nuoto2NAPOLI – Simone e Maria Rosaria Fiorillo hanno 16 e 19 anni. Sono fratelli, amano il mare e condividono un “ostacolo”. Quello contro cui combattono ogni giorno, grazie all’affetto dei genitori, ma anche degli specialisti che li seguono da anni. Da pochi giorni i due ragazzi affetti da autismo sin dalla tenera età, hanno portato a casa una vittoria: reduci dai campionati italiani di nuoto per disabili, Simone e Maria Rosaria hanno conquistato rispettivamente la medaglia d’argento e la medaglia d’oro, sbaragliando gli altri concorrenti ad Ascoli, dove si sono svolte le gare. Una doppia vittoria, come sottolinea papà Michele che, insieme alla moglie, segue i figli sin da quando l’autismo ha cambiato le loro vite nel ’98. «Grazie ai loro insegnanti, ai terapisti e a tutti quelli che li seguono ogni giorno – spiega il padre dei due giovani atleti – siamo riusciti ad aiutarli a condurre una vita quasi normale, come i loro coetanei. Oltre alla piscina li porto sempre in barca, specie a Miseno. Il mare è il loro habitat naturale ed è bello vederli nuotare felici».
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LA STORIA – Ammalatisi quando avevano pochi anni di vita (Maria Rosaria aveva solo 3 anni e 7 mesi quando diventò autistica, poi a 9 anni le fu diagnosticato un cancro all’inguine e all’addome dal quale, per fortuna, guarì; per Simone cominciò lo stesso calvario verso i 3 anni, quando i medici dichiararono che era affetto da autismo), i due fratelli non smettono mai di credere che nella vita si possano superare tutte le difficoltà. Iscritti all’indirizzo turistico dell’istituto professionale “Serra” di Napoli (al II anno Simone, al IV sua sorella) i ragazzi si allenano tutti i giorni grazie al TMA, la Terapia multi sistemica in acqua, nota come metodo Caputo-Ippolito, dai nomi dei due medici che lo hanno sperimentato. «Ma si esercitano anche alla piscina comunale di Portici una volta a settimana e, in passato, al Centro Ester di Barra, dove nuotavano insieme ai compagni normodotati», spiega ancora il papà. A dimostrazione che lo sport e l’affetto possono regalare una vita normale anche a chi è affetto da disabilità.

di Giuliana Covella

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