ortisocialiFIRENZE – Giuseppe va nell’orto quasi tutti i giorni. Uno sì e uno no annaffia (l’acqua c’è a giorni alterni, è regolata per evitare sprechi), ma c’è sempre qualcosa fare, tra seminare, piantare, raccogliere, curare le piantine. Nel suo quadrato di terra coltiva pomodori, melanzane, peperoni, insalata e ha piantato i fagiolini. Invece di andare al mercato viene a fare la spesa di verdure nell’orto, uno di quelli sociali assegnati dal Comune. «Un po’ si risparmia, anche se ci sono sempre le piantine e i semi da comprare», racconta. «E mi svago con la testa. Ho sempre avuto la passione della terra, a 15 anni facevo 7 km a piedi uscito da scuola per andare a trovare i nonni in campagna», ricorda. Adesso il «pollice da contadino» gli è tornato utile. Sopratutto da quando è in cassa integrazione, un po’ per fare economia un po’ per ingannare il tempo e rendersi utile.
Giuseppe, 58 anni, originario di Salerno, ha lavorato per 30 anni come muratore e per 1o come gruista. Da tre è in cassa integrazione, dal marzo scorso è in mobilità, ha 40 anni di contributi ma non può ancora andare in pensione ed è senza lavoro. «Quando mi scadrà la disoccupazione non so dove battere il capo», confida. Le verdure che coltiva le porta a casa (con i pomodori la moglie fa le conserve di sugo, «invece di andare a comprarle») o le regala agli amici. E sono così buone che vanno a ruba: «C’è qualche ladruncolo dell’orto», ammette.
I cittadini-contadini come Giuseppe sono sempre di più. Anziani ma anche disoccupati, giovani coppie, studenti, disabili. A Firenze ce ne sono 865, di proprietà del Comune (dalle Cure a San Lorenzo a Greve, da San Bartolo a Cintoia a via Piemonte). Le richieste aumentano, complice la crisi e la riscoperta dei prodotti a km zero. Per l’ultimo bando per l’assegnazione degli appezzamenti di via Dazzi nel Q5, per esempio, sono arrivate oltre 130 richieste per 59 orti disponibili. I terreni, da 19 a 25 mq ciascuno, vengono dati gratis, ma viene richiesto un piccolo rimborso per il consumo di acqua. Gli assegnatari devono risiedere nel quartiere, avere oltre 60 anni, essere pensionati, non possedere terreni in altri comuni. Ma negli ultimi anni il bando è stato esteso anche a cittadini in mobilità, persone a rischio sociale, portatori di handicap, coppie con figli minori, scuole e associazioni che svolgono attività rivolte a categorie svantaggiate. Sono uno specchio della società di oggi. «Un tempo gli orti sociali erano patrimonio dei pensionati, ora c’è molto interesse anche da parte delle giovani coppie – dice il vice sindaco Stefania Saccardi – Gli orti sono un modo per non lasciare terreni incolti, aiutare a socializzare, dare una mano economica e valorizzare prodotti a km zero». Palazzo Vecchio ci punta molto (tra i progetti c’è la realizzazione di un «orto sociale modello» da far visitare agli assegnatari con l’illustrazione da parte di un tecnico) e sta valutando nuovi terreni comunali inutilizzati da destinare all’agricoltura e da affidare ai sempre più numerosi contadini di città.

I. Z. per il Corriere Fiorentino

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui