20130622_124615 (1)NAPOLI –  Un ambiente ospitale più che mai. Siamo nella sede della Onlus “sindrome di down “, dove si è tenuto il seminario “Best practice model”. Grande forza d’animo e determinazione si evincono sugli occhi di tutti i presenti. Il presidente, Adriano Tedeschi, da anni porta avanti una battaglia comune a molte famiglie: la giusta integrazione sociale nella scuola per chi vive la sindrome di down. Troppo spesso, infatti, la figura dell’insegnante specializzato e/o di sostegno è legata esclusivamente al prendersi “carico” dell’ alunno con difficoltà. Ma siamo sicuri che sia la migliore opzione per questi studenti? Da qui l’appello dell’ associazione per porre fine al rapporto esclusivo esistente tra il docente e l’alunno. Lo scopo, infatti, è proprio quello di far si che le attività didattiche si integrino con quelle dell’ intera classe. Un lavoro sinergico, dunque, per far emergere che «l’insegnate di sostegno è della classe non del singolo alunno». Così come ricorda Tedeschi.
QUALCOSA CAMBIERA’ ? –  Su questa riflessione si è incentrato il seminario che ha visto la partecipazione del prof. Giovanni Delrio, Presidente Comitato Consultivo Regionale per l’ handicap, la neuropsichiatra infantile Cecilia Cocchiaro, Valeria Pintaldi, counselor professionista, Responsabile dell’ inserimento scolastico. La dirigente del primo circolo didattico di Vico Equense, Debora Adrianopoli. Luciana Basso, presidente dell’ associazione “Unidown” e Matteo Repetto giovane ragazzo affetto dalla sindrome di down. «Lo scopo del Comitato Regionale per l’ inserimento dei disabili nella scuola e nel mondo del lavoro- ha dichiarato il prof. Delrio- è la realizzazione di un modello per l’inserimento scolastico che impedisse alle famiglia di riscontrare difficoltà».Grande importanza ricopre, in tal senso, una nuova delibera Regionale e la richiesta che le asl creino delle diagnosi non più generiche. «La scuola sarà facilitata nell’inserimento del disabile con diagnosi funzionali, ovvero, basate sulle effettive funzioni che l’ alunno può svolgere. Con l’ aiuto degli insegnanti di sostegno -conclude il presidente del Comitato Consultivo Regionale- e di quelli curriculari, si può mirare alla giusta integrazione».
UN MODELLO DA SEGUIRE –  Ma che ruolo gioca la scuola in questo discorso? L’ultima Direttiva Ministeriale risalente al 27 dicembre 2012, relativa agli “strumenti d’ intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’ inclusione scolastica”, delinea la strategia inclusiva della scuola italiana per consentire l’apprendimento agli alunni tutti in situazioni di difficoltà. Il fine della direttiva è quello di estendere a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’ apprendimento. «Le diversità si annullano con l’amore, senza di esse il mondo sarebbe piatto. Questo il messaggio della dott.ssa Adrianopoli, che durante il suo intervento ha voluto ribadire la sua particolare attenzione all’ integrazione di tutti gli alunni. «Dobbiamo puntare su una rete di sostegni, una corresponsabilità di tutta la comunità scolastica- spiega- lavorando su un progetto di vita dell’ alunno. E’ necessario ottenere una competenza specifica di tutti gli operatori scolastici. Solo così- conclude la dirigente- si può parlare di scuola inclusiva, che accolga con competenza e professionalità l’alunno con delle difficoltà».
DIVERSO DA CHI? – A concludere il seminario, la testimonianza di Matteo Repetto, giovane ragazzo affetto da sindrome di down. Matteo conduce una vita del tutto normale. Dopo aver conseguito un diploma presso un istituto alberghiero ha lavorato come cuoco in un ristorante ed è, oggi, assunto come impiegato presso un’ azienda ligure. Il suo sogno nel cassetto? Aprire un ristorante e avere una propria casa. Matteo è la testimonianza che, nonostante le difficoltà legate alla sindrome di down, il condurre una vita normale non è soltanto un sogno ma realtà possibile.

di Sabrina Rufolo

 

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