carcere-REGGIO CALABRIA – Il volontariato svolge un ruolo fondamentale per il recupero ed il reinserimento sociale dei detenuti ma c’è bisogno che il volontariato si dia un’organizzazione davvero incisiva nell’attivazione di processi inclusivi. Il seminario sul ruolo del volontariato penitenziario in Calabria – su grazie all’iniziativa dei cinque CSV calabresi – è stato pensato per dare sfogo a questa esigenza, perché mai come in questo momento storico c’è bisogno di un volontariato consapevole che lavori in sinergia e non più in concorrenza con l’amministrazione penitenziaria. Dal convegno sono emersi alcuni dati: nel 2011, come ha fatto notare Piero Caroleo, coordinatore regionale dei CSV, degli oltre 11mila volontari che operano nelle carceri italiane, solo il 20% risiede al Sud. In Calabria, addirittura, le persone autorizzate a svolgere attività di volontariato ex art. 17 sono solo 106, mentre il numero di assistenti volontari che collaborano con l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna per le pene alternative al carcere scende spaventosamente a 2.
Nel corso dell’incontro, don Silvio Mesiti, cappellano della casa circondariale di Palmi, si è detto convinto del fatto che qualunque tipo di attività vada integrato con l’area educativa e sociale, poiché è all’esterno che viene a formarsi la cultura della sopraffazione, ed è lì che serve fare prevenzione per evitare che si arrivi a delinquere.
Ed anche l’amministrazione penitenziaria ha bisogno del volontariato coordinato per fare in modo che il detenuto non torni più a delinquere una volta scontata la pena: «ma fin quando non si finirà di considerare la “questione carcere” come avulsa dalla società – ha sottolineato Rosario Tortorella, provveditore vicario dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria – non si potrà fare prevenzione, ed evitare così che al carcere si arrivi».
Dopo le testimonianze rese da alcuni volontari che operano da tempo all’interno degli istituti di pena di Paola, Laureana di Borrello, Locri e Catanzaro, dal funzionario della Regione Calabria Cesare Nisticò è stata avanzata la proposta di creare più organismi (consultivo, operativo ed esecutivo) che facciano da “ponte” tra le associazioni, gli istituti di pena e le istituzioni. E Mario Nasone, presidente del CSV di Reggio Calabria, in rappresentanza dei cinque Centri di Servizio per il Volontariato, ha raccolto la richiesta – assieme a quella di Prodi e Mammolenti di provvedere ad un monitoraggio dei detenuti una volta liberi e di non trascurare le loro famiglie di origine, che spesso pagano il prezzo più alto – della costituzione di un tavolo tecnico tra le parti per gettare le basi di una nuova politica regionale di inclusione sociale.

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