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“La crisi ambientale mette in pericolo i diritti dei minorenni”

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La questione ambientale non è più rinviabile: se non si affrontano subito emergenza climatica, collasso della biodiversità e inquinamento dilagante, i diritti di bambini e ragazzi saranno a rischio. Oggi e soprattutto domani. L’obiettivo di tutti gli Stati deve essere arrivare a emissioni zero entro il 2050. Questo è il messaggio fondamentale contenuto nel Commento generale n. 26 del Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, commento che nasce tra l’altro dall’impegno speso dai minorenni nel portare l’attenzione pubblica sulla crisi ambientale. 

L’urgenza di intervenire è stata richiamata oggi grazie alla pubblicazione sui siti dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e dell’Unicef Italia della traduzione del Commento n. 26 “Sui diritti delle persone minorenni e l’ambiente, con particolare attenzione al cambiamento climatico”. Il testo è stato tradotto – anche in una versione child friendly – dall’Agia, dal Comitato interministeriale per i diritti umani (Cidu) e dall’Unicef e sarà presentato oggi pomeriggio alle 15:30 sul canale YouTube di Unicef Italia. Anche il Cidu renderà disponibili nei prossimi giorni le pubblicazioni per il download. 

“Tutti i bambini e i ragazzi hanno diritto a vivere in un ambiente sano e sostenibile”, sottolinea l’Autorità garante Carla Garlatti. “Si tratta di un principio implicitamente contenuto nella Convenzione di New York del 1989 e collegato a tanti altri diritti fondamentali: alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, al più elevato standard di salute possibile, a un adeguato tenore di vita e all’istruzione”.  

“Il degrado ambientale – prosegue Garlatti – rappresenta una forma strutturale di violenza contro i minorenni: può portare al collasso sociale delle famiglie e della comunità. È quanto mai urgente, quindi, che venga introdotta una valutazione dell’impatto che le politiche ambientali producono sui diritti delle persone di minore età. Anche perché scelte che oggi possono sembrare innocue, domani possono rivelarsi nefaste. Deve trattarsi inoltre di un approccio intergenerazionale, con l’impegno da parte delle istituzioni non solo ad ascoltare i minorenni bensì a promuoverne la partecipazione attiva, tenendo conto delle loro opinioni”. 

Non è un caso che il Comitato Onu abbia voluto avvalersi, nella stesura del Commento, di un gruppo di 12 minorenni tra gli 11 e i 17 anni. I ragazzi hanno lavorato al processo di consultazione, che ha raccolto oltre 16 mila contributi da coetanei di 121 paesi, attraverso sondaggi online, gruppi di discussione e consultazioni in presenza a livello nazionale e regionale.  

Tra le misure specifiche che il Comitato chiede agli stati di adottare: miglioramento della qualità dell’aria – anche per prevenire la mortalità infantile, soprattutto tra i bambini sotto i cinque anni – modifiche ai sistemi di agricoltura e pesca industriali per avere alimenti sani e sostenibili, investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica. Infine, gli Stati vengono sollecitati a mettere i minorenni in grado di accedere a informazioni affidabili in materia, anche attraverso programmi scolastici volti a far conoscere le condizioni nelle quali vivono i coetanei colpiti da degrado ambientale e a far acquisire competenze necessarie ad affrontare le diverse implicazioni connesse ai rischi ambientali.  

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