ROMA – «Emergono modalità sempre più sfumate e sofisticate di sfruttamento, spesso basate su forme sottili di soggezione psicologica piuttosto che sulla mera violenza. Per non incorrere nel reato di riduzione in schiavitù previsto dalla legge 228 del 2003, i trafficanti cercano la consensualità delle vittime, lasciando loro la falsa percezione di “negoziare” modalità e tempi di lavoro». È il commento di Gianpiero Dalla Zuanna, senatore di Scelta Civica e responsabile dipartimento Affari sociali e famiglia, all’uscita dall’incontro organizzato alla Camera con Maria Grazia Giammarinaro, rappresentante speciale e coordinatrice dell’OSCE per la lotta al traffico di esseri umani. «Tale incontro ha messo in luce con chiarezza un fenomeno crescente e in rapida evoluzione, di cui si ha una bassa (e spesso distorta) percezione», prosegue la nota.
«È necessario avviare una riflessione seria dal lato della domanda – nei suoi aspetti culturali ed economici – sia per quanto concerne la tratta a fini di prostituzione sia per quanto riguarda il grave sfruttamento lavorativo. Inoltre, l’esigenza di protezione delle vittime impone una revisione della normativa vigente in tema di immigrazione, soprattutto laddove il reato di clandestinità diventa un’ulteriore arma di ricatto da parte dei trafficanti per contrastare la fuoriuscita e la denuncia. Una revisione delle regole di ingresso in Italia per motivi di lavoro potrà senz’altro contribuire a prosciugare il mare in cui prospera la tratta di esseri umani», conclude il senatore Dalla Zuanna.

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