GENOVA - DON ANDREA GALLO SI AGGRAVANO LE CONDIZIONI DI DON ANDREA GALLOGENOVA – È morto don Andrea Gallo: il prete impegnato di mille battaglie non ce l’ha fatta. È scomparso a 84 anni, dopo una lunga malattia, nella sua Genova, nella sua comunità di San Benedetto al Porto che aveva fondato lui stesso alla metà degli anni’70 per ospitare poveri ed emarginati, circondato dalle persone più care. «Provo tristezza e rammarico, era un sacerdote amato» ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio indirizzato alla comunità. E proprio lì, a San Benedetto al Porto, mercoledì sera sarà allestita la camera ardente per rendere l’ultimo saluto a Don Gallo: la camera sarà aperta anche giovedì e venerdì. Ancora da stabilire, invece, i dettagli dei funerali che, probabilmente, si svolgeranno sabato.

VICINO A DON MILANI – Nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori, cerca di introdurre un metodo educativo innovativo per l’epoca, i conservatori anni’50, basato sulla fiducia e sulla libertà, in qualche modo vicino all’esperienza di Don Milani, ma tre anni dopo i superiori salesiani lo rimuovono dall’incarico, senza fornirgli spiegazioni. Nel 1964 Don Gallo lascia la congregazione, chiedendo di entrare nella diocesi genovese. Viene nominato vice parroco alla chiesa del Carmine, nel difficile centro storico di Genova, dove rimane fino al 1970, anno in cui viene trasferito per ordine del Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo della città.
«PRETE ROSSO?» – Per Don Gallo non è una semplice staffetta tra parroci: la sua predicazione da fastidio a una parte di fedeli e preoccupa la Curia, a cominciare dallo stesso Cardinale perchè, si dice, i suoi contenuti non sono religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti. Sono gli anni della teologia della liberazione, dei «preti rossi» e ci vuol poco ad etichettare e quindi a scomunicare religiosi non del tutto ortodossi. Don Gallo obbedisce, ma, dopo i tanti attestati di solidarietà ricevuti, capisce che deve continuare la sua battaglia, la sua missione altrove.
ICONA DEI MOVIMENTI – Verrà accolto dal parroco di S. Benedetto, Don Federico Rebora, e insieme ad un piccolo gruppo, nel 1975 Don Gallo avvierà l’attività della Comunità di S. Benedetto al Porto, aperta appunto agli emarginati e agli ultimi. L’associazione verrà costituita con atto notarile il 2 marzo del 1983. E da quel momento Don Gallo diventerà icona e faro per i movimenti, per la sinistra radicale, per le associazioni in difesa dei diritti civili : autore di numerosi libri, figura sempre presente, anziano esile e combattivo, nelle piazze e nelle manifestazioni, ai presidi dei disoccupati come ai cortei per i diritti delle coppie omosessuali. Sempre contro, fino all’ultimo.

Matteo Cruccu (www.corriere.it)

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