Inclusione, lotta alla violenza di genere, una squadra di calcio femminile, tutto questo e molto altro è l’associazione Dream Team – Donne in Rete. Nata nel 2009 a Scampia si è da subito contraddistinta per i suoi programmi innovativi di supporto alle donne vittime di violenza tanto che oggi parte dell’associazione è impegnata alla gestione di uno dei Centri Antiviolenza cittadini accreditato al Comune di Napoli. Patrizia Palumbo, presidente dell’associazione ci racconta qualcosa di più del suo percorso e dei programmi promossi per le giovani donne e per le mamme attraverso Dream Team.

 Come nasce la tua passione per i temi legati al mondo femminile, chi è la donna Patrizia Palumbo? «Nel settembre 2006, al Centro Hurtado di Scampia, un centro culturale fondato da una comunità di Gesuiti di Scampia iniziò il progetto “Giocare Leggendo” per i bambini del territorio, la biblioteca “Le Nuvole” era da poco costituita, si era arricchita di migliaia di volumi ed era pronta ad ospitare il mercoledì pomeriggio i bambini. Il Centro stava nascendo con tutto lo spirito delle cose nuove e la grande voglia di costruire qualcosa di buono, quell’anno il mercoledì in biblioteca si formò un bellissimo gruppo di bambini, accompagnati dalle loro mamme. Ecco, le mamme, fu quella la prima volta che entrai nello specifico ad occuparmi di un gruppo di donne, le invitai in un’altra sala per conoscerle meglio e parlare un poco con loro, semmai per leggere un libro insieme. Fu la prima volta che sperimentai la tecnica del cerchio e incominciai a mettere le fondamenta di quel progetto che ho applicato per molti anni a gruppi di donne e che ho chiamato “L’Empowerment in Biblioteca”. La nascita nel 2009 di Dream Team – Donne in rete, fu un processo naturale, come un dato di fatto di un percorso che si stava consolidando, mancava una rete di donne che avesse lo scopo di rappresentare gli interessi ed i bisogni delle stesse e di tanti altri target di popolazione a loro legate da relazioni affettive e fiduciarie. Un percorso associativo che nel corso degli anni ha implementato i suoi servizi per il duro lavoro di volontariato di uno staff di professioniste, una metodologia sviluppata anche con l’esperienza della conoscenza del territorio che ci ha permesso di cogliere l’identità e la vocazione del territorio socialmente inteso e rapportarlo con una visione di genere. Patrizia Palumbo è una donna, una moglie, una mamma, una nonna, una sorella, un’amica, si considera un’attivista con una scelta di vita sociale consapevole, supportata dai suoi affetti che le permettono di essere quello che è, innanzitutto una donna libera. Le mie cariche sociali le lasciamo ai curriculum.

Qual è l’identikit della donna che frequenta i vostri programmi? Quali sono le più urgenti problematiche su cui dovete lavorare? «Non c’è un identikit particolare di donne che si rivolgono a noi, la molteplicità dei servizi che eroghiamo non ci permette di selezionare un target specifico, sono donne, che accogliamo con una metodologia che si basa sulla relazione empatica tra donne, poi secondo le loro storie ed il loro vissuto si decide un progetto personale. Le problematiche più urgenti a cui ci dedichiamo negli ultimi anni, sono il contrasto alla violenza di genere con la prevenzione, alla gestione del nostro Centro Antiviolenza accreditato e alla partecipazione di un’ATS per la gestione dei CAV pubblici del Comune di Napoli, senza tralasciare l’erogazione di altri servizi che camminano di pari passo a quelli elencati».

Lo sport come strumento di emancipazione, crescita, consapevolezza di diritti e doveri e contrasto alla violenza infantile. Raccontaci la storia delle Dream Team Arciscampia, la squadra di calcio femminile che avete fondato.

«In collaborazione con la scuola di Calcio Arciscampia è nata nel 2015 e poi perfezionata in un progetto specifico nel 2017, la Dream Team Arciscampia, squadra di calcio femminile che vede come protagoniste 20 adolescenti del territorio dai 12 anni in su, con un diverso background socio-culturale e inserite in un progetto di sport per dare loro una possibilità di crescita e prevenzione del disagio psicosociale, garantendo uno spazio fisico ma anche di riflessione, in cui dar voce ad aspirazioni, desideri, vissuti e di crescere anche e soprattutto attraverso l’esperienza della dinamica di gruppo. Il progetto è finanziato ancora oggi, in parte, dall’otto per mille della Chiesa Valdese inserendolo nella categoria “prevenzione alla violenza di genere, dimostrando di aver capito il cuore del nostro obiettivo».

 

I numeri del centro antiviolenza, quante donne e segnalazioni avete accolto da quando opera il centro.

«Nonostante il lockdown in tutto l’anno 2021 abbiamo seguito in percorsi completi (si intendono accompagnamento legale, supporti psicologici e accrescimento competente per avviamento al lavoro e supporto ai loro figli minori), 41 donne. Quando si parla di violenza in casa i numeri sono solo la punta di un iceberg, molto spesso si baratta uno “schiaffo” per tutelare i figli non avendo un’indipendenza economica.  Il Centro Antiviolenza Dream Team Donne in Rete ha avuto la sua ufficialità nel 2013 firmando un protocollo di intesa con la rete interstituzionale del Comune di Napoli; nel novembre 2020 con una delibera dirigenziale del Comune di Napoli il Centro Antiviolenza è stato accreditato. Questo è stato possibile grazie ad uno sforzo da tempo progettato per fare in modo che le donne del territorio dell’area nord di Napoli avessero un luogo riconosciuto dove andare con erogazione di servizi previsti da un programma regionale e nel rispetto delle direttive della convenzione di Istanbul, il tutto gestito da professioniste qualificate ed adeguatamente formate.

Nuovi progetti e programmi in cantiere?  «Progetti ancora tanti, oltre a quelli che abbiamo in essere, continuare sulla prevenzione, specialmente nelle scuole, con un programma annuale inserito nell’offerta formativa. Ci piacerebbe accrescere il progetto della squadra con un target di bambine dai 8-11 anni, una sorta di vivaio per poi inserirle man mano nella squadra.  Nella nostra sede operativa ci piacerebbe che ci fosse un presidio specifico per le bambine e per le adolescenti, specialmente per quelle che hanno più bisogno di essere accompagnate.  Continuare con tutto quello che abbiamo costruito in questi anni con testardaggine e con le nostre molteplici finalità associative è già un grande programma perchè ci ha permesso di andare sempre oltre ed essere antesignane anche in percorsi nuovi».

di Caterina Piscitelli

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