ROMA. Purtroppo la musica non cambia, così come la situazione degli italiani: persone sole, spesso anziane, famiglie in difficoltà con l’affitto e i consumi quotidiani e una disoccupazione che aumenta nell’ultimo anno. Una situazione che vede ancora una volta le famiglie diventare il primo e spesso unico ammortizzatore sociale. È questo il quadro che emerge dal Rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio presentato dalla Comunità di Sant’Egidio presso la Camera di Commercio di Roma. «La famiglia sta supplendo a molte difficoltà – ha spiegato Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio -. La famiglia oggi in Italia ha erogato 20 miliardi di euro  nell’ultimo anno per coprire problemi di altri membri. Molto del disagio sociale in Italia non si avverte perché la famiglia sta aiutando gli altri membri. Questa è la grande risorsa italiana». Nonostante tutto, però, per Marazziti mancano strumenti che sostengano la famiglia. «L’Italia è il penultimo paese in Europa per trasferimenti diretti alle famiglie – ha aggiunto Marazziti -. Non esiste un sistema di benefit. Esistono solo degli strumenti arcaici che non incidono. Le famiglie che permettono agli anziani di vivere con dignità a casa e di non finire in istituto dovrebbero poter avere delle agevolazioni o dei contributi diretti. Se non ci sono le risorse per introdurre subito il quoziente familiare e ristrutturare tutta la tassazione a vantaggio delle famiglie più numerose e meno abbienti, che possano avere sgravi fiscali». Insufficienti anche gli strumenti per il contrasto della povertà attuali, come la social card rilanciata dal governo Monti in una sperimentazione che coinvolgerà soprattutto le famiglie in difficoltà. «Si tratta di uno strumento insufficiente – ha spiegato Marazziti -. Noi dobbiamo introdurre il reddito minimo di sostentamento e di inserimento sociale perché dobbiamo evitare che dalla povertà temporanea si arrivi a quella strutturale. Questo sarebbe un peso impossibile da sostenere per l’Italia. Il reddito minimo non è uno strumento assistenziale, ma un patto con i cittadini in difficoltà. Si aiuta chi è in difficoltà ma c’è anche la formazione e se si trova un lavoro, non deve essere rifiutato».

di Davide Domella

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