MILANO. Una ricerca sul campo, effettuata dalla Fondazione Rodolfo De Benedetti, diretta da Tito Boeri, svela che per un giovane omosessuale la difficoltà per trovare un lavoro aumenta del 30 per cento. A riportarlo è il Corriere della Sera, in un articolo di Gian Antonio Stella. Migliaia i curriculum di candidati gay inviati alle società per provare la discriminazione.

I DATI – Pochi giorni fa, in occasione della Giornata contro l’omofobia, un rapporto dell’Ilga (International Lesbian and Gay Association, sul rispetto dei diritti omosessuali in Europa, ha messo il Belpaese in coda. Il rapporto della Fondazione de Benedetti, realizzato da  Eleonora Patacchini, Giuseppe Ragusa e Yves Zenou, autori de «Dimensioni inesplorate della discriminazione in Europa: religione, omosessualità e aspetto fisico», conferma le difficoltà per i gay nella ricerca di un lavoro.

LA RICERCA DE BENEDETTI – Gli studiosi hanno inviato nel periodo gennaio-febbraio 2012 a centinaia di aziende che offrivano lavoro a Milano e a Roma attraverso i siti web Monster e Job Rapido, 2.320 cv fittizi. Le candidature per sette profili professionali: impiegato amministrativo, impiegato contabile, operatore di call center, receptionist, addetto alle vendite, segretario e commesso. Per distinguere una “presunta identità sessuale” sono stati inseriti stage presso associazioni in difesa delle persone omosessuali (Arcigay, Arcilesbiga e simili) o stage presso associazioni generiche. Cosa emerge? Per le donne, conta la bellezza. Per gli uomini gli uomini omosessuali hanno il 30% in meno di probabilità di essere richiamati per un colloquio. Le donne eterosessuali e omosessuali, invece, non mostrano significative differenze nei tassi di richiamata.

PER SAPERNE DI PIU’

L’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere.it
Essere gay al sud? E’ più difficile
Ecco il gay pride partenopeo 

di Stefania Melucci

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