Oltre 2,6 milioni di persone sono a rischio alimentare a causa dell’aumento dei prezzi; tante le famiglie che dovranno chiedere aiuto per mangiare. Così Coldiretti preannuncia una ancor più difficile situazione economica per gli italiani, a seguito dei rincari autunnali dovuti alla guerra in Ucraina. Secondo il report “L’autunno caldo degli italiani a tavola, fra corsa prezzi e nuovi poveri”, diffuso da Coldiretti il 23 agosto in occasione del Meeting di Rimini, nel 2022 le famiglie italiane si troveranno a sborsare 564€ in più per l’acquisto di prodotti alimentari, rispetto al 2021. In testa pasta, pane e riso, che peseranno per 115€ in più sul bilancio familiare. Carni e verdure costeranno rispettivamente +98€ e +71€ rispetto all’anno precedente, +49€ per i prodotti ittici.

Anche la filiera lattiero-casearia continuerà a soffrire l’aumento dei prezzi, dovuto in gran parte alla crescente incertezza sull’approvvigionamento del gas metano. Rispetto all’anno scorso, dove il costo energetico aveva una ricaduta di 0,8 centesimi di euro su ogni litro di latte, oggi questa stessa voce ha un’incidenza 5 volte maggiore. Aumento, questo, che, come per la maggior parte dei prodotti, difficilmente la filiera riuscirà ad assorbire, con l’inevitabile conseguenza di veder lievitare il prezzo finale a carico dei consumatori. Rincari che non sempre fanno i conti con le tasche degli italiani. Così 2.645.064 persone sono costrette ad affidarsi al FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti) per un pasto. Secondo l’analisi di Coldiretti, 538.423 bambini, 299.890 anziani, 31.846 disabili e 81.963 senzatetto, rappresentano la componente più fragile di quelli che, oggi, sono diventati gli “ultimi”, sostanzialmente dipendenti dagli aiuti per la loro sopravvivenza. Non solo l’inflazione, la più alta dal 1986, anche la siccità sta contribuendo ad incidere sui prezzi e sui consumi alimentari (già ridotti del 3% rispetto al 2021), con perdite stimate a 6 miliardi di euro. Una calo della produzione del 10% che mette a rischio chiusura il 13% delle imprese, più di un’azienda su 10. Secondo il Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, sono già costrette a lavorare in passivo un terzo delle aziende agroalimentari italiane, sopraffatte dai costi di produzione.

I rincari nel settore agricolo vanno dal +170% del costo dei concimi (in conseguenza del blocco dell’export imposto dalla Russia, tra i maggiori produttori al mondo), al +129% per il gasolio, fino al +90% per i mangimi. Come l’intera filiera produttiva nazionale, per quanto riguarda la sola voce imballaggi e packaging, anche il settore agroalimentare deve fare i conti con il +70% del costo della plastica, il +45% del cartone, il +60% dei barattoli di latta e il +15% del costo del tetrapak. Persino apporre l’etichetta al prodotto costa il 35% in più rispetto all’anno scorso. Non più trascurabile, soprattutto in condizione di incertezza dei mercati, è l’impatto dell’import sull’intera filiera produttiva nazionale, cresciuto considerevolmente negli ultimi anni. Investire nell’autosufficienza produttiva è il monito di Coldiretti, che ricorda al mondo della politica come le importazioni di prodotti agroalimentari siano cresciute di quasi un terzo nel solo 2022, a fronte di una produzione interna del 36% del grano tenero, del 56% del grano duro, del 53% del mais, del 71% dell’orzo, del 51% della carne bovina, del 63% della carne suina e del 49% di quella ovina, rispetto all’intero fabbisogno del Paese. Tra le principali filiere agroalimentari, solo quella del latte e dei suoi derivati arriva all’84% di produzione interna.

Valori troppo bassi rispetto al fabbisogno nazionale e costi delle materie prime d’importazione troppo alti, secondo Coldiretti, per riuscire ad assorbire con resilienza le variazioni internazionali del mercato. “Abbiamo presentato a tutte le forze politiche un piano in cinque punti per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, investire per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo” ha dichiarato Ettore Prandini, imprenditore agricolo e presidente di Coldiretti dal 2018, enfatizzando l’importanza di “non perdere 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura italiana nei prossimi cinque anni, ma anche la necessità di attuare al più presto le misure previste dal Pnrr”. “Serve accelerare anche sul bando del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese”.

di Valerio Orfeo

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