MILANO. Il “pacco alla camorra” arriva nel capoluogo lombardo e, alla presenza del vicesindaco Maria Grazia Guida e del presidente della commissione antimafia del Comune di Milano Davide Gentili, si rilancia, proponendosi come un progetto in rete che vede coinvolte 16 imprese , tra cui cooperative sociali, imprese che hanno denunciato il racket, associazioni e il Comitato Don Peppe Diana. L’iniziativa, nata per promuovere una filiera produttiva etica partendo dalle attività sociali sorte proprio nei luoghi che una volta erano simboli di violenza e di sopraffazione, quest’anno si presenta con un’importante novità: i prodotti saranno sottoposti a severi controlli di qualità e venduti con marchio unico ad ombrello “NCO – Nuovo Commercio Organizzato” attraverso il riuso produttivo e sociale dei beni confiscati alla camorra e dei beni comuni su “Le Terre di Don Peppe Diana”. Con il marchio unico i produttori si presentano sul mercato con un denominatore comune, senza tuttavia rinunciare alla propria identità, ma la risposta più grande è stata data con l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nelle attività di recupero e gestione degli stessi beni confiscati.
AL NORD. «La scelta di presentare “il pacco” a Milano- sottolineano Valerio Taglione, referente Libera Caserta, e Giuliano Ciano, presidente Consorzio Nuova Cooperazione Organizzata- nasce dalla volontà, emersa dagli incontri con amministrazioni e associazioni del nord, di costruire ponti e progetti comuni. Da milano, passando per napoli fino ad arrivare a palermo, il vero pacco alla camorra lo si fa insieme, ponendosi l’obiettivo di ridare ad ogni comunità la propria dignità. A Milano, città simbolo dell’economia, si è proposta un’altra economia, un’economia sociale come antidoto a quella criminale».

IL PROGETTO NCO. In Campania, da qualche anno, è nata una stretta collaborazione tra varie cooperative che hanno costituito il consorzio di cooperative sociali “Nuova Cooperazione Organizzata”. La realtà si pone come modello un nuovo welfare locale, attraverso nuove forme di integrazione tra profit e non profit, tra pubblico e privato, coinvolgendo i cittadini in un percorso di riappropriazione del territorio. Il consorzio si pone l’obiettivo di favorire una crescita attraverso la creazione di attività di economia sociale sostenibili, creando opportunità di lavoro e di riscatto.

di Walter Medolla

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