Sono i numeri di una guerra, quelli che ci riportano le cronache di questa estate anomala. Da nord a sud del Paese, i rotocalchi locali raccontano di una vera e propria strage avvenuta sulle nostre spiagge, in concomitanza delle ondate di calore. Sono 733 i decessi per il caldo, nelle sole prime due settimane di luglio, nelle 33 città monitorate dal Ministero della Salute, all’origine del brusco incremento del 21% della mortalità. L’Italia, già oggi, presenta il più alto rischio di mortalità aggiuntiva legato alle ondate di calore e all’aumento complessivo delle temperature, all’interno della ristretta cerchia dei paesi avanzati. Secondo le stime recenti, in Italia, nei prossimi decenni, i giorni di ondate di calore potrebbero aumentare considerevolmente, passando dai 10 giorni del 1990 fino a 250 giorni all’anno entro il 2100, secondo lo scenario di maggiore aumento delle emissioni di gas serra in atmosfera. Dal 1999 al 2018, l’Italia ha registrato 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi, risultando così il 26° Paese più colpito al mondo. L’Europa tutta sta facendo i conti, ormai da tempo, con le conseguenze del cambiamento climatico. Negli ultimi quattro decenni, tra le 76.000 e le 128.000 persone sono morte a causa delle ondate di caldo. L’estate appena trascorsa, però, ha fatto segnare preoccupanti numeri da record.

In Germania, nelle due settimane tra l’11 e il 24 luglio, i morti in più sono stati 5.093. Di questi, circa 3.200 sono concentrati nella settimana del 18 agosto, quando il caldo ha raggiunto il suo picco massimo con i 40,1°C di Amburgo, un’anomalia termica di +10-12°C rispetto alla media climatica di riferimento per il periodo. Nello stesso periodo, in Spagna si sono contati 5.194 decessi, maggiormente raggruppati durante la settimana dell’11 luglio, quando in molte località il termometro si è attestato sui 40-45°C. Esiste, secondo la comunità scientifica tutta, una chiara correlazione tra cambiamento climatico ed eventi climatici estremi, il 68% dei quali è stato reso più probabile o più intenso dal riscaldamento globale. Solo le ondate di calore rappresentano il 43% di tutti gli eventi climatici estremi. Secondo i dati dell’AEA (Agenzia europea dell’ambiente), il caldo è il disastro naturale più mortale in Europa, ma soprattutto uno dei fattori di rischio più sottovalutati. A temere il caldo killer non sono solo anziani, bambini e bagnanti. Ad essere maggiormente esposti ai rischi legati al caldo sono proprio i lavoratori, categoria alla ricerca di maggiori tutele dai rischi per la salute, anche dalle ondate di calore. Studi dell’Oms hanno dimostrato che, quando si lavora a temperature superiori ai 30°, il rischio di incidente sul lavoro aumenta dal 5 al 7% e sopra i 38°, dal 10 al 15%. Ad oggi, solo 6 Paesi europei hanno varato leggi che regolano la materia. In Ungheria, ad esempio, al di sopra dei 31° non è consentito lavorare. In Belgio, il limite consentito è 29°; in Spagna è 27°, ma solo per alcune categorie lavorative. In Lettonia e Slovenia non si lavora se la temperatura supera i 28° all’interno. In Montenegro, i 28° all’esterno.

Giunge unanime la richiesta da parte dei sindacati europei di dotare tutti i Paesi UE di una legislazione che determini la temperatura massima consentita nei luoghi di lavoro, che tenga conto delle categorie lavorative e delle condizioni in cui si opera. Da quanto emerge da uno studio dell’agenzia Eurofound, il 23% di tutti i lavoratori nell’UE è stato esposto a temperature elevate almeno una volta su quattro. Questo dato sale al 36% nel settore agricolo e industriale e al 38% in edilizia. “I lavoratori sono in prima linea nella crisi climatica ogni giorno e hanno bisogno di protezione per far fronte al pericolo sempre crescente delle temperature estreme”, ha dichiarato il vice segretario generale della CES (Confederazione europea dei sindacati) Claes-Mikael Stahl, che aggiunge “Le ondate di calore possono essere fatali per le persone che lavorano non protette dal sole, come abbiamo già visto in Spagna quest’estate”. “I politici non possono continuare a ignorare il pericolo per i nostri lavoratori più vulnerabili dalla comodità dei loro uffici climatizzati”, conclude Stahl. Si infiammano anche gli spiriti in questa estate torrida.

di Valerio Orfeo

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