badante-2ROMA – Aumentano le colf italiane, calano i compensi. Queste, in sintesi, le conclusioni dell’indagine di Acli Colf che sarà presentata nell’ambito della XVIII assemblea congressuale che si aprirà a Roma venerdì 29 novembre alle 15.30 presso Palazzo Altieri. “Il lavoro di cura nel welfare che cambia, antiche sapienze e nuova professione”, è il titolo dell’incontro.
Nel 2011, secondo i dati Inps, si è registrato un aumento del numero degli italiani impiegati in questo settore. Si è passati da 130 a 173mila unità, anche se il primato in questo settore spetta ai lavoratori stranieri, che sempre nel 2011, si legge nel rapporto Inps, erano circa 707mila, l’80% del totale. «Molte delle donne italiane che si dedicano a questo tipo di mestiere – spiega la responsabile nazionale delle Acli-Colf, Raffaella Maioni – hanno perso il posto di lavoro oppure, a seguito della crisi economica, decidono di contribuire al bilancio familiare impegnandosi in questo settore, facendo fruttare la propria esperienza da casalinghe. La maggior parte ricerca lavoro come collaboratrice domestica mentre quelle che si occupano della cura di anziani e malati, rispetto alle donne straniere – conclude – cercano un impiego ad ore piuttosto che in regime di convivenza».
DOPPIA CONCORRENZA – Un’assistente familiare a tempio pieno, in coabitazione, secondo il contratto collettivo nazionale di riferimento, dovrebbe lavorare 54 ore a settimana e guadagnare circa mille euro la mese. «In realtà – spiega Gianfranco Zucca che ha curato l’indagine per conto di Ires-Acli Colf – queste donne lavorano praticamente sempre, rinunciando spesso al proprio tempo libero e guadagnando molto meno di quanto previsto: circa 700 euro a Treviso, appena 500 a Foggia. Ma alcune non arrivano neanche a 400 euro al mese». A favorire il “ribasso” dei prezzi c’è una doppia concorrenza: le lavoratrici italiane e le neoimmigrate, generalmente disposte ad accontentarsi di salari più bassi, pur di avere vitto e alloggio.

di Francesco Gravetti  

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