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Effetto crisi sugli anziani? Ottantamila vendono case in nuda proprietà

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ROMA. Nei primi mesi del 2012 si è registrato un vero e proprio boom della vendita di immobili in nuda proprietà con un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono ben 80mila gli anziani che hanno scelto questa particolare formula, soprattutto nelle grandi città. E’ quanto emerge da un’analisi realizzata dallo Spi-Cgil sull’andamento del mercato immobiliare. «Il fenomeno della nuda proprietà – si legge in una nota del sindacato – rappresenta il segno tangibile di una crisi che avanza sempre di più e che porta gli over 65 anni a dover ‘sacrificare’ la propria casa pur di avere una liquidità che gli possa garantire il proprio mantenimento a fronte di un potere d’acquisto delle pensioni drasticamente in calo e del costante aumento del costo della vita, dei servizi, dei prezzi e delle tariffe».
LA SCELTA DEGLI ANZIANI – Perché gli anziani italiani scelgono di vendere il proprio immobile in nuda proprietà è semplice. Secondo lo studio della Cgil è determinante avere “risorse” per aiutare figli e nipoti alle prese con la crisi occupazionale o con le difficoltà ad accedere al mercato del lavoro.
RECORD PER IL LAZIO – Il primato del ricorso degli anziani alla vendita in nuda proprietà spetta al Lazio, con oltre il 40%. Il 36% è stato registrato nella sola città di Roma dove gli annunci di vendita con questa formula erano 2.300 nel 2008, 3.100 nel 2009, 5.100 nel 2010 fino ad arrivare ad 8.700 nel 2011. Seguono la Lombardia con il 14%, la Toscana con il 12%, la Liguria con l’11%, il Piemonte con il 9% e l’Emilia-Romagna con il 5%.

di redazione

PER SAPERNE DI PIU’
Il Sindacato  Pensionati Italiani 

Presentazione rapporto di Amnesty

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ROMA. Mercoledì 23 maggio 2012, alle 12 a Roma, presso la Sala Igea dell’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani (Piazza della Enciclopedia Italiana, 4), sarà presentato il rapporto annuale di Amnesty International 2012 (pubblicato in Italia da Fandango Libri). Il volume  documenta la situazione dei diritti umani nel corso del 2011. Con le sue cinque panoramiche  regionali e una documentazione dettagliata su 155 paesi e territori, il Rapporto mostra come nel  2011 la richiesta di diritti umani sia riecheggiata senza sosta in ogni angolo del pianeta.
Interverranno per la Sezione Italiana di Amnesty International: Christine Weise, presidente,  Carlotta Sami, direttrice generale,  Giusy D’Alconzo, direttrice ufficio campagne e ricerca, Riccardo Noury, portavoce.
PER SAPERNE DI PIU’
Il sito di Amnesty International

Oncologia per l’Africa: “Il cancro non colpisce solo l’Occidente”

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Roma. «Il cancro non è solo una malattia del mondo occidentale. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che entro il 2020 in Africa si avranno 13 milioni di nuovi casi e circa 1 milione di decessi all’anno. Una vera e propria emergenza all’orizzonte. La diagnosi tardiva e le difficoltà economiche relative all’accesso alle cure rendono il tasso di mortalità quasi sovrapponibile a quello dell’incidenza. In Uganda, su 10 donne malate di cancro alla cervice uterina, ne muoiono nove. Mammella e cervice uterina i tumori più diffusi tra le donne; bronchi/polmoni, stomaco, fegato e prostata per gli uomini. Inquinamento, cambio dello stile di vita, agenti infettivi hanno probabilmente incrementato queste forme tumorali, incluse leucemie e linfomi che colpiscono soprattutto i bambini». Sono alcuni dati forniti da “Oncologia per l’Africa onlus”. In vista della Giornata mondiale del malato oncologico, in programma il 20 maggio, la onlus sottolinea: «Scarsa informazione, mancanza di risorse economiche, lontananza dagli ospedali e superstizione condannano moltissimi africani a diagnosi tardive quando le cure, ancora più invasive, diventano spesso impossibili per la carenza di chemioterapici (ancora a base di platino o fluoro), di macchinari per la radioterapia, di personale medico adeguatamente formato”.
MISSIONE AFRICA – Oncologia per l’Africa onlus nasce nel maggio 2010 con l’obiettivo di garantire il diritto alla salute a quanti si ammalano di cancro in Africa. Opera in Uganda, in particolare a favore delle donne e dei bambini. Informazione e sensibilizzazione sul territorio, campagne di prevenzione, formazione del personale sanitario in loco: queste sono tra le prime azioni che l’associazione promuove per riuscire a diagnosticare la malattia in fase precoce, con interventi più sostenibili e maggiori possibilità di prognosi positive. Nel gennaio 2011 viene condotta la prima campagna di screening senologico e ginecologico presso il Nsambya hospital di Kampala. A marzo dello stesso anno viene approvato dal ministero Affari Esteri il progetto “La salute della donna ugandese al Nsambya hospital di Kampala”. A gennaio 2012 si tiene la seconda campagna di screening presso il St. Joseph hospital di Kitgum, nel nord del Paese. 1.888 donne visitate gratuitamente in due settimane, 6 i casi di cancro riscontrati e curati e circa 70 le lesioni precancerose diagnosticate e trattate. La prevenzione può salvare la vita a migliaia di donne africane. Oncologia per l’Africa onlus invita a ricordarlo, affinché ammalarsi di cancro in Africa possa significare, come in Occidente, avere il diritto di guarire.
PER SAPERNE DI PIU’
Il sito di Oncologia per l’Africa 

di Luisa Corso

In marcia contro il cancro

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ROMA.  Per tre giorni Roma si tinge di rosa, il colore simbolo delle donne che hanno affrontato personalmente il tumore del seno e che testimoniano come da questa malattia si possa guarire. Ritorna nella Capitale, alle terme di Caracalla, il villaggio della salute “Race for the cure”, evento simbolo della ‘Susan G. Komen Italia’, organizzazione senza scopo di lucro basata sul volontariato che dal 2000 opera nella lotta al tumore al seno. La manifestazione, sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, con il patrocinio di Roma Capitale, Provincia di Roma, Consiglio regionale del Lazio, Coni, Fidap, policlinico Gemelli e con il contributo di Ipasvi, Federfarma Roma e collegio ostetriche Roma, e’ in programma dal 18 al 20 maggio 2012.
IL VILLAGGIO DELLA SALUTE – Per tre giorni, le terme di Caracalla si trasformeranno appunto in un villaggio della salute con iniziative per sportivi, famiglie, gruppi di amici e visitatori. Verrà allestita anche un’area giochi per bambini. Non potevano mancare i laboratori sulla prevenzione dei tumori del seno e della cervice uterina, rivolti a gruppi selezionate di donne che non accedono agli ordinari programmi di screening senologici per motivi sociali, economici e culturali.
PREVENZIONE – Da venerdìi a domenica verranno anche effettuati esami gratuiti di prevenzione dei tumori della pelle e delle malattie della tiroide. Previsti incontri con esperti ed angoli di informazione per saperne di più su alimentazione e prevenzione, sui danni del fumo, sulla prevenzione delle malattie della tiroide con l’uso del sale, sul linfedema, tutela sul lavoro delle donne operate e molto altro. Spazio anche alla bellezza con esperte make up artist a disposizione delle visitatrici.
PARTENZA DOMENICA –  La “Race for the cure”, giunta quest’anno alla sua tredicesima edizione, si concluderà con la corsa di domenica su un percorso di cinque chilometri (dalle terme di Caracalla al Colosseo) o, in alternativa, una passeggiata di due chilometri. Ad oggi sono già 30.000 gli iscritti.La “Race for the cure”, si tratta di una manifestazione aperta a tutti: grandi, piccoli, uomini e donne. La corsa partirà domenica allo stadio delle terme di Caracalla alle 10. Con un contributo minimo di 13 euro si riceverà la borsa gara con gli omaggi degli sponsor, il pettorale ricordo e la t-shirt dell’edizione 2012 dell’iniziativa. I fondi raccolti nella tre giorni serviranno per promuovere la diagnosi precoce, il benessere psico-fisico delle donne operate, l’aggiornamento degli operatori sanitari e l’acquisto di apparecchiature di diagnosi e cura attraverso progetti che saranno realizzati principalmente da altre associazioni, in una filosofia di condivisione e di non competizione.
PER SAPERNE DI PIU’
http://www.raceforthecure.it/ 

Ecco l’happening del volontariato

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BARLETTA. Tutto pronto per la festa itinerante del volontariato, organizzata dal Centro di Servizio al Volontariato “San Nicola”. Sabato 19 maggio, a Barletta, si parte con la Vª edizione dell’Happening del Volontariato. L’evento, organizzato in collaborazione con il comune di Barletta e con il Patrocinio della provincia Bat e del comune di Andria, sarà un’occasione di incontri tra le associazioni di volontariato partecipanti e i visitatori, nonché di riflessione sul significato dell’educazione che trova espressione nel modo di essere e di operare dei tanti volontari.
CONVEGNO – La manifestazione si apre alle 10, nella Sala rossa del Castello di Barletta, con il convegno “Volontariato è educazione”. Interverranno Rosa Franco, presidente del Csv “San Nicola”, e Alessandro di Carlo, coordinatore della cooperativa sociale “L’imprevisto” di Pesaro.  Il convegno sarà un momento di confronto con esperienze sul campo. “Il volontario – spiega Rosa Franco – è colui che dà valore alla vita dell’altro, in qualunque condizione versi. È un atteggiamento che genera fiducia, che produce un rapporto affettivamente persuasivo all’interno del quale il volontario può accompagnare colui che è il destinatario della sua opera in un percorso di potenziamento delle proprie capacità e, laddove c’è un disagio, di recupero dell’autostima”.
CREATIVITA’ IN FESTA – Nel pomeriggio, dalle 17, nella cornice dei Giardini del Castello, zona anfiteatro, spazio per la “Creatività in Festa”: le 35 associazioni di volontariato testimoniano il loro impegno a favore della crescita della comunità con spettacoli, esercitazioni, musica. Alle 21, spazio al concerto musicale “Oba” del gruppo “Os Argonautas”.
PER SAPERNE DI PIU’
www.csvbari.com

Blocco decreto flussi? L’Unhcr: “Quota zero non realistica”

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ROMA – Botta e riposta tra Laura Boldrini, Alto commissariato Onu per i rifugiati in Italia (Unhcr) e il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri. Il terreno dello scontro è sullo stop ai flussi migratori sul terriotorio italiano. La Boldrini, intervenendo a Cagliari al convegno delle Caritas del Mediterraneo “Migramed, Migrazioni nel Mediterraneo – Dialogo tra le sponde”,  ha spiegato: «Preoccupa questa dichiarazione politica del ministro, prima di tutto perché le persone migranti si prenderanno comunque i loro rischi per arrivare nel nostro Paese».  La rappresentante dell’Unhcr  ha spiegato che comunque la decisione non riguarderebbe i richiedenti asilo, ma solo i migranti per motivi economici. In  ogni caso, ha osservato la Boldrini, «flussi a quota zero non sono realistici».
«DOPPIO AUTOGOAL» – In linea l’intervento dell’assessore alle Politiche Sociali della provincia di Cagliari, Angela Quaquero, attuale presidente della Provincia ad interim: «Credo che bloccare i flussi migratori sic et simpliciter sia un doppio autogol. Un autogol – ha continuato – perché se si bloccano i flussi regolari aumentano immediatamente gli irregolari, che all’Italia costano molto di più in termini prevenzione e gestione della cosiddetta “clandestinità”. In secondo luogo, è un autogol perché rimangono comunque scoperte fasce di occupazione che continuano ci risulta a non essere coperte dai cittadini nativi italiani. Mi sembrerebbe molto più utile in questa situazione di crisi lasciare varchi all’immigrazione regolare più larghi quantitativamente, verificando con maggiore attenzione il progetto lavorativo di chi entra. Non dimentichiamoci che la crescita e la tenuta delle piccole imprese e in Italia oggi dovuta in altissima percentuale ai cittadini immigrati che paradossalmente stanno producendo pil e cercando occupazione». Le dichiarazioni del ministro Cancellieri bocciate anche dal presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli), Andrea Olivero: «Il blocco del decreto flussi – ha spiegato – avrebbe soltanto l’effetto di aumentare il lavoro nero».
PER SAPERNE DI PIU’
Il sito dell’Unhcr 

di Luisa Corso

Essere gay al Sud? È più difficile

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di Antonella Migliaccio

ROMA – Essere omosessuale è più difficile per chi vive al Sud. È quanto emerge dal Rapporto Popolazione omosessuale nella società italiana presentato dall’Istat oggi a Montecitorio in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, che ha intervistato un campione di 7725 famiglie italiane distribuite in 600 comuni italiani.

STEREOTIPI DIFFUSI – Se il 67% dei residenti nel Centro Italia – la zona più tollerante dello stivale – ritiene molto o abbastanza accettabile una relazione tra omosessuali, il valore scende al 49% se si considerano i  residenti di Sud e isole. Più difficile accettare le relazioni omosessuali e le loro esternazioni, più diffusi anche i classici stereotipi sull’argomento. Per cui il 32,3% degli abitanti del Sud associa omosessualità e immoralità (a fronte del 22,1% del Centro), il 28,3% resta convinto che l’omosessualità sia una malattia (il dato nazionale è del 25,2%) e il 29,7% che rappresenti una minaccia per la famiglia (contro il 19,9% del Centro).
PROBLEMATICA LAVORO E NOZZE – Anche lavorare ed essere omosessuali è più difficile al Sud, soprattutto quando i gay ricoprono  ruoli considerati di particolare responsabilità. Mentre al Centro il 15,1% ritiene poco accettabile un collega omosessuale, il 16,7% un superiore, il 22,8% un medico, il 17,5% un amico, il 20,6% un politico e il 34,6% un insegnante di scuola elementare, i valori, se si isola il dato del Mezzogiorno, crescono in maniera sistematica, diventando anche il doppio dei primi. Come nel caso degli insegnanti, ruolo inaccettabile se si è gay per più della metà della popolazione di Sud e isole (52,5%). Matrimonio per gli omosessuali neanche a parlarne: lo boccia il 66% degli intervistati al Sud, a fronte del 43,6% del dato nazionale. Il 24% degli abitanti del Mezzogiorno inoltre non vorrebbe omosessuali come vicini di casa, contro il 10,6% dei residenti al Centro.
PER SAPERNE DI PIU’:
– Vittime dell’ omofobia: per la prima volta una veglia in Chiesa

Lila a Beppe Grillo: “Qual è la sua posizione sull’Aids”

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di Alessia Marea

ROMA – “Egregio Beppe Grillo, le scriviamo perché crediamo che sia venuto il momento di chiedere una sua chiara, aggiornata e seria presa di posizione sul tema Hiv/Aids, dato che il suo nome viene molto sbandierato, grazie a un suo spettacolo di qualche anno fa, in innumerevoli mail che riceviamo e post che affollano siti e social network nostri e altrui, compreso il suo blog”. Inizia così la lettera aperta della Lega Italiana per la lotta contro l’AIDS (LILA) a firma del Presidente Alessandra Cerioli, il destinatario? Beppe Grillo. Lo stesso che, prosegue il documento, “In un suo spettacolo risalente al 1998 lei ha affrontato il tema dell’Aids, definendolo senza mezzi termini ‘la più grande bufala di questo secolo’, negando il legame tra Hiv e Aids, ovvero negando che sia un virus
trasmissibile che danneggia il sistema immunitario favorendo l’insorgere di patologie opportunistiche che possono portare alla morte. L’estratto è reperibile in versioni diverse, per esempio su YouTube. Lo spettacolo era ‘Apocalisse morbida’, trattava di temi medico-scientifici e puntava il dito contro le case farmaceutiche e in generale il business della salute globale. Erano anni in cui la discussione sul virus era accesa e non avanzata come oggi, anche se erano disponibili già dal 1996 le terapie che ancora oggi permettono la sopravvivenza alle persone che vivono con l’Hiv (gli inibitori della proteasi, non l’Azt). Erano gli anni in cui in Sudafrica il presidente Mbeki abbracciava le teorie dette, appunto, negazioniste, e invece di preoccuparsi di fornire ai propri cittadini le giuste terapie, diceva loro di curarsi col succo di limone, condannandoli a morte certa (…)

LA POLEMICA – “Siamo perfettamente consapevoli – si legge ancora nella lettera –  che lo spettacolo teatrale di un comico, che si avvale di un particolare linguaggio, chiamiamolo iperbolico, non equivale a un programma politico. Altrettanto però non si può dire di parecchi suoi attuali estimatori, che quello spettacolo lo stanno usando contro di noi e contro il buonsenso. Quella, del resto, resta l’unica sua forte, esplicita, pubblica presa di posizione sull’argomento Hiv/Aids: in appoggio alle ipotesi negazioniste. Che oggi vengono riproposte, e con rinnovato vigore, anche facendosi forza della sua sottoscrizione”.

GRILLO DICA LA SUA – L’appello prosegue sino a spingersi a chiedere al comico-politico di prendere una posizione chiara sul tema ”Egregio Beppe Grillo, lei oggi è comunque un politico. Con un ampio e importante seguito. Ci rivolgiamo a lei perché chiarisca una volta per tutte qual è, oggi, il suo pensiero su Hiv e Aids. Crediamo che ciò non sia dovuto solo a noi, alla Lila, ma alle tante persone, cittadini, che ancora oggi rischiano di ricevere informazioni fuorvianti e potenzialmente pericolose, e non i giusti strumenti, anche culturali, per poter prevenire le infezioni e curare e rispettare le persone che vivono col virus. Crediamo sia dovuto anche ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle, per esempio quelli che siedono nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna (regione in cui ogni anno si registrano almeno 400 nuove infezioni), che da tempo stanno lottando anche in sede istituzionale perché resti alta l’attenzione e vengano attivati idonei e aggiornati strumenti preventivi. O quelli di Ravenna, che giusto in questi giorni hanno portato i temi della prevenzione dall’Hiv in commissione consiliare”.
L’APPELLO – La lettera si conclude, poi, con un’esortazione a trattare il tema “Egregio Beppe Grillo, dia una mano alle persone che vivono con l’Hiv e ai loro cari in questa lotta che ormai ha trent’anni e ancora non vede la fine. Alle persone, ai cittadini, che ancora con troppe difficoltà ricevono dalle istituzioni e dai
media informazioni corrette e aggiornate, verificate da una comunità formata da medici, ricercatori, clinici, scienziati, ma anche da pazienti e attivisti(…). Abbiamo bisogno di tutti, anche di lei. Abbiamo bisogno di tutto, tranne che di un suo video dove dice che l’Aids è la più grande bufala del secolo”. Adesso la
parola passa a Grillo.

PER SAPERNE DI PIU’

www.lila.org

Solo questione di infrastrutturazione?

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di Carlo Borgomeo*

Il tema dello sviluppo del Mezzogiorno è questione antica, ma sempre aperta. Occorre chiedersi però se il divario con il Centro- Nord sia soprattutto questione economica o non piuttosto questione di coesione sociale, di senso della comunità, di cultura della legalità diffusa: cioè di generali condizioni di vita e qualità della convivenza civile. Naturalmente le forti differenze in termini di ricchezza disponibile rappresentano una causa di differenziazione nelle condizioni di vita, ma la questione meridionale ritengo sia essenzialmente una questione sociale, di nuove povertà, di diversi bisogni, di frammentazione del tessuto civile. La cultura dominante ritiene possibili interventi in questi ambiti solo in presenza di economie fiorenti, seguendo uno schema logico-culturale che vede il sociale come un surplus della crescita. Il progressivo smantellamento del welfare state durante periodi di crisi ne è una prova. Ritengo al contrario che il sociale sia una precondizione dello sviluppo. Come è possibile, ad esempio, attrarre investimenti in territori in cui non c’è rispetto per le regole e per i beni comuni, non ci sono comunità coese e, in sintesi, non c’è una robusta infrastrutturazione sociale? Siamo spesso chiamati a commentare i clamorosi dati sui livelli di dispersione scolastica, a parlare di giovani talenti che vanno via, di donne inoccupate nelle regioni meridionali. Un Paese che dilapida in questo modo il suo capitale umano che futuro può costruire in termini di sviluppo? E’ da qui che bisogna ripartire, dalla consapevolezza che la battaglia vincente è quella dell’affermazione della cultura dei beni collettivi, del capitale umano, della capacità di fare rete, di puntare sulla dignità e sulla responsabilità delle persone e sull’amore per la legalità.

*presidente Fondazione con il Sud
www.fondazioneconilsud.it

Torneo di solidarietà per il progetto “Casa Mia”

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BARI. Sabato 19 Maggio al Comunale di Rutigliano, si terrà la III edizione del Torneo della Solidarietà a sostegno del “Progetto Casamia”. Per l’occasione la squadra del Mudù, formata dai comici della sit-com dasempre vicini al progetto, affronterà  lasquadra dell’Amministrazione Comunale di Rutigliano, una rappresentativa dicalcio femminile e una del pastificio Divella. Scopo dell’ evento, la raccoltadi fondi a sostegno del “Progetto Casa Mia”, già avviato in fase sperimentale da due anni.
IL PROGETTO. ”CasaMia”, offre a ragazzi diversamente abili, l’opportunità di condurreuna vita autonoma  al di fuori delle muradomestiche con l’ausilio dei collaboratori della cooperativa ”Incontriamoci”.  Con l’attivazione dipercorsi  di autogestione sperimentale,si cerca di favorire l’inserimento sociale per far condurre loro una vita del tutto normale. Il sostegno della famigliagioca un ruolo fondamentale per questi ragazzi, ma non si possono sottovalutarealtri fattori come l’aiuto psicologico, l’assistenza economica, i centridiurni. Il tutto con la finalità di raggiungere l’autonomia necessaria affinchésiano capaci di vivere in gruppo, gestendo con armonia la loro vita quotidiana.
 
di Sabrina Rufolo

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