Un paradosso che sa di beffa: ottenere alla fine del 2020 dal Capo dello Stato Sergio Mattarella l’onorificenza di Cavaliere del lavoro, “per il quotidiano e instancabile impegno nella promozione della legalità e nel contrasto al degrado sociale e culturale’’, ma costretto a bloccare le attività nello stesso luogo del successo a causa di lungaggini burocratiche non ancora superate (senza dimenticare ovviamente le attuali restrizioni per l’emergenza Covid). Ciro Corona, presidente della cooperativa (R)esistenza anticamorra, sente di vivere in una sorta di limbo. L’Officina delle Culture di via Arcangelo Ghisleri di Scampia, ex casa del buco e deposito di armi dei clan che Corona ha rivitalizzato a partire dal 2013, è chiusa in attesa che si attui la permuta tra Comune di Napoli e la società partecipata dei rifiuti Asìa. Un passaggio necessario per dare vita alla stipula di un contratto di fitto dopo la scadenza nel 2018 del comodato d’uso che una delibera comunale del 2012 aveva nei fatti avviato. Corona e la cooperativa (R)esistenza anticamorra, insieme alle altre realtà che hanno operato e operano all’interno dell’Officina delle Culture –  A.s.d. Champion center: la Scampia che vince”; A.s.d, Le ali di Scampia, Cooperativa Iron Angels; Associazione Officina della Fotografia; Associazione Centro Insieme onlus; Associazione “RipuliAmo Napoli”, Associazione “Drom”; Associazione “Progetto per la vita”; Coordinamento territoriale Scampia; Cooperativa Sociale Onlus “Obiettivo Uomo”, il gruppo degli ex detenuti lamentano una presunta mancanza d’incisività all’amministrazione de Magistris come lo stesso Ciro Corona ha imputato ancora mercoledì all’assessore al Patrimonio Alessandra Clemente venuta a Scampia per seguire l’iniziativa dei test con i tamponi gratuiti per i cittadini tenutasi a pochi metri di distanza dalla sede dell’Officina delle Culture.

«Sono stato nominato cavaliere del lavoro dal presidente della Repubblica per l’instancabile lavoro quotidiano sul territorio e di questo sono contento, ma vorremmo stancarci di meno ed essere legati meno a questioni burocratiche. Ad oggi siamo chiusi e non abbiamo la titolarità per aprire una casa famiglia per bambini da zero a 6 anni oramai pronta. Ci viene negata la possibilità di dare opportunità lavorative per il territorio. Noi vogliamo pagare l’affitto dopo la regolarizzazione delle procedure. Temiamo, però, tempi incerti e che tutto possa fermarsi se a seguito delle prossime elezioni cambiasse il colore politico dell’amministrazione» l’invettiva di Corona. Questa la risposta dell’assessore Clemente alle obiezioni: «Dopo l’approvazione dell’ultimo bilancio, noi possiamo portare avanti l’attività di permuta con Asìa per far passare al Comune quell’immobile. Nel frattempo vale quel contratto che con Asìa ha riconosciuto nel 2012 con le realtà che all’interno operano. Queste sono battaglie più importanti delle elezioni e nessuno metterà in discussione queste attività, al di là del colore politico. Il nostro lavoro c’è». Parole rinfrancanti? Non sembra per Ciro Corona secondo cui «i tempi ci paiono ancora indefiniti, restiamo preoccupati». 

di Antonio Sabbatino