RUSSIA. Amnesty International  si è espressa sulla sentenza con cui, oggi, un tribunale russo ha respinto la richiesta di differimento della pena presentata da Maria Alekhina, una delle due cantanti del gruppo punk Pussy Riot attualmente in carcere con l’accusa di “vandalismo per motivi di odio religioso”. «Siamo di fronte a un ulteriore simulacro di giustizia. Anzitutto, le tre Pussy Riot non avrebbero mai dovuto essere processate. La sentenza di oggi conferma ulteriormente che le autorità russe non fanno sconti nella soppressione della libertà d’espressione – ha dichiarato David Diaz-Jogeix, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova dovrebbero essere rilasciate immediatamente e senza condizioni e la condanna con sospensione della pena di Ekaterina Samutsevich dovrebbe essere annullata».
Le tre donne, appartenenti al gruppo femminista Pussy Riot, erano state accusate di “vandalismo per motivi di odio religioso” dopo aver cantato un brano di protesta nella principale cattedrale ortodossa di Mosca, nel febbraio 2012. Le tre imputate erano state condannate a due anni di prigione in una colonia penale. In appello, la condanna di Ekaterina Samutsevich era stata sospesa.
Il tribunale municipale di Berezniki, nella regione di Perm, dove Maria Alekhina sta scontando la pena, ha rifiutato il deferimento della pena sostenendo che del fatto che la detenuta fosse una giovane madre era stato già tenuto conto nella sentenza di primo grado. Attualmente, è la nonna materna a prendersi cura del piccolo figlio di Maria Alekhina.

di Walter Medolla

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