Il libro “La Strada sotto al Vesuvio” di Giovanni Attademo ( edizioni Apeiron, pag 172, prezzo 12 euro) è la storia della sua infanzia ed adolescenza trascorsa a Trecase, in provincia di Napoli.

Sociologo e studioso di Antropologia , esperto in programmazione, progettazione e gestione di interventi nel’ambito delle Politiche sociali. E’ stato dirigente, fino al 2012 del Comune di Napoli ed, attualmente collabora con la cattedra di Innovazione sociale della Federico II.

La storia è ambientata negli anni 50 attraversati da una profonda trasformazione culturale: i primi film, i fumetti, la Tv, il giradischi , le grandi lotte per i diritti umani, del sindacato e della partecipazione popolare.

Mafalda, Carmela ‘ a Cofona, Totonno, la signora Ninuccia, nonno Angela, nonno Antonio, Nennella, zio Felice ‘o scarpar, la solare ed accogliente madre Rosalia, l’instancabile padre Ernesto operaio della Voiello sono alcuni dei protagonisti che animano le vie di quei luoghi tanto amati.

 Persone semplici, dalle misere esistenze ma felici e dotati di grande dignità.

Grande solidarietà, amore per la famiglia, una dimensione comunitaria capace di offrire accoglienza e supporto a chiunque ne avesse bisogno.

Avere la possibilità di parlare con l’autore offre la possibilità di chiarificare i punti cardine del suo scritto.

Per Giovanni Attademo le radici rappresentano la sua identità e la prova tangibile  di un profondo senso di appartenenza alla sua terra. Afferma che “ Nessun essere umano dovrebbe negare le sue radici, perderebbe il senso e la ragione della sua esistenza. Quando mi capita di incontrare qualche persona che ostinatamente rinnega la sua storia, spinto dal desiderio di integrarsi in un altro contesto culturale, geografico o sociale, provo una profonda tristezza.  Sono ispirato nelle mie azioni dalla fragranza del venticello che viene dal mare e che si mischia all’odore della terra e delle rocce vulcaniche. Il Vesuvio, con il quale dialogo anche se per pochi minuti al giorno, rappresenta la mia bussola”

Mi confida che più che la sua storia familiare, è stata la comunità locale ad influenzare le sue scelte professionali.

Da piccolo si chiedeva spesso cosa poter fare per contribuire al superamento delle condizioni di vita disagiate in cui vivevano le persone di Trecase sopraffatte dalla fatica, abbrutite dalla miseria, vittime di diseguaglianze ed ingiustizie sociali. Il suo percorso di studio ed in seguito la sua attività si ispira al tentativo di riscattare l’esistenza di tutte quelle persone vissute ai margini della storia.

Ritiene che siano ancora presenti profonde diseguaglianze tra Nord e Sud in tema di diritti sociali e civili e che la lotta sia ancora lunga e necessaria.

Un libro da leggere tutto di un fiato, dallo stile scorrevole, che insegna il valore della gratitudine , riconosce importanza alle radici.

A tratti immalinconisce il lettore per quei tempi, ormai andati,  in cui era ancora possibile sognare,   a tratti ricorda che la lotta contro le diseguaglianze sociali ed economiche non è mai finita.

 

 

                                                                                          di  Maria Rosaria Ciotola

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