Luca Trapanese, assessore alle politiche sociali del comune di Napoli, è da sempre impegnato nel lavoro con bambini e adolescenti disabili, ed è il primo uomo single cui sia stato concesso di adottare una bambina in Italia. Nel 2018 ha potuto adottare Alba, una bimba con la sindrome di down.  

 

Assessore è stato approvato un finanziamento per la realizzazione di una rampa per il superamento delle barriere architettoniche presso l’arenile di Largo Sermoneta.  
 

Sono circa 150 mila euro e rientrano nei fondi regionali che il Comune ha preso già l’anno scorso, dove siamo intervenuti sul lido Mappatella e anche a San Giovanni a Teduccio. Questi fondi serviranno per l’abbattimento di barriere architettoniche per l’accesso balneare e questo prevede la creazione di una passerella che porta le persone vicino all’acqua.  
 

A Napoli, come un po’ in tutte le grandi città, esiste il tema delicato delle barriere architettoniche: spesso gli spazi per i disabili sono occupati, gli scivoli sui marciapiedi anche. Cosa si può fare quindi per migliorare questa situazione? 

 

Sicuramente si possono fare più controlli ma devo dire che i vigili li stanno facendo. Devo dire la verità però, questa città è diseducata alla disabilità, soprattutto i cittadini, perché parcheggiano dove non dovrebbero; sulle rampe o sui posti per disabili. I controlli ci sono ma è chiaro che avremmo bisogno di più personale per tenerla sotto controllo continuamente, però non mi sento di dire che non viene fatto un lavoro dai vigili.   
 

Parlava di una città diseducata alla disabilità. Come si raggiungono queste persone e secondo lei, o meglio Napoli è una città per disabili oppure no?

  
No, Napoli non è una città per disabili, sia per la conformazione fisica perché comunque è una città faticosa, anche a piedi, è tutta salita e discesa quindi già è difficile renderla accessibile. Sia perché è una città accogliente da un punto di vista diciamo sentimentale, perché Napoli è una città accogliente da un punto di vista pratico, però la città fa ancora fatica a mettere in pratica quella accoglienza che invece è tipica delle persone napoletane. 

 Cosa avete in mente per migliorarla? 


Stiamo lavorando molto con il Garante dei Disabili, ma abbiamo messo anche in atto il certificato unico per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Ed è un lavoro che si fa a attraverso diversi assessorati, non si fa solo con il Welfare, ma anche con l’Urbanistica, il Verde pubblico, quindi è un lavoro molto importante che serve proprio a realizzare un piano strategico dell’abbattimento delle barriere architettoniche. 

 Un bilancio del 2024 


Noi abbiamo vinto un bando e abbiamo dato la possibilità a 14 associazioni piccole del terzo settore di svolgere tutte le attività legate alla disabilità, molto diverse tra loro, tra la formazione, la cultura, i laboratori artistici, le visite guidate. Cioè abbiamo confezionato 97 progetti per il dopo di noi, tutti attivati, più altri 42 in attesa di giudizio, quindi definitivi. Abbiamo cercato di dare a tutti l’assegno di cura, seppur dimezzandolo, cioè dividendo la somma totale ma non lasciando fuori nessuno.  
 
Legge di Bilancio e disabilità: cosa manca? 

La visione dei bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie.  
 

Tra gli obiettivi del ministro Locatelli c’è lo stanziamento di 90milioni nel 2025 per assicurare l’autonomia abitativa alle persone con disabilità e una legge per il riconoscimento della figura del caregiver nel 2026. Sono misure che aiutano?

  Sì possono aiutare ma dipende dai tempi di attuazione, soprattutto dalle modalità. Basti pensare che la legge dopo di noi è faticosa, si fanno proprio i salti mortali per attuarla.  È lenta, presuppone un passaggio enorme tra comune, regione e Asl. E quindi anche per un ragazzo che ha una disabilità, che deve fare un progetto di vita indipendente, o una ragazza adulta con la sindrome Down. È faticoso che devi passare pure dall’approvazione dell’ASL, perché la ragazza mica è malata, è disabile. E’ tutto molto farraginoso, soprattutto per le famiglie, quindi spero che ci sia una consapevolezza rispetto ai bisogni delle famiglie, delle persone con disabilità.  

 Lei un po’ di tempo fa disse che “La scuola deve investire sulle potenzialità dei bambini disabili”. In che senso? 

La scuola è usata. Ad esempio, se sei laureato in Comunicazione puoi prendere un TFA e operare al cuore? No. Però puoi prendere un TFA e andare a fare l’insegnante di sostegno. Questo non è giusto, significa che io do la possibilità ai bambini disabili di accontentarsi di gente che pur di entrare nel mondo della scuola trova una strategia: non è giusto per i dirigenti, per gli insegnanti e per i genitori.  

 

                                                di Adriano Affinito 

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