Stando agli ultimi dati Istat circa il 34% dei diversamente-abili con un’età compresa tra i 25 ed i 44 anni vive con i genitori. Il 17% di essi con uno solo. Nel 90% dei casi la famiglia rappresenta il perno fondamentale. In Italia di soggetti diversamente-abili se ne contano circa 2 milioni. Ma cosa ne sarà di loro quando i genitori saranno troppo anziani per supportarli e sostenerli nella quotidianità? E’ la domanda che si sono posti gli studenti del corso in “Uffici Relazioni con il Pubblico e Uffici Stampa per la Pubblica Amministrazione e Non Profit” tenuto dalla Professoressa Gaia Peruzzi, relativo al corso di laurea specialistica in Comunicazione e Pubblicità per Pubbliche Amministrazioni e Non Profit dell’Università “Sapienza” di Roma. Il percorso, che si proponeva di far sperimentare agli studenti un’attività di scrittura giornalistica e di stimolare le capacità di riflessione critica sulle proprie competenze di ricerca, ha visto il tema del “Dopo di Noi” come perno centrale dell’attività laboratoriale. Gli studenti hanno da un lato raggiunto i propri obiettivi formativi, ma dall’altro si sono trovati di fronte ad una incredibile “mappatura” del problema lungo tutto lo Stivale. Ecco perché Comunicare il Sociale sceglie di proporre ai suoi lettori questa serie di reportage che indagano le eccellenze, le buone prassi ma anche le falle e le difficoltà che ogni giorno le famiglie con figli diversamente abili si trovano a dover affrontare.

LO SPORT, STRUMENTO SEMPRE EFFICACE

di Tommaso Ardagna

L’Italia, è un Paese conosciuto per la sua grande vocazione sportiva; ed è proprio lo sport, infatti, a rappresentare oggi una delle più concrete forme d’integrazione sociale. A farsi carico di tutto ciò, è il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), un organismo che si fonda sul volontariato e che promuove l’integrazione attraverso lo sport; il cui spirito recita: “se è vero che lo sport può dare tanto al disabile, anche il disabile può dare tanto allo sport”. Una delle associazioni facente capo al Cip, è stata presa qui in esame e accostata nei suoi requisiti proprio all’attività del “Dopo di noi”: l’Acli III millennio, fondata a Roma nel 1996 e presente oggi nella Capitale in piazza Cardinali, nella zona di Tor Pignattara. Nata con un progetto stipulato di pari passo con la scuola, mette a disposizione di tanti ragazzi uno spazio utile per praticare attività sportiva composto da un campo da basket, una pista d’atletica, una palestra ed un’area adibita a salto in lungo, salto in alto e lancio del peso. L’obiettivo è farli crescere e affermare socialmente attraverso l’attività sportiva, da praticare insieme ai ragazzi normodotati, e insegnando loro i veri valori della vita, supportandoli nella costruzione di un dignitoso “dopo-famiglia”. Per saperne di più, abbiamo sentito il parere del suo principale rappresentante, Gianni Alessio: “Il nostro progetto vuole donare a questi ragazzi la possibilità di mettersi in gioco, sia attraverso lo sport, sia nel sociale – dichiara -, rendendoli capaci di far valere le proprie qualità e di aprirsi così un varco professionale importante nel cammino della loro vita, da attraversare in modo più consapevole e responsabile”.

Ma come l’Acli III Millennio interpreta la filosofia del “Dopo di noi”?:

“In Italia, oggi, è difficile svolgere assistenza per disabili – commenta Alessio -, per via soprattutto dei tanti tagli di carattere economico da parte del governo, che sul sociale stanno incidendo in maniera rovinosa. In più, si fa molta fatica ad attirare l’attenzione delle stesse istituzioni, che sembrano non riuscire a comprendere fino in fondo questo disagio. Dal canto nostro, però, da sempre siamo abituati a fare di necessità virtù, utilizzando i nostri pochi mezzi a disposizione, per cercare di non far sentire isolati questi ragazzi e garantir loro un futuro dignitoso anche al di fuori dal nucleo familiare. Per noi, lo sport è un ottimo elemento di crescita e socializzazione, attraverso cui il disabile può incamerare i veri valori della vita e far valere la propria identità anche nel panorama lavorativo. A conferma di ciò, fa molto onore sapere che, di recente, due dei nostri ragazzi hanno trovato un impiego: Andrea Gugole, down, da Carrefour; e Valerio Napoletano, celebroleso, da Trony”.

LE TESTIMONIANZE – Sulla stessa lunghezza d’onda di Alessio, tre dei genitori dei ragazzi che frequentano l’Acli III Millennio:

Fiorello Mita, papà di Emanuele, corridore dei 400 e 800 m: “Devo dire grazie a Gianni ed i suoi volontari perchè in 5 anni sono riusciti a responsabilizzare mio figlio in vista di un futuro lontano da me e farlo diventare campione italiano della sua specialità”.

Antonio Prantera, papà di Giovanni, corridore dei 100 e 200 m: “Mio figlio, non udente e con una doppia emiparesi, a scuola si sentiva come isolato; adesso è riuscito a rendersi attivo, svolgere l’attività che più gli piace e crescere frequentando nuovi gruppi di amici, da poter coltivare anche quando uscirà dal “nido” familiare”.

Luigi Coletta, papà di Angelo, corridore dei 100 e 200 m e pattinatore: “ Lo sport è un’attività che aiuta nel raggiungere una propria autonomia psicologica da poter rivendere anche in età adulta. Per questo, tale gruppo è importante per la vita di mio figlio, non vedente pluriminorato, che giorno dopo giorno cresce con delle belle esperienze; l’ultima, la partecipazione all’inaugurazione dei 100 giorni dalla Paralimpiade”.

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