ROMA. L’Asia è al centro delle previsioni Ocse. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, il continente asiatico si appresta a trasformarsi da terra di emigrazione in luogo di immigrazione per lavoratori qualificati. Nel 2010 il 30% dei flussi migratori verso i Paesi Ocse è stato costituito da migranti asiatici. Soprattutto indiani e cinesi sono migranti qualificati. «Nel breve periodo l’Asia resterà una fonte di lavoratori altamente preparati – si legge nell’ International migration outlook 2012-  Nel lungo periodo, visto lo sviluppo asiatico, produrrà un numero ancora maggiore di giovani formati ma queste persone tenderanno a restare nel continente d’origine e l’Asia attrarrà lavoratori qualificati dalle altre zone del mondo». Nel 2010,la Cina è stata di nuovo il principale Paese d’origine dei flussi migratori verso i Paesi Ocse, quasi un migrante su dieci è un cittadino cinese. Romania, India e Polonia seguono, ognuna contribuisce a circa il 5% del totale.  E’ in continuo aumento il numero di studenti internazionali, che ha raggiunto quota 2,6 milioni di giovani nei Paesi Ocse e la Federazione Russa. L’Australia ha scalzato la Francia dalla terza posizione delle principali destinazioni degli studenti, dopo Stati Uniti e Regno Unito. Gli studenti stranieri sono in media più del 6% di tutti gli studenti dei Paesi Ocse. Anche in questo caso, il 25% dei giovani che migrano all’estero per studiare sono cinesi e indiani insieme.
LA MIGRAZIONE FORZATA. L’Outlook affronta anche la questione della migrazione forzata e umanitaria. Nel 2010 sono arrivati meno richiedenti asilo che nel 2009. La Francia è rimasta il Paese Ocse che ne ha accolti il maggior numero, seguita dagli Usa e dalla Germania. Il principale paese d’origine dei richiedenti asilo nel 2010 è stata la Serbia, seguita da Afghanistan e Cina. Nel 2011, questo trend è cambiato perché le richieste d’asilo sono aumentate di oltre il 20% per la ‘primavera araba’ e per la crescita di domande di protezione internazionale da parte degli afgani.
LA CRISI. La crisi economica ha colpito duramente i migranti e nella maggiorparte dei Paesi Ocse è stata accusata di più dagli immigrati che hanno perso il lavoro. Il tasso di disoccupazione degli stranieri complessivamente nell’Ocse, è aumentato di 4 punti percentuali tra il 2008 e il 2011, mentre è aumentato del 2.5% per i nativi. Ancora più preoccupante è la disoccupazione a lungo termine per i migranti, che costituiscono una percentuale tra il 14 e il 30% dell’aumento nella disoccupazione complessiva a lungo termine. Tra il 2008 e il 2011 sono aumentati molto anche i giovani migranti ‘Neet’, che non studiano e non lavorano. Questo è successo soprattutto in Grecia, Spagna, Irlanda e Italia. L’Ocse invita i governi a studiare politiche mirate a ridurre questo fenomeno.
PER SAPERNE DI PIU’:
Organisation for Economic Co-operation and Development 
 

 di Francesco Gravetti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui