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di Alfonso Bianchi
BRUXELLES. I centri di accoglienza come il Petit-Château (Piccolo Castello, ndr) di Bruxelles ospitano tutti gli immigrati che fanno richiesta di asilo politico e le cui domande vengono ritenute ammissibili. Durante tutto il periodo in cui lo Stato esamina il fascicolo per decidere se concedere lo status di rifugiato e i conseguenti benefici a queste persone viene assicurato vitto, alloggio, cure mediche e assistenza in delle strutture aperte dalle quali possono uscire ed entrare liberamente. La maggiore organizzazione belga che si occupa di rifugiati è la Fedasil, l’Agenzia Federale per l’accoglienza dei richiedenti asilo, che gestisce anche il Petit-Château, una ex caserma. La maggior parte dei rifugiati proviene da Afghanistan, Guinea, Iraq e Russia.
LA STORIA. Quando Yerosouare Diallo si è presentato spontaneamente in uno degli uffici stranieri di Bruxelles per richiedere l’Asilo politico non aveva mai sentito parlare di “Dublino II”. Appena ventenne era scappato dalla Costa D’Avorio dove i suoi genitori sono stati uccisi nello scontro tra fazioni politiche. Per sfuggire alla stessa sorte era fuggito in Europa attraverso la Spagna, dove era stato identificato dalla polizia locale e poi invitato ad andare via. Allora si era spostato in Belgio dove sperava di avere migliori possibilità e lì aveva fatto richiesta di asilo. Così era stato accompagnato in uno dei tanti centri di accoglienza per i rifugiati, gli echi della guerra gli sembravano ormai soltanto un ricordo lontano. Ma non appena le sue impronte sono state confrontate con quelle del database dell’Interpol le cose per lui si sono messe male. La polizia lo ha prelevato e portato subito in un centro di espulsione e ha avviato le pratiche per cacciarlo dal paese, i suoi racconti sul perché era dovuto scappare da Yamoussoukro non interessavano più a nessuno. Dopo poche settimane la polizia lo ha caricato su un aereo e lo ha rimandato in Spagna. Ai volontari che gli facevano assistenza nel centro ha chiesto disperato: “Cosa cambia dove sono sbarcato? Quello che mi aspetta se torno a casa è comunque la morte”.
DUBLINO II. Il tanto contestato regolamento europeo “Dublino II” stabilisce infatti che lo Stato membro responsabile della richiesta d’asilo politico è il primo Stato dove il cittadino ha fatto ingresso nell’Ue e così la domanda di Yerosouare in Belgio non è stata neanche presa in considerazione. Ogni anno in Europa le richieste di asilo politico sono più di 220 mila, nel 2011 ne sono state respinte 167mila e al respingimento della domanda segue di solito il decreto di espulsione del migrante che diventa automaticamente un irregolare. Le porte dell’Europa per chi proviene dal sud del mondo sono di solito Italia, Spagna e Grecia e in questi paesi dovrebbero quindi essere depositate le domande d’asilo. Ma gli immigrati sanno che qui le condizioni di vita per loro sarebbero difficili, che le strutture di accoglienza sono poche e che le lo status di rifugiato viene riconosciuto solo raramente.
I NUMERI. Secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno spagnolo le richieste nel 2001 nel paese iberico sono state 2744, ne sono state accolte 595. In Grecia ancora peggio: secondo l’Eurostat su 3455 richiedenti lo status di rifugiato è stato concesso solo a 105 persone. Le persone che scappano da guerre o da persecuzioni preferiscono perciò tentare di arrivare in paesi più ricchi e accoglienti, come la Germania, cercando di non lasciare tracce nelle altre nazioni europee in cui transitano. Nel paese tedesco le domande nel 2011 sono state 45.310 di cui 10.445 sono state accolte:quasi una su quattro. Il Belgio è un paese piccolo ma lì il numero di domande è altissimo, secondo fonti ufficiali governative nel 2011 sono state 24mila di cui 3951 accolte (da noi in Italia 14mila domande, 2094 accolte più 1700 protezioni temporanee accordate). Per i richiedenti asilo il regno di re Alberto II mette a disposizione 24.026 posti letto nei diversi centri di accoglienza presenti in tutto il paese. In Italia le persone che ricevono un posto letto sono solo 6.855, una cifra che risulta spaventosamente bassa se si pensa che il Belgio è grande appena quanto Piemonte e Liguria messe assieme. A Bruxelles addirittura c’è un castello, il Petit-Château che ha una capacità di 720 posti, ha una mensa, una lavanderia, asili nido per i bambini, una libreria, una sala multimediale con collegamento ad internet e diversi altri servizi per gli ospiti.

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