GENOVA. Parte dal capoluogo ligure, dalla VI edizione de “La Città che apprende”, la nuova sfida culturale dell’Auser. Una grande campagna di iniziative, corsi, attività, per aiutare gli anziani a superare l’analfabetismo digitale. L’Auser darà il suo contributo a questa difficile battaglia, attraverso la sua rete di 83 università popolari e 420 circoli culturali sparsi in tutta Italia, alle cui attività partecipano oltre 100.000 iscritti ogni anno. I dati Istat raccontano di una generazione di giovani “nativi digitali” che rientra nella media europea, il 50% di adulti over 40 non possiede un computer né sa usare le email. Un dato che si accentua con il progredire dell’età: tra i 60-64 anni solo il 27% sa usare il computer a livello base, tra i 65-74 ani il 12%, fino a raggiungere il 3% negli over 75. Un analfabetismo digitale alto, specie se paragonato al resto d’Europa e agli Stati Uniti. Si rischia di essere espulsi non solo dall’universo del sapere, quanto dall’accesso sempre più online delle funzioni di ogni giorno anche le più banali.Di contro passare troppe ore davanti alla televisione, come fanno gli anziani, informarsi attraverso un solo mezzo, la Tv, indebolisce le nostre esperienze di vita e la possibilità di processi di partecipazione democratica.Fra le iniziate messe in campo e lanciate dalla “Città che apprende” di Genova, la piattaforma digitale “Timu- la vita che dura”, che Auser insieme alla Fondazione Ahref e la Fondazione Di Vittorio, attiva da oggi. Sarà un luogo stabile di narrazioni di storie ed esperienze di vita, testimonianze del proprio vissuto, condivisione di foto, filmati; la possibilità di conoscersi e scambiarsi opinioni su argomenti e tematiche scelte ed individuate insieme. Una piattaforma aperta a tutti, anziani e non, facile da usare. Un luogo virtuale per incontrarsi e conoscersi, che si affiancherà e non si sostituirà ai luoghi reali di incontro fra le persone.«Grazie a questa piattaforma – ha sottolineato Patrizia Mattioli di Auser Nazionale – ci parleremo più spesso, ci racconteremo, contrasteremo gli stereotipi che ancora sopravvivono».

di Davide Domella

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