ROMA – Nel 2017 sono arrivati in Italia 119.369. Oltre 60mila in meno rispetto ai 181.436 dell’anno precedente. Gli arrivi dei rifugiati sono diminuiti, ma l’assistenza di quelli che sono fuori dal circuito dell’accoglienza aumenta. È questa la fotografia generale che esce dal quadro del rapporto del Centro Astalli presentato ieri mattina a Roma. Dal documento emerge che il Centro Astalli nel solo 2017 ha assistito 30mila rifugiati e ha servito 60mila pasti. Numeri che riguardano in larga parte la capitale. A Roma, infatti, gli assistititi sono stati 14mila. Non potrà essere così in futuro. Lo scorso marzo è entrata in vigore una delibera comunale che revocava agli enti di tutela abilitati a Roma la possibilità di rilasciare il proprio indirizzo a richiedenti asilo e rifugiati per l’iscrizione anagrafica. Non solo. Lo scorso anno la giunta Raggi ha fatto eseguire lo sgombero di alcuni edifici occupati da anni da migranti, tra i quali anche titolari di protezione internazionale. “A Roma, in particolare, si tratta in molti casi di richiedenti asilo che hanno abbandonato i Cas delle diverse regioni italiane dove erano stati inizialmente accolti e che per questo, avendo ricevuto la revoca delle misure di accoglienza, restano tagliati fuori da ogni forma di accompagnamento”, si legge nel rapporto.
Sempre più migranti vivono per strada perché la rete dell’accoglienza non è sufficiente. Ci sono richiedenti asilo che risultano esclusi dalla rete dopo aver ricevuto la revoca delle misure di accoglienza e sono costretti a lasciare i Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Non è sufficiente neanche l’accoglienza della rete Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati), che, nonostante aumenti la propria disponibilità ogni anno, nel 2017 è riuscita a coprire il 15 per cento dei circa 205.000 posti disponibili.
Gli sbarchi – La diminuzione degli arrivi in Europa non significa che meno persone scappano dal proprio Paese. Nel 2017 il Centro SaMiFo, che assiste vittime di violenza intenzionale e tortura, ha evidenziato che dalle visite psichiatriche e medico-legali emergono racconti drammatici delle esperienza di viaggio. Aspetto sottolineato anche da padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli, il quale, intervenendo nel corso della presentazione del Rapporto ha dichiarato che «un altro dato preoccupante nel corso del 2017 è stato l’aumento del numero di persone traumatizzate dal viaggio e soprattutto dalla detenzione nei centri in Libia. E tali eventi traumatici costatiamo sempre più frequentemente avvengono lungo il percorso migratorio soprattutto per le donne e hanno una profonda influenza sulle condizioni psicofisiche dei richiedenti asilo».

di Ciro Oliviero

© Giuseppe Vitale – Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”

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