Stando agli ultimi dati Istat circa il 34% dei diversamente-abili con un’età compresa tra i 25 ed i 44 anni vive con i genitori. Il 17% di essi con uno solo. Nel 90% dei casi la famiglia rappresenta il perno fondamentale. In Italia di soggetti diversamente-abili se ne contano circa 2 milioni. Ma cosa ne sarà di loro quando i genitori saranno troppo anziani per supportarli e sostenerli nella quotidianità? E’ la domanda che si sono posti gli studenti del corso in “Uffici Relazioni con il Pubblico e Uffici Stampa per la Pubblica Amministrazione e Non Profit” tenuto dalla Professoressa Gaia Peruzzi, relativo al corso di laurea specialistica in Comunicazione e Pubblicità per Pubbliche Amministrazioni e Non Profit dell’Università “Sapienza” di Roma. Il percorso, che si proponeva di far sperimentare agli studenti un’attività di scrittura giornalistica e di stimolare le capacità di riflessione critica sulle proprie competenze di ricerca, ha visto il tema del “Dopo di Noi” come perno centrale dell’attività laboratoriale. Gli studenti hanno da un lato raggiunto i propri obiettivi formativi, ma dall’altro si sono trovati di fronte ad una incredibile “mappatura” del problema lungo tutto lo Stivale. Ecco perché Comunicare il Sociale sceglie di proporre ai suoi lettori questa serie di reportage che indagano le eccellenze, le buone prassi ma anche le falle e le difficoltà che ogni giorno le famiglie con figli diversamente abili si trovano a dover affrontare.

A BARI GENITORI IN PRIMA LINEA PER RIDISEGNARE IL FUTURO

di Rossella Naglieri

BARI. Un aiuto concreto per chi vive la difficoltà del “Dopo di Noi” sembra giungere dall’associazione Arcobaleno di Bitonto (BA) nasce nel 1998 da un gruppo di familiari di disabili psichici, unitisi per combattere la lotta “all’ignoranza” circa queste patologie. L’associazione si propone di contribuire, alla difesa della dignità e dei diritti dei sofferenti psichici e dei loro familiari, alla promozione ed integrazione sociale, facendo riferimento ai valori della solidarietà popolare, con l’intento di apportare sostanziali miglioramenti alla qualità della vita umana. Essa lotta: contro la discriminazione della persona psichicamente sofferente; lotta per il riconoscimento della sua dignità, libertà e diritto a vivere come tutti all’interno della società; si occupa dell’inserimento nella vita sociale dei portatori di disagio psichico e nel mondo del lavoro attraverso azioni di riabilitazione. Contattando la presidente dell’associazione la dott.ssa Drimaco, che svolge attività di musica, insieme ai ragazzi e ad alcuni genitori, da qualche anno, hanno costituito un coro, che spesso si esibisce in manifestazioni locali. Questa è una delle attività che rende dignitosa la loro vita, rendendoli protagonisti rafforzando l’autostima e le regole comuni del cantare insieme.
Per quanto riguarda invece la questione del ” dopo di noi” l’associazione sul territorio di Bitonto, assieme alla ASL, si prende cura di: una “Casa per la vita” , una struttura che ospita circa 16 utenti. Parliamo di casi un po’ più gravi per i quali la famiglia ha fatto richiesta e, soprattutto, il paziente ha accettato la possibilità di passare il resto della sua vita presso una struttura organizzata. Ma 16 posti, rispetto all’utenza del territorio, sono molto pochi. Il problema è sì, il dopo di noi, ma non da sottovalutare il “vuoto istituzionale” dopo la dimissione del paziente dal centro diurno, dopo la riabilitazione molti degli utenti seguiti dal centro di salute mentale, vengono inseriti nei centri diurni per un programma riabilitativo. La presidente dell’associazione riferisce: «La nostra associazione non è l’ unica sul territorio di Bitonto, ma collaboriamo con altre associazioni della circoscrizione, sempre per tutelare i diritti dei disabili psichici» L’Arcobaleno Onlus ha rappresentato un’opportunità di crescita collettiva per la comunità, verso un modello di società civile competente in grado di interloquire costantemente con la base e con efficacia con il sistema politico.

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