Affrontare il labirinto della burocrazia può essere un’impresa complicata; farlo tenendo per mano il proprio figlio speciale si può trasformare in una esperienza ai limiti dell’umana accettazione. Lo sanno bene le famiglie che lottano, in diversi Ambiti sociali della Campania, per il riconoscimento del diritto dei propri cari con sindrome dello spettro autistico all’ottenimento dell’assegno di cura. Una voce su tutte, per raccontare di questa estenuante gimcana tra istanze, documenti e carte bollate, è quella di Marianna, mamma di Emmanuele, sedicenne cui è diagnosticato autismo con gravità severa che nel suo bagaglio di adolescente trasporta già un pesante fardello di problematiche che mamma Marianna affronta con temperamento e ottimismo.

Emmanuele rientra nell’Ambito sociale numero 16 che comprende i Comuni di Calvizzano, Melito (capofila), Mugnano di Napoli, Qualiano e Villaricca. Nel 2019, mamma Marianna presenta istanza per avere il cosiddetto assegno di cura, un sostegno di natura economica previsto per chi accudisce anziani non autosufficienti o persone con disabilità. Istanza respinta, racconta la stessa Marianna «per la mancanza di un requisito, ovvero l’Adi, che ha comportato l’esclusione dal fondo». L’Adi è l’assistenza domiciliare integrata. Domanda riproposta nel 2020, stavolta Emmanuele beneficia dei fondi previsti dal bando emanato nell’ottobre del 2020.

Giravolte della burocrazia, insomma. Ma la svolta del 2020 spinge mamma Marianna a chiedere il riconoscimento dell’assegno anche per l’annualità precedente e, assistita da un legale, a presentare ricorso al Tar; ricorso che da due anni si è arenato, spiega ancora la mamma di Emmanuele, «per l’impossibilità di reperire la cosiddetta Uvi (Unità di valutazione integrata ndr). Inoltre il Comune non si è mai presentato dinanzi ai giudici».

Si arriva così al settembre del 2021: altro bando, altra domanda presentata dalla signora Marianna il 9 settembre, ben prima dunque della scadenza del 28 ottobre. Eppure «da allora sono trascorsi sei mesi e non abbiamo ancora avuto alcuna risposta. Anzi, assisto a un continuo scaricabarile tra il Comune capofila di Melito, che mi rimanda al Comune di Mugnano dove viviamo, e il Comune di Mugnano che mi rimanda a Melito. Eppure l’Ambito conosce bene la situazione, ho presentato fatture per spiegare anche le spese che sostengo per Emmanuele, compreso uno psicologo educatore che è guida ma anche unico contatto con l’esterno per mio figlio. Ho inviato, come richiesto, il modulo Isee perché dovrebbero stilare una graduatoria di beneficiari in base al reddito. Ma nulla si muove, ci dicono che la Regione non ha fondi a sufficienza, che Emmanuele potrà beneficiare del sostegno se ci saranno ‘fondi a sufficienza’. Ci sentiamo in un labirinto».

«E’ assurdo – continua –non avere risposte da sei mesi. Non possiamo vivere in un limbo, il nostro progetto di vita deve andare avanti a tutti i costi, Emmanuele deve continuare con le sue tante attività e io ho diritto ad avere una risposta chiara per poterlo organizzare questo progetto di vita, per calibrare le spese».

Marianna non è l’unico genitore in questa situazione nell’Ambito sociale 16, altre famiglie attendono di capire se sono (ancora) beneficiarie dell’assegno di cura. Una speranza arriva da Salerno: a una minore con sindrome dello spettro autistico il Tar ha riconosciuto l’assegno di cura che le era stato negato dal Piano di zona, e il riconoscimento è arrivato nonostante la bambina non avesse il requisito delle cure domiciliari.

 

di Bianca Bianco

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