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di Mirella D’Ambrosio

AGRIGENTO. Uomini e donne, mano nella mano, hanno dato vita ad un“SOS” nelle acque cristalline dell’isola per chiedere salvataggio e sull’assistenza delle persone che arrivano in condizioni disperate sulle coste italiane. La grande mobilitazione di Amnesty International sull’isola di Lampedusa è cominciata ieri per chiedere all’Unione europea di concentrarsi sugli aiuti anziché rafforzare costantemente le sue frontiere nel tentativo di tenerle alla larga.

“VIOLATI I DIRITTI INTERNAZIONALI” – L’organizzazione per i diritti umani, che ha ultimamente rivolto dure critiche all’Italia per aver ripristinato gli accordi con la Libia sul controllo dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, sta sollecitando l’Unione europea a chiedere agli stati membri di non violare i loro obblighi di diritto internazionale. «Nel 2011 il governo italiano provocò la crisi di Lampedusa, bloccando i trasferimenti verso la terraferma. L’Europa lasciò Lampedusa completamente da sola nel suo grande sforzo di aiutare le persone arrivate sull’isola. Fu da un lato un’autentica crisi per Lampedusa, dall’altro una sfida di minime proporzioni per l’Europa», ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.

COREOGRAFIA IN MARE «Nonostante accolgano solo un’esigua parte dei rifugiati del mondo, gli stati dell’Unione europea stanno voltando le spalle a questa immensa sofferenza umana, preferendo spendere miliardi per impedire alle persone di raggiungere il continente. Le persone muoiono alle porte di casa nostra. Non sarebbe meglio aiutarle anziché continuare a tirare fuori soldi per ricacciarle indietro?» ha proseguito Beger. Così, oggi, attiviste e attivisti di Amnesty International provenienti da 20 paesi europei oltre che da Australia, Israele, Marocco e Tunisia e che questa settimana stanno partecipando al campo sui diritti umani a Lampedusa, sono scesi in spiaggia e hanno formato in acqua, insieme ad abitanti dell’isola, la gigantesca scritta “SOS”, rivolta all’Europa e all’Italia. Un coreografia che ha fatto rivivere tutta la sofferenza delle persone che arrivano su imbarcazioni sovraffollate e la necessità impellente di modificare le politiche europee in tema d’immigrazione. La mobilitazione di Amnesty International ha reso anche un tributo agli eroici sforzi fatti dalla popolazione lampedusana all’inizio del 2011.

LA MORTE IN NUMERI – La scorsa settimana, 54 persone sono morte di sete mentre la loro imbarcazione era in avaria nel Mediterraneo. Mentre, nel 2011 circa 1500 persone sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, nonostante quel tratto di mare fosse sorvegliato, in un modo senza precedenti, dal mare e dal cielo, durante l’intervento della Nato in Libia.
«Nonostante avesse promesso trasparenza, ad aprile l’Italia ha firmato un altro vergognoso accordo con la Libia, in continuità con le politiche del precedente governo. In Libia si continua a torturare e i migranti e i rifugiati vengono perseguitati» ha concluso Beger.

 LAMPEDUSA SIMBOLO DELLA LOTTA ALL’IMMIGRAZIONE – Fino a domani, 21 luglio, circa 75 attivisti e simpatizzanti di Amnesty International provenienti dall’Italia e da altri paesi e sezioni dell’organizzazione avranno modo di confrontarsi tra loro, impegnarsi in attività di formazione e mobilitazione, incontrare la popolazione e le associazioni locali che si occupano di ambiente e di diritti umani. «Lampedusa è diventata il simbolo di come i paesi europei e l’Unione europea affrontano l’immigrazione in Europa» ha affermato Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia. «E’ proprio da qui, che Amnesty International trasmetterà i propri messaggi di solidarietà e di rispetto per i diritti umani di migranti, richiedenti asilo e rifugiati».

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Ho un’età che mi ha consentito di vedere due cose fondamentali: 1. Maradona allo stadio 2. il mio lavoro pagato in lire. Ho cominciato a scrivere articoli col Roma, poi ho fatto il copywriter e infine sono tornato al giornalismo collaborando prima con Repubblica e, dal 2006, con Il Mattino. Curo gli uffici stampa, vado pazzo per il CSV Napoli (dove lavoro e sono felice), coltivo l’ironia ma non innaffio le piante.

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