NAPOLI – Emilia ha 11 anni ed ha subìto 3 interventi a cuore aperto. E’ adagiata nel suo lettone d’ospedale, avvolta in una coperta rosa. Parla del suo futuro, mentre la matita scorre su un foglio che si anima di vita. Racconta di voler diventare una chirurga perché “solo così può dare un senso alla sua esperienza e al suo dolore”. Nel reparto di cardiochirurgia infantile del nuovo Policlinico di Napoli, le storie dei pazienti si intrecciano e sostengono ogni giorno, in una stanza dai mille colori che interpreta e raccoglie momenti di difficoltà e che inganna i capricci del loro cuore.  Sono tanti, piccoli, alcuni piccolissimi. Dipingono, impasticciano, tagliano, incollano  e sorridono tra pennelli ed orsacchiotti sparsi  ovunque.
ARS FLUENS – Sono i bimbi che partecipano al laboratorio di arteterapia dell’associazione “Ars Fluens”, diretto dall’ artista Daniela Morante. “Il progetto- dichiara – nasce nel 2010 con l’obiettivo di far superare ai bambini la paura legata alla degenza, all’essere in ospedale per le visite di controllo. All’inizio erano talmente impauriti che abbiamo avuto difficoltà persino ad avvicinarli, poi pian piano si sono convinti ed oggi sono a tutti gli effetti dei piccoli allievi. Vengono qui sapendo che c’è un’attività nuova che li aspetta e tutto ciò riduce l’ansia e alleggerisce il peso dell’attesa dei genitori. Cerchiamo di distoglierli dall’ambiente ospedaliero, catturare la loro attenzione e risvegliare la curiosità, permettendo di conoscersi, socializzare e relativizzare in qualche modo la loro problematica. Questo li rende meno soli ed aiuta ad esprimere, attraverso un’attenta pratica creativa, disagi e  paure”.
LE TESTIMONIANZE – Un’ esperienza che caratterizza   positivamente il percorso di degenza dei bambini. “Con la voglia di dipingere – prosegue Morante- e stare con noi, succede che si alzano prima dal letto dopo le operazioni, hanno uno stimolo maggiore nel voler camminare per raggiungere lo spazio del laboratorio. Siamo una piccola esca che aiuta nel processo di guarigione. Cerchiamo di farli stare bene, di farli esprimere lavorando sulle emozioni   e sulla loro tensione emotiva”. Un momento di incontro e di confronto che permette di affrontare e superare esperienze dolorose e traumatiche, lavorando su un percorso di disagio fisico e psicologico del bambino. Un progetto che ad oggi si rende indispensabile, come afferma una mamma che aspetta nel corridoio dell’ospedale e sorride guardando la propria bimba divertirsi. “Mia figlia ha 6 anni e da quando aveva un mese veniamo qui. E’ cresciuta in questo reparto e quando dobbiamo fare i controlli è emozionata, non vede l’ora di incontrare i suoi amici e  pasticciare. Ci sentiamo a casa e devo a tutti un immenso grazie”.
 

di Carmela Cassese

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