L’emergenza sanitaria e sociale Covid-19 sta sconvolgendo le certezze dell’intero globo.

E’ bastato un virus per metter in crisi le intere economie mondiali ancora ancorate a uno sviluppo basato sul consumo, un modello che ancora una volta si è dimostrato non essere in grado di sostenere una crescita generalizzata ed equilibrata rispettosa dei diritti minimi che rendono la vita delle persone dignitosa in un contesto di sostenibilità sociale, economica e ambientale.
Abbiamo assistito prima ca uno sfogo, quasi razzista, verso il popolo cinese, successivamente quando l’epidemia si è diffusa in tanti paesi del mondo, a partire dal nostro, verso il popolo italiano, fino ad arrivare attraverso una cultura diffusa sempre più individuale, a definirla un problema degli anziani, per degenerare poi in: gli anziani sono un problema.
Ci sono stati momenti in cui si è percepita la sensazione che gli anziani potessero essere considerati da qualcuno come un peso da non rimpiangere, che se diminuissero di numero non solo non si comprometterebbe la funzionalità del sistema economico, ma addirittura finirebbe per favorirla riducendo i costi pensionistici e sanitari.
Una considerazione forse troppo forte, eccessiva, ma sicuramente percepita, il nostro paese, in particolare, ha scoperto, finalmente, che il cambiamento demografico non è un dato statistico ma una realtà strutturale. Siamo il secondo paese al mondo per indice di vecchiaia e per aspettative di vita, quello con più anziani in Europa, il 27% dell’intera popolazione ha più di 65 anni, 3 milioni di persone non sono autosufficienti, il 30% degli over 75 vive da solo e senza il supporto sociale della famiglia.
È riemerso in questi mesi uno scontro intergenerazionale, che ha coinvolto tutti, chi più chi meno, e ognuno con le sue diverse responsabilità.
Per affrontare l’emergenza siamo andati avanti in ordine sparso, ciascuno per sé e per suo conto: gli anziani restino a casa, i giovani  continuino pure a non rinunciare all’aperitivo, chiudiamo le scuole e andiamo a sciare o al mare. Dimenticando o trascurando il fatto che così alla fine andavamo tutti a sbattere, innescando una colossale e collettiva disfatta sanitaria, politica, sociale ed economica.  Oggi abbiamo il territorio devastato, bloccato, un numero di morti assurdo per un paese che dice di vantare il migliore sistema sanitario del mondo.
Perché quando si forma uno strappo non è possibile prevedere dove andrà a fermarsi e può anche accadere che esso si allarghi tanto da ridurre a brandelli il senso morale dell’umanità. In questo contesto, nel nostro paese, il terzo settore aiuta a non fare confusione, a
non ricercare i poteri forti, che non ci hanno mai risolto nessun problema, ma a ripartire dai valori sociali come l’accoglienza, la coesione sociale, l’uguaglianza, la democrazia, la libertà, il rispetto della persona ed affermare che da questa emergenza se ne può uscire solo stando insieme e non da soli, mettendo al bando l’egoismo e l’avarizia.
È così che il volontariato emerge, diventa luogo di partecipazione, momento di incontro intergenerazionale, incrementando la conoscenza reciproca e la capacità di collaborare, è questo il mondo che va incontro ai bisogni dei soggetti più fragili. È così che prende forma un contesto paese diverso dove emergono medici e infermieri che diventano eroi, giovani e anziani che si prendono cura di chi è solo, riparte la cultura del dono, della gratuità, si lavora per colmare quel vuoto di solitudine che rende triste la vita di chi si sente emarginato, quasi inutile,
per superare la cupa stagione che stiamo vivendo.
In un paese che vacilla le associazioni non si fermano, collaborano con le autorità locali, con la protezione civile, diventano punto di riferimento per gli anziani che vivono soli, li riforniscono di cibo, medicine, compagnia, riaccendono la speranza che questa brutta esperienza finirà e #andràtuttobene.
Come diceva il cardinale Martini: “spesso i tempi difficili sono stati l’occasione per temprare gli uomini e per aprire nuovi orizzonti”. 
di Vincenzo Costa, Presidente nazionale Auser