Una donna 21enne che allatta il suo neonato. Una bambina che, con la mamma, parla al telefono con un altro familiare. Un gruppo di bimbe che giocano in mensa. Un’altra costretta a stare in isolamento preventivo nel periodo più duro della Pandemia da Covid. Sono alcuni degli scatti più significativi della mostra fotografica di Anna Catalano dal titolo “Senza Colpe’’, inaugurata nella sede del consiglio regionale della Campania.

La curatrice, con decine di immagini dal forte impatto visivo ed emotivo, ha voluto raccontare la vita dei bambini costretti a frequentare il mondo connesso al sistema detentivo e carcerario a causa delle pene che loro madri devono scontare per aver commesso reati. Tante le fotografie con protagonisti detenute  e i figli all’interno dell’Icam, l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri, del carcere avellinese di Lauro a cui si aggiungono quelli di Milano Roma, Torino, Venezia. Oltre alla mostra fotografica è possibile ammirare in esposizione vestiti e altri oggetti di sartoria frutto del lavoro di 5 detenute del carcere di Pozzuoli assunte dalla Palingen Srl.

I numeri- A presenziare all’iniziativa il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, l’assessore alla Formazione Professionale Armida Filippelli, il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello e l’ex deputato Pd Paolo Siani che aveva presentato e fatto approvare alla Camera dei deputati nella scorsa legislatura una legge per realizzare case famiglie dove i bambini potessero passare in un ambiente più consono il tempo insieme alle loro madri detenute. La legge, con la caduta del governo Draghi, si è poi incanalata su un binario morto senza l’approvazione al Senato. «Certezza della pena e qualità della pena da scontare» è per Samuele Ciambriello l’abbinamento giunto per garantire la maggiore serenità possibile ai minori che vivono con donne condannate a carcere. Il garante regionale dei detenuti ricorda: «Ogni anno sono 27.000 aldi sotto dei 14 anni d’età che sono entrati nelle 159 carceri italiane avendo lì i familiari. Certezza della pena e qualità della pena da scontare. Su 56mila detenuti ci sono 2392 donne, in Campania 333 donne detenute, attualmente 10 donne con 9 figlie stanno al carcere avellinese di Lauro».

La proposta alternativa – Come detto, con la caduta del governo Draghi la proposta di legge per superare gli Icam, da lasciare come estrema ratio, e istituire case famiglie per bambini di donne detenute, approvata nel maggio 2022, si è arenata. Secondo Paolo Siani l’Icam «non può essere definito un asilo nido perché ci sono le sbarre e ci sono luci sempre accese. La legge che volevamo approvare aveva l’idea di far scontare auna mamma la propria pena in un’area protetta, (in Italia ce ne sono due a Milano e a Roma), senza sconti di pena senza che però abbia un impatto duro per il bambino. In questa legislatura – afferma il pediatra del Santobono –  è stata presentata nuovamente da Deborah Serracchiani alla Camera con carattere d’urgenza, ma l’attuale maggioranza ha portato degli emendamenti diversi. Il Ministero aveva dato anche dei fondi (1 milione di euro l’anno per 3 anni, 250.000 di euro di essi destinati alla Campania, ndr) ma mancano i decreti attuativi». Quindi tutto è perduto? Non proprio. Dice sempre Paolo Siani: «Il consiglio regionale può riprendere quel testo e approvarlo qui». Peraltro, con 5 consigli regionali italiani che approvano lo stesso testo, la legge può avere carattere nazionale. Da esperto pediatra, l’ex deputato democrat sottolinea anche un altro aspetto importante. «Con il sistema attuale, stiamo cercando di educare una mamma in carcere tenendo in carcere un bambino innocente. Esiste una sindrome della prigionia per chi è detenuto e anche per un bambino che deve crescere in un carcere in età dello sviluppo cerebrale. Ci sono bambini restati in carcere dai4 ai 7 anni, in cui si impara a leggere e scrivere».

Infine Siani racconta un episodio. «Un bambino aveva chiesto a un suo coetaneo del perché non potesse mai andare a giocare a casa sua, si è sentito rispondere, “perché mia madre ha sempre il mal di testa’’. Non credo sia giusto». La sartoria per le detenute di Pozzuoli MassimoTelese, imprenditore, gestisce la Palingen Srl con cui sta dando, con regolare contratto dopo un corso di formazione, la possibilità a 5 detenute del carcere di Pozzuoli di rifarsi un avvenire tramite il lavoro di sartoria realizzando vestiti e non solo. «C’è in loro un senso di rivalsa – dice Telese presente anche lui all’inaugurazione – Abbiamo puntato anche sull’autostima. Noi non vogliamo sapere nulla del capo d’accusa e della pena da scontare. Abbiamo anche notato che le donne che escono dal carcere si trovano di fronte un pregiudizio». Telese poi annuncia che fra un mese sarà allestita «al Pio Monte della Misericordia una nuova sartoria con la quale le donne detenute possono accedere a misure alternative per crearsi un avvenire. In modo, non perderemo queste persone che vogliono superare il periodo della detenzione».

di Antonio Sabbatino

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