Il libro “Ombre digitali sul lavoro sociale” di Renato Curcio ( Edizione Sensibili alle foglie, costo 15 euro , pagine 128) analizza, attraverso una socioanalisi, la pericolosità per il Terzo settore di un massiccio utilizzo delle piattaforme digitali.
La voracità di dati e numeri, di cui gli operatori sono ormai obbligati a servirsi, toglie spazio e valore alle relazioni interpersonali, caratteristica fondamentale  del settore dei servizi alla persona, modificando perciò la natura stessa di questi ultimi.

L’autore ritiene la modalità in remoto, non auspicabile nella gestione ordinaria di processi educativi dove è alto il rischio di emarginare coloro che hanno più bisogno del contatto diretto interpersonale per attivarsi e motivarsi alla partecipazione.

Se la  piattaforme digitali sono diventate una risorsa indispensabile per garantire la continuità a processi relazionali già in atto, che  avrebbero rischiato di interrompersi bruscamente, durante il periodo di emergenza Covid, hanno poi  sottratto spontaneità, creatività alle relazioni intercorrenti tra gli operatori ed i  destinatari dei servizi.

Fondamentale  tornare a  programmare con sistematicità ed incisività le attività de visu, ricostruire legami   con spirito di paziente costruzione e/o mantenimento.

L’utilizzo della tecnologia  ha garantito  riflessioni, esperienze ed esperimenti aventi caratteristiche di unicità e di simultaneità ed ha consentito, la gestione da remoto della didattica, di attività e relazioni d’aiuto ma , importante è non perdere di vista l’importanza del contatto diretto, la bellezza del confronto tra le persone, l’esigenza di relazioni “ non filtrate”.

di Maria Rosaria Ciotola

 

 

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