di Luigi: Daniele, Fabio, Roberto e Alfredo indossano la maglia dedicata al piccolo Maradona, così com’era conosciuto nel suo quartiere. Mostrano con orgoglio la scritta “Non ti dimenticheremo mai” perché, anche a distanza di anni, il cuore e la mente si sono fermati a quella sera. Sono i cantanti a vincere il triangolare, trascinati dal bomber d’eccezione, il neomelodico Ciro Rigione che consegna la coppa nelle mani dei familiari.

LA RACCOLTA FONDI- Con l’evento benefico “Un goal per Luigi Sica: la legalità parte dallo sport” è iniziata la raccolta fondi per acquistare un loculo al ragazzino della Sanità, promesso dalla precedente amministrazione comunale. Tanta speranza e la voglia di non abbandonare una famiglia del quartiere Sanità. «Non possiamo dimenticare quello che è successo, continueremo ad andare avanti sostenendo iniziative in memoria di Lugi»: sono le parole di Giuliana di Sarno, presidente della Terza Municipalità. Anche Vincenzo Pirozzi, regista del musical “Otto centimetri dall’anima”, tratto dal libro della giornalista Giuliana Covella, lancia in suo appello: « Abbiamo portato in scena uno spettacolo per ricordare la storia di Luigi Sica e dei tanti ragazzi che muoiono per futili motivi. Abbiamo creato una compagnia con i giovani attori della Sanità. Dopo il successo al Bolivar, vogliamo replicare lo spettacolo e destinare l’incasso all’acquisto del loculo. Cerchiamo uno spazio dove poterci esibire, ma al momento non abbiamo avuto risposte dalle istituzioni».

Stefania Melucci

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Nonni randagi cercano nuovi padroni

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Con l’iniziativa “Adotta un vecchino”, lanciata dal Rifugio la Fenice a Napoli, s’incrementa l’adozione di animali che hanno superato le otto primavere

Non è la solita proposta d’adozione per cuccioli. Questa volta la richiesta di affetto è per i nonni del canile a cui si vuole dare l’opportunità di vivere la vita che aspettano ormai da anni. L’iniziativa è del Rifugio La Fenice di Napoli che con “Adotta un vecchino” ha lanciato una vera e propria sfida poiché, inutile nasconderlo, è assolutamente molto più semplice e gratificante portare a casa un vivace batuffolo di pochi mesi. Ma prendere con sé un “vecchino”, bisognoso molto spesso anche di cure mediche speciali, è un’altra storia, fatta d’impegno e sacrificio. I volontari oggi lanciano un appello per offrire risposte ai loro occhi che «son due domande umide, due fiamme liquide interroganti», per dirla con Neruda.

SUL VESUVIO. «Gli occhi dei vecchini di un canile sono disarmanti e imploranti, non nascondono le difficoltà una vita passa nei gabbiotti, fatta di giornate tutte identiche, pochissime carezze e tanta rassegnazione – dice una della volontarie Titti Langella, che assicura: chi ha adottato un nonnino al canile può testimoniare l’amore smisurato e l’enorme riconoscenza che sanno mostrare». I trovatelli che superano le otto primavere sono molto più numerosi dei cuccioli; sono stati raccolti lungo strade e autostrade ma anche tra i sentieri di montagna come accade da tempo anche soprattutto alle pendici del Vesuvio.

DOVE FARE LA RICHIESTA D’ADOZIONE – Non tutti possono essere salvati perché si ammalano gravemente a causa delle cattive condizioni igieniche in cui vivono, alcuni vengono avvelenati da persone senza scrupoli, altri investiti. L’iniziativa “Adotta un vecchino” è stata preceduta da “La discarica dei cani a piedi del Vesuvio” con la quale si chiede d’inviare una lettera con richiesta d’aiuto al sottosegretario alla salute Francesca Martini (martini_f@camera.it).

Napoli: Forcella e il ragù solidale

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È un menù tutto napoletano quello che un gruppo di donne napoletane, anzi di Forcella, ha preparato per i rappresentanti di quattordici organizzazioni di volontariato arrivati in città da ogni parte del mondo.  Ragù, baccalà fritto, salsicce e friarielli, babà, caffè: le chef in gonnella hanno mostrato l’altra faccia di uno dei quartieri più difficili di Napoli. Che, però, ha voglia di riscattarsi. Ecco perché nasce il progetto “Ieri, oggi e domani” nell’ambito del programma “Donne, Integrazione e Periferie” promosso da Fondazione CON IL SUD ed Enel Cuore onlus. Il titolo prende spunto dal film di Vittorio De Sica con protagonista una giovane Sofia Loren nei panni di una venditrice ambulante di sigarette di contrabbando che fa in modo da rimanere perennemente incinta per evitare il carcere. Un episodio che era ambientato proprio nel cuore di Forcella. Donne costrette a portare avanti la famiglia perché mariti, fratelli o figli sono finiti dietro le sbarre o perché un lavoro, da queste parti, è un sogno destinato a rimanere tale nella maggior parte dei casi.

Con “Ieri, oggi e domani”, (il soggetto responsabile è l’associazione Ariete onlus, in partenariato con Anolf Campania, Cooperativa sociale Meti, Cooperativa sociale Ambiente Solidale, Ristorante ‘O Munaciello e l’associazione Prendiamoci per mano onlus) l’obiettivo è creare occupazione per le donne di Forcella, sia napoletane che immigrate. “Il lavoro femminile a Forcella è spesso gestito da famiglie malavitose – dichiarano Mario Massa e Gabriele Miccio, di Meti. Per creare una nuova cultura al femminile nel quartiere occorre partire da un serio intervento nel campo del lavoro.

Il progetto si propone, infatti, di avviare un distretto sociale in rosa, attivando le risorse presenti sul territorio per far nascere tre occasioni di inserimento lavorativo: nella ristorazione, nel riciclo dei rifiuti, nei servizi alla persona. In questa prima fase le partecipanti non hanno solo cucinato, ma hanno imparato a diventare maestre di catering”. “Spesso le donne sono discriminate – afferma Ernestina Cafiero, di Prendiamoci per mano – perché viste soltanto come angeli del focolare. Questo progetto è un’opportunità per dare loro il giusto peso nella società”. Una speranza che emerge dagli occhi di queste donne che si sono rimboccate le maniche mettendosi ai fornelli e accogliendo chi a Forcella non c’era mai stato prima.

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Dramma rifugiati in Campania: sono 2500 stipati negli hotel

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Sono gli immigrati presenti da mesi in regione che attendono di vedersi riconosciuto lo status

Soggiornano in Campania ormai da diversi mesi. Sono i quasi 2500 richiedenti asilo politico che in base alle convenzioni stipulate tra la Regione Campania e le strutture alberghiere del territorio aspettano di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato politico.

LA SITUAZIONE – Stando però alle denunce sollevate da diverse associazioni ed enti sembrerebbe che il famigerato contratto sia rimasto lettera morta. Stando al documento, infatti, ciascuna struttura alberghiera, equiparata ad un Cara ( centro di accoglienza per richiedenti asilo) in base all’ordinanza ministeriale sull’emergenza umanitaria, e che ha scelto di sottoscrivere l’accordo, percepisce da Palazzo Santa Lucia un importo per vitto e alloggio compreso tra i 36 ed i 43 euro per ciascun richiedente asilo. Contratto che, in base all’allegato C1 del Cara, l’albergatore si impegna a fornire servizi di mediazione linguistica, assistenza medica con presidio sanitario fisso, sostegno socio-psicologico, insegnamento della lingua italiana, organizzazione del tempo libero, somministrazione ed anticipo delle spese mediche ( medicinali, prescrizioni, visite mediche).

LE CRITICHE – Insomma, se il Cara fosse a norma i rifugiati, che spesso provengono da situazioni di guerra e sono vittime di violenza, l’Italia potrebbe vantarsi di avere dato vita a percorsi di accoglienza modello. Ed invece la realtà risulta totalmente differente. E ad essere criticata è soprattutto l’attività di controllo che dovrebbe essere portata avanti dal dipartimento regionale di Protezione Civile.

LA DENUNCIA CGIL – «La gestione che il dipartimento sta portando avanti è decisamente pessimo e rischia di generare una vera e propria emergenza nell’emergenza- dichiara secco il responsabile per l’immigrazione della Cgil Jamal Al Qaddorah – Una situazione che potrebbe degenerare da un momento all’altro. Abbiamo notizia finanche di alcuni richiedenti asilo che vengono sfruttati in attività di “lavoro nero” dai soliti caporali. Proprio in queste ore stiamo attivando una task force per verificare la situazione che se confermata sarebbe gravissima». La Cgil, infatti, raccoglie quotidianamente le istanze dei migranti essendo impegnata in maniera volontaristica nell’insegnamento della lingua per circa 600 dei richiedenti asilo.

IL CASO – Parole che vengono confermate dai fatti. A Napoli come in provincia la situazione ha il sapore dell’assurdo. Come all’Hotel De Stefano di Melito dove è lo stesso proprietario dell’albergo a dichiarare: «Ho indirizzato alcuni di loro in una falegnameria per 25 euro al giorno. Ma che devo fare se vogliono i caffè glieli faccio e gli do pure le sigarette? So che ci sono altri alberghi dove non li fanno neanche uscire dalle stanze». Come a dire che devono ritenersi fortunati. Per i migranti è lavoro ma quando sentiamo che la “giornata” dura anche otto ore sappiamo che si sta parlando di lavoro nero. Alcuni ragazzi, poi, ci avvicinano con discrezione e ci forniscono un video dove si vedono alcuni richiedenti asilo impegnati in lavori di ristrutturazione proprio all’interno della struttura che li dovrebbe ospitare con tutti gli onori. Non riusciamo a sapere se retribuiti o meno ma il clima che si respira è decisamente pesante. Una ragazza ci avvicina con una ricevuta di ticket sanitario pagato intestato a suo nome anziché a nome dell’albergatore che vi dovrebbe provvedere. Ci risponde che non volevano farla visitare. E cosi ha racimolato la cifra grazie a dei volontari che l’hanno aiutata.

LE DONNE – Una situazione analoga per altre donne, di cui tre gravide, che da mesi aspettano una visita medica . Ma l’albergatore è preparato su tutta la linea. Per lui tenerli lì è quasi un favore, come se i circa 2000 euro al giorno che matura nei confronti della Regione non esistano neppure. Anche quando i migranti chiedono, come previsto dall’allegato C1, una dieta adeguata alle loro abitudini alimentari a rispondere sulla stessa linea dell’albergatore è un signore che si qualifica come il cuoco. «Ma qua li facciamo mangiare a tutte le ore. Non gli diamo il maiale – afferma sicuro l’uomo credendo cosi di aver ottemperato alle necessità di circa 50 persone di cui solo il 25% è musulmano – E questi che vogliono? Scendono nella hall e protestano? Ma hanno capito che qua stiamo a Melito e queste cose non ci fanno paura?».

LE REAZIONI – Uscendo vediamo due donne, due richiedenti asilo, che trascinano verso l’albergo un sacco dell’immondizia. Si chiude così la loro giornata di shopping, tra rifiuti ed immondizia. Scene simili anche in altre strutture ospitanti: biancheria cambiata ogni dieci giorni, mancanza di pulizia delle stanze e stanze sovraffollate dove si sta anche in sette come denuncia il consigliere comunale Gianni Lettieri (Pdl). «Bisognerebbe ripensare al pagamento pro-capite per rifugiato – afferma – Oggi infatti si paga l’importo per individuo e non per stanza. Nulla vieta quindi agli albergatori di stiparli oltre il numero consentito pur di aumentare il numero di ospiti».

NUOVI ARRIVI – Ed ora sembra che dopo la denuncia presentata alla vicepresidenza del Parlamento Europeo nella quale l’associazione Garibaldi 101 ed altre realtà del territorio invocano controlli da parte della Comunità Internazionale ci si augura che qualcosa si muova. Anche in previsione degli altri 2500 migranti che dovrebbero giungere a in Campania nei prossimi giorni e sempre destinati ai Cara. A sentire il dipartimento di Protezione Civile, infine, sembra che gli elementi emersi nel corso dell’inchiesta non fossero noti e promettono un impegno immediato.

Luca Mattiucci
Stefania Melucci
(da Corriere del Mezzogiorno)

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