Immagini, volti e storie raccontate di chi nel mondo è rimasto vittima dell’innalzamento delle barriere fisiche, ostacoli alla libertà dell’uomo. È il senso della mostra “Oltre i muri’’ che sarà inaugurata martedì 11 aprile a Pinetamare-Castel Volturno, all’interno dell’Auditorium della Parrocchia Santa Maria del Mare di viale dei Gigli 3. L’esposizione andrà avanti sino al prossimo 2 maggio ogni giorno, tranne il lunedì, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. A organizzare e curare la mostra “Oltre i muri’’ i missionari Comboniani di Castel Volturno, l’associazione onlus Black & White in collaborazione con la parrocchia Santa Maria dell’Aiuto, Castel Volturno Solidale, Centro Immigrati Campania di Castel Volturno, Missio Capua, Commissione Migrantes Capua, Centro Missionario della Diocesi di Capua, il Magazine Informare di Castel Volturno. Tra gli obiettivi di “Oltre i muri’’ dare la possibilità a chi guarda un nuovo sguardo globale per tentare di abbattere le barriere – etniche, culturali, psicologiche – e le diseguaglianze costruendo un mondo fatto di accoglienza partendo anzitutto da bambini, donne, ragazzi. La mostra sarà visitabile sia singolarmente che a gruppi per classi, scuole, parrocchie, associazioni, famiglie, gruppi di catechismo con prenotazioni obbligatorie chiamando padre Daniele (345 8710005) o padre Filippo (348 3381206). L’ingresso è a offerta libera con il ricavato che andrà a finanziare il progetto “Costruiamo ponti, non muri’’ volto alla realizzazione di un’area sportiva, culturale e ricreativa, dal ballo alla danza al teatro, nei pressi della Casa Black&White in via Po 11 nel lato di destra del Volturno. Nel corso delle settimane di apertura della mostra, diversi gli eventi e i dibattiti previsti all’interno dell’auditorium come quello dell’11 aprile alle 19.30 dal titolo “I muri che crescono… la solidarietà che muore” (alla presenza di padre Giulio Cortese, giornalista e Missionario comboniano, l’attivista Fatou Diako e il giornalista Tommaso Morlando); il 21 aprile alle ore 15 il teatro per bambini con I racconti di Fernando a cura del Teatro Bertolt Brech di Formia, il 29 aprile alle 19.30 con la proiezione del film Trieste è bella di notte. Altro evento all’interno dell’auditorium della Parrocchia Santa Maria del Mare di viale dei Gigli 3 quello alle 19.30 del 12 maggio con il dibattito dal titolo “I muri della Campania” con la testimonianza del parroco di Caivano don Maurizio Patriciello seguita dallo spettacolo teatrale La valigia dei destini incrociati a cura del teatro Bertolt Brecht di Formia.

Secondo Filippo Ivardi Ganpidi, padre comboniano, “Oltre i Muri’’ sarà utile a chi la visiterà per «formare le coscienze di bambini e adulti rispetto al tema delle frontiere, dei muri”. La mostra è composta da 20 roll up con scritte, foto e immagini che dimostrano come ancora oggi al mondo ci siano tante barriere, tanti muri appunto. Noi vogliamo proporre l’incontro tra realtà, tra comunità». Padre Filippo ricorda come «in tutta la terra esistono 70 barriere, 40.000 km di muri, 1000 km in più solo in Europa dove si sperava che dopo la caduta del muro di Berlino non ci fossero più barriere e invece se ne sta costruendo uno adesso tra Finlandia Russia», frutto di quanto sta succedendo dopo l’invasione dell’Ucraina. Al contrario, sottolinea ancora padre Ivardi Ganpini, «porre lo sguardo verso altri mondi è importante. Ci sono passaporti di serie A, di serie B e di serie C: lo vediamo tutti i giorni rispetto al tema dell’immigrazione. I muri si dice vengono costruiti ad esempio per combattere il traffico di droga, a discapito però delle persone. In Italia invece gli stranieri sono importanti per alcune filiere lavorative». Da sempre Castel Volturno è terra di forti presenze di stranieri, a partire da persone provenienti dal continente africano. Com’è oggi il grado di consapevolezza rispetto alla questione del razzismo? La risposta di padre Filippo non si può definire propriamente rassicurante. «Sta aumentando l’indifferenza rispetto agli altri mondi. Noi insegniamo nelle scuole l’italiano agli stranieri, bambini e non, e notiamo come ci siano persone che nonostante siano qui da tanti anni non parlano la nostra lingua che sarebbe utile parlassero per integrarsi. Resiste la ghettizzazione».

di Antonio Sabbatino

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui