o-WILLIAM-SHAKESPEARELONDRA – In epoca elisabettiana furono tanti i francesi protestanti che chiedevano asilo in Inghilterra. Il numero sempre crescente degli arrivi nella città di Londra causò scontri e proteste anti-immigrazione: un grado zero di tolleranza che mai come oggi si attualizza negli sbarchi di centinaia di profughi che ogni giorno, o quasi, riempiono con la loro presenza le coste greche e quelle lampedusane. Corsi e ricorsi storici che già nel 500, dunque, facevano discutere e attiravano non solo l’attenzione del popolo, ma anche quella degli intellettuali, dei poeti, dei drammaturghi come William Shakespeare. E potrebbe essere dell’eminente scrittore in lingua inglese una strenua difesa dei diritti di chi fugge da fame e povertà, riscoperta in questi giorni nel manoscritto “Sir Thomas More”, digitalizzato e caricato online dalla British Library insieme ad altri 299 esemplari.

MAI IN SCENA – Il dramma non è mai stato messo in scena, ed è pervenuto sino ai giorni nostri in un’unica copia scritta a mano da sei diversi drammaturghi (così come dimostrano le grafie) fra i quali, probabilmente, lo stesso Shakespeare. “Immaginate di vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto”, si legge in uno dei passi del secondo atto. Oppure: “Se il Re vi bandisse dall’Inghilterra dov’è che andreste?”. E ancora, contro chi attacca i migranti: “Vi piacerebbe allora trovare una nazione d’indole così barbara che, in un’esplosione di violenza e di odio, non vi conceda un posto sulla terra, affili i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacciasse come cani, quasi non foste figli e opera di Dio, o che gli elementi non siano tutti appropriati al vostro benessere, ma appartenessero solo a loro? Che ne pensereste di essere trattati così? Questo è ciò che provano gli stranieri. Questa è la vostra disumanità”.

SIR THOMAS MORE  – L’odierna crisi dei migranti è così forte, così discussa e tragicamente alla ribalta che è entrata nelle case di tutti per chiedere riparo, comprensione. La stessa che si evince da questi stralci del “Sir Thomas More” che sarà mostrato al pubblico il prossimo 15 aprile, in occasione di una mostra alla British Library dedicata proprio a Shakespeare. Rileggerne le pagine significa venire a conoscenza di messaggi sociali che a secoli di distanza hanno ancora difficoltà a farsi strada, ad essere accolti da un pubblico forse troppo abituato a girare la faccia dalla parte opposta. Quelli che Shakespeare predicava, e insieme a lui tutta una schiera di drammaturghi attivi in epoca elisabettiana, furono sentimenti universali, al di sopra delle divergenze sociali, del colore della pelle, del paese di provenienza. Fu un immedesimarsi in chi era stato vittima del regime; un invito alla pietas, quel sentimento che induce all’amore, all’accettazione, al rispetto nei confronti del prossimo.

di Francesca Coppola

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