CIMG0268NAPOLI – Nell’oasi degli Astroni, i volontari de del WWF Campania liberano quattro rapaci curati presso il Centro di Recupero per Animali Selvatici (CRAS) “Frullone” di Napoli. Si tratta di una civetta, un allocco, un gheppio e pecchiaiolo. I primi tre animali erano nidiacei mentre l’ultimo rapace era stato curato per un trauma cranico.
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IL CRAS – La dottoressa Francesca Ciccarelli del Cras ASL NA1 ha spiegato come avviene la riabilitazione degli animali e in particolare dei rapaci. Il Cras non è un ambulatorio, gli animali curati non sono animali domestici ma solo selvatici, e l’obiettivo è curarli e reintrodurli nuovamente nell’ambiente. La terapia degli animali si divide in sette fasi: accettazione, visita clinica, esami diagnostici, prima degenza, reparto riabilitazione, inanellamento e rilascio. Ogni anno il Cras cura centinaia di animali e il numero cresce ogni anno sintomo di una maggiore sensibilità delle persone: nel 2012 sono stati 1303 gli animali assisiti nel centro; nel 2013 nel periodo da gennaio ad agosto sono stati 1031. La causa principale di ricovero è la caccia ma non solo quella legale infatti molti degli animali presi in cura con ferite d’arma da fuoco sono specie protette che non potrebbero essere cacciate. Gli animali impallinati dai cacciatori presentano non solo fratture ma soprattutto lesioni agli organi interni che in buona parte dei casi risultano essere fatali per l’animale. I nidiacei sono gli assistiti principali dopo gli animali feriti da cacciatori. Un ulteriore dato che ci fa capire che ogni anno aumenta sempre di più la sensibilità nei confronti degli animali è dato dal fatto che i privati cittadini sono i primi nelle consegne al Cras, seguono le associazioni, i corpi di polizia; un ulteriore aiuto viene fornito dall’Asl e dal pronto soccorso veterinario di Napoli.
SPECIE A RISCHIO – Vincenzo Cavaliere del WWF Campania ha invece spiegato come funziona l’inanellamento, che viene fatto agli animali curati al Cras e non solo. La funzione principale è lo studio delle migrazioni e delle abitudini degli uccelli. Grazie a questa tecnica di studio è anche possibile capire quali sono le specie a rischio. Per esempio è stato utile per capire che il gabbiano della Corsica ha solo due colonie dove si riproduce e un disastro ecologico potrebbe far estinguere la specie per questo è stato dichiarato specie protetta e in Italia, secondo luogo dopo la Spagna con maggiore presenza di questo uccello, sono state create delle apposite colonie per la salvaguardia della specie.

di Norma Gaetani

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