di Nico Falco
NAPOLI. “A questo punto vogliamo proprio vedere chi è che ogni volta blocca tutto, chi non è d’accordo, faremo un’assemblea straordinaria per capire dov’è l’intoppo”. Forse non sono stati proprio questi i termini utilizzati ma, secondo i dipendenti dell’Edenlandia e dello Zoo, è questo il succo della risposta ottenuta durante l’incontro al Comune di Napoli, al quale i lavoratori si sono rivolti dopo l’ennesimo stop nella vicenda di cambio proprietà che vede al centro il complesso del parco divertimenti e del giardino zoologico.
“La settimana scorsa, – spiega Mariano Montiglione, dipendente e sindacalista Cgil Filcams, – la Mostra d’Oltremare (partecipata della quale il Comune detiene il 70%, ndr.) ha rinviato a sette giorni un nuovo consiglio d’amministrazione per far sì che il nuovo investitore avesse il nulla osta per iniziare il progetto. Avremmo dovuto avere sette giorni fa una risposta positiva, invece dobbiamo nuovamente affrontare ritardi e rallentamenti. Per questo motivo siamo venuti a chiedere spiegazioni al Sindaco”. E dal Comune le rassicurazioni sono arrivate: consiglio di Giunta convocato entro poche ore per manifestare con trasparenza la propria posizione, ovvero cercare in tutti i modi di sbloccare la situazione quanto prima per evitare il rischio di ritrovarsi nell’oblio di qualche mese fa, quando intorno al complesso di proprietà della Mostra si avvicendavano ipotesi e previsioni, ma a conti fatti non c’è stato nulla di concreto.

Il via libera, se arrivasse in tempi accettabili, non solo rappresenterebbe la sicurezza per i dipendenti, ma sarebbe, soprattutto, un trampolino di lancio per l’area flegrea, creando sì attrazioni, ma anche posti di lavoro e ponendo le basi per quella riqualificazione dell’area flegrea di cui si parla da anni. Il pericolo è che le lungaggini burocratiche (e gli intoppi che man mano saltano fuori, ovvero “quell’atteggiamento ostruzionistico” denunciato dai lavoratori) possano far cambiare idea al nuovo investitore, facendo precipitare i 70 dipendenti nuovamente nel limbo del “vedremo”, “stiamo cercando” e “si farà” nel quale sono rimasti impantanati da oltre un anno.
 

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