NAPOLI – In Italia il 13% dei lavoratori omosessuali viene discriminato: un dato che sale vertiginosamente al 45% se parliamo di persone transessuali. E in questo 45% c’è anche Aura, trans fino a qualche anno fa che non è mai riuscita a trovare un’occupazione, «Per molto tempo ho cercato anche di entrare in un’impresa di pulizie – spiega –  ma non è stato possibile». Il problema era la sua carta d’identità: il suo aspetto non corrispondeva a quello di una volta, Aura era un uomo ma adesso è una donna. «Prima del cambio di documenti era impossibile trovare lavoro – racconta – a parità di curriculum o anche con specializzazioni superiori ad altri candidati non mi hanno mai  preso in considerazione, quello che appare mi ha penalizzato molto. E’ ancora peggiore questa situazione per le persone che decidono di rimanere trans, e quindi, di non completare il processo di trasformazione. Per loro è impossibile trovare un lavoro». Ora Aura lavora al Mit (Movimento Identità Transessuale) dove ha avuto la possibilità di conoscere i suoi diritti e sta conseguendo il secondo diploma con la sua nuova identità.
 
E’ per sostenere ed informare persone come Aura che è stato presentato, alla Sala Giunta del Comune di Napoli, il primo vademecum contro le discriminazioni di genere, «Rights at work. I diritti delle persone LGBTI nel luogo di lavoro», prodotto dall’Unar (Unione Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) con Arcigay e Mit nell’ambito delle azioni promosse nell’asse Lavoro della Strategia nazionale contro le discriminazioni. Per Cathy La Torre del Mit, «Ci sono leggi che tutelano i lavoratori da tutti i tipi di disparità, ma spesso non c’è conoscenza di questi dettagli, ecco perché è nata questa guida. Il vademecum vuole, inoltre, essere un manuale anche per gli operatori e i datori di lavoro che spesso privano dei diritti fondamentali alcune categorie di persone tra cui gli omosessuali e i trans».  Uno strumento per tutelarsi di fronte ad atti di bullismo, mobbing, discriminazioni sul luogo del lavoro che fa capo ad una rete solida e con le giuste capacità di sostenere e difendere chi denuncia, formata da istituzioni, cittadinanza attiva e associazionismo sul territorio. «Esistono fortunatamente dei rari casi di buone prassi – racconta La Torre – come a Reggio Emilia, dove un’importante azienda ha accolto l’esigenza di un trans dotandolo di uno spogliatoio privato per il breve periodo del suo passaggio definitivo al diventare donna».
 
Piccoli tasselli di un puzzle molto più grande che deve coinvolgere soprattutto il Governo, come sottolinea Flavio Romani, presidente nazionale Arcigay che chiama all’appello il premier Renzi, «Renzi non può più ignorare i problemi legati ai diritti delle minoranze, come farà a governare l’Europa da un paese che somiglia più alla Russia che alla Francia e alla Spagna? ». E sulle polemiche sollevate dal Cardinale Sepe sulla necessità di affrontare problematiche più gravi della città piuttosto che le nozze tra gay, Enrico Panini, assessore al lavoro del Comune di Napoli dichiara: «Buche e problemi di discriminazioni non sono in contrasto sono entrambi due problemi che vanno affrontati dalle istituzioni in rete con il territorio, un impegno che questa giunta ha preso con i cittadini per renderli più felici sotto diversi punti di vista. Abbiamo attivato in ogni municipalità gli “Sportelli di Prossimità” per accogliere cassaintegrati, discriminati, disoccupati; uno strumento che metta in collegamento le necessità dei vari casi con le tantissime azioni delle associazioni territoriali con lo scopo di avviare un processo d’unificazione qualificata tra domanda ed offerta. Stiamo, inoltre, in questi giorni stipulando degli accordi con le compagnie assicurative per farci sostenere a tasso 0 nelle spese per la riassesto di tutte le strade di Napoli».

di Caterina Piscitelli

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