Sono gli immigrati presenti da mesi in regione che attendono di vedersi riconosciuto lo status

Soggiornano in Campania ormai da diversi mesi. Sono i quasi 2500 richiedenti asilo politico che in base alle convenzioni stipulate tra la Regione Campania e le strutture alberghiere del territorio aspettano di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato politico.

LA SITUAZIONE – Stando però alle denunce sollevate da diverse associazioni ed enti sembrerebbe che il famigerato contratto sia rimasto lettera morta. Stando al documento, infatti, ciascuna struttura alberghiera, equiparata ad un Cara ( centro di accoglienza per richiedenti asilo) in base all’ordinanza ministeriale sull’emergenza umanitaria, e che ha scelto di sottoscrivere l’accordo, percepisce da Palazzo Santa Lucia un importo per vitto e alloggio compreso tra i 36 ed i 43 euro per ciascun richiedente asilo. Contratto che, in base all’allegato C1 del Cara, l’albergatore si impegna a fornire servizi di mediazione linguistica, assistenza medica con presidio sanitario fisso, sostegno socio-psicologico, insegnamento della lingua italiana, organizzazione del tempo libero, somministrazione ed anticipo delle spese mediche ( medicinali, prescrizioni, visite mediche).

LE CRITICHE – Insomma, se il Cara fosse a norma i rifugiati, che spesso provengono da situazioni di guerra e sono vittime di violenza, l’Italia potrebbe vantarsi di avere dato vita a percorsi di accoglienza modello. Ed invece la realtà risulta totalmente differente. E ad essere criticata è soprattutto l’attività di controllo che dovrebbe essere portata avanti dal dipartimento regionale di Protezione Civile.

LA DENUNCIA CGIL – «La gestione che il dipartimento sta portando avanti è decisamente pessimo e rischia di generare una vera e propria emergenza nell’emergenza- dichiara secco il responsabile per l’immigrazione della Cgil Jamal Al Qaddorah – Una situazione che potrebbe degenerare da un momento all’altro. Abbiamo notizia finanche di alcuni richiedenti asilo che vengono sfruttati in attività di “lavoro nero” dai soliti caporali. Proprio in queste ore stiamo attivando una task force per verificare la situazione che se confermata sarebbe gravissima». La Cgil, infatti, raccoglie quotidianamente le istanze dei migranti essendo impegnata in maniera volontaristica nell’insegnamento della lingua per circa 600 dei richiedenti asilo.

IL CASO – Parole che vengono confermate dai fatti. A Napoli come in provincia la situazione ha il sapore dell’assurdo. Come all’Hotel De Stefano di Melito dove è lo stesso proprietario dell’albergo a dichiarare: «Ho indirizzato alcuni di loro in una falegnameria per 25 euro al giorno. Ma che devo fare se vogliono i caffè glieli faccio e gli do pure le sigarette? So che ci sono altri alberghi dove non li fanno neanche uscire dalle stanze». Come a dire che devono ritenersi fortunati. Per i migranti è lavoro ma quando sentiamo che la “giornata” dura anche otto ore sappiamo che si sta parlando di lavoro nero. Alcuni ragazzi, poi, ci avvicinano con discrezione e ci forniscono un video dove si vedono alcuni richiedenti asilo impegnati in lavori di ristrutturazione proprio all’interno della struttura che li dovrebbe ospitare con tutti gli onori. Non riusciamo a sapere se retribuiti o meno ma il clima che si respira è decisamente pesante. Una ragazza ci avvicina con una ricevuta di ticket sanitario pagato intestato a suo nome anziché a nome dell’albergatore che vi dovrebbe provvedere. Ci risponde che non volevano farla visitare. E cosi ha racimolato la cifra grazie a dei volontari che l’hanno aiutata.

LE DONNE – Una situazione analoga per altre donne, di cui tre gravide, che da mesi aspettano una visita medica . Ma l’albergatore è preparato su tutta la linea. Per lui tenerli lì è quasi un favore, come se i circa 2000 euro al giorno che matura nei confronti della Regione non esistano neppure. Anche quando i migranti chiedono, come previsto dall’allegato C1, una dieta adeguata alle loro abitudini alimentari a rispondere sulla stessa linea dell’albergatore è un signore che si qualifica come il cuoco. «Ma qua li facciamo mangiare a tutte le ore. Non gli diamo il maiale – afferma sicuro l’uomo credendo cosi di aver ottemperato alle necessità di circa 50 persone di cui solo il 25% è musulmano – E questi che vogliono? Scendono nella hall e protestano? Ma hanno capito che qua stiamo a Melito e queste cose non ci fanno paura?».

LE REAZIONI – Uscendo vediamo due donne, due richiedenti asilo, che trascinano verso l’albergo un sacco dell’immondizia. Si chiude così la loro giornata di shopping, tra rifiuti ed immondizia. Scene simili anche in altre strutture ospitanti: biancheria cambiata ogni dieci giorni, mancanza di pulizia delle stanze e stanze sovraffollate dove si sta anche in sette come denuncia il consigliere comunale Gianni Lettieri (Pdl). «Bisognerebbe ripensare al pagamento pro-capite per rifugiato – afferma – Oggi infatti si paga l’importo per individuo e non per stanza. Nulla vieta quindi agli albergatori di stiparli oltre il numero consentito pur di aumentare il numero di ospiti».

NUOVI ARRIVI – Ed ora sembra che dopo la denuncia presentata alla vicepresidenza del Parlamento Europeo nella quale l’associazione Garibaldi 101 ed altre realtà del territorio invocano controlli da parte della Comunità Internazionale ci si augura che qualcosa si muova. Anche in previsione degli altri 2500 migranti che dovrebbero giungere a in Campania nei prossimi giorni e sempre destinati ai Cara. A sentire il dipartimento di Protezione Civile, infine, sembra che gli elementi emersi nel corso dell’inchiesta non fossero noti e promettono un impegno immediato.

Luca Mattiucci
Stefania Melucci
(da Corriere del Mezzogiorno)

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