Pane, latte, farina. Lievito, miele, pollo. La spesa dei campani nell’era del Covid-19. Una fila di prodotti a lunga conservazione, materie prime per sfornare il pane fatto in casa, la pizza, le torte. Cibo per colazione, pranzo, cena. E per non uscire di casa più di una, al massimo due volte alla settimana, osservando così al meglio le misure di contenimento della pandemia disposte dal Governo e approvate dalla Regione Campania. La fotografia arriva da Gennaro Masiello, presidente di Coldiretti Campania, che evidenzia la crescita della domanda interna, sia nel Meridione che in altre parti d’Italia, con la Grande Distribuzione Organizzata che dopo un avvio complicato sta iniziando a privilegiare il Made in Italy nei supermercati. “E’ un cambio di rotta che registriamo con piacere, è indispensabile privilegiare il prodotto nostrano per tutelare la filiera italiana, non ha senso produrre pasta con grano che arriva dall’estero, si deve acquistare la materia prima in Campania, in Italia. E così per esempio per il formaggio, oppure per la passata di pomodoro, senza dimenticare la frutta, nei giorni scorsi sui banconi c’erano le fragole spagnole, mentre quelle campane andavano al macero, oppure c’era il latte in arrivo da Paesi esteri. Così si salvano le aziende che sono da settimane con l’acqua alla gola”. Dunque, l’agroindustria è cresciuta, la crisi avvolge chi non vende sullo scaffale. “Inutile segnalare che c’è un intero comparto paralizzato, per esempio il vinicolo è fermo, causa la chiusura di bar, ristoranti, agriturismi, sale per cerimonie ma ovviamente anche per lo stop alle richieste di forniture all’estero, non dimentichiamo che altri Paesi si trovano nelle nostre condizioni, se non peggio perché il contagio è in fase ascendente. E lo stesso dramma è avvertito dal florovivaistico, tra l’altro si tratta di settori particolarmente importanti per l’economia campana”, aggiunge il presidente di Coldiretti Campania, che delinea l’identikit attuale del consumatore medio campano: nel carrello soprattutto i prodotti a lunga conservazione. “Per il fresco sono tempi bui – conclude Masiello-, ma anche qui serve un lavoro condiviso per tutelare le aziende che producono prodotti freschi, che restano un capitale per l’agroalimentare campano”. Il passo decisivo, per Coldiretti Campania, è una politica a tutela dell’export, a dispetto della crescita della domanda interna. Il marchio campano nell’agroalimentare vale quattro miliardi di euro annui (60 mld il valore complessivo del sistema Italia), con la consapevolezza che ci vorranno lavoro e anni per produrre i numeri pre Covid-19, ovvero una crescita del 6% annuo nella richiesta dei prodotti regionali negli ultimi cinque anni (5% per l’Italia)

 

di Nicola Sellitti

Foto Giorgio Locci © Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”