RAGUSA. In carcere inizia il riscatto per i detenuti delle case circondariali di Ragusa, Modica e dell’Ufficio di esecuzione penale esterna diRagusa. I detenuti hanno svolto un periodo formativo in cucina o come addettialla manutenzione di impianti termici e idrici all’interno del progetto “Rompetele righe”, la loro esperienza ora segna una svolta. Dal percorso, concluso agiugno, è nata l’impresa sociale “Sprigioniamo sapori” che si dedica alcatering. Al momento lavorano quattro detenuti del carcere di Ragusa e dueprofessionisti esterni che si occupano di ristorazione all’interno della casacircondariale. La scommessa è quella di portare le loro professionalità all’esterno,fuori dai luoghi di detenzione.
“COSI’ SI COSTRUISCE UNASOCIETA’ PIU’ SICURA” – “Rompete le righe”, che rientra nella programmazione2007/2013 del Fondo Sociale Europeo, ha coinvolto tra i vari partner ilConsorzio “La Città solidale”, l’En.A.I.P., il consorzio “Mestieri”, la provinciadi Ragusa, il comune di Vittoria, la Multifidi, Coldiretti, Alter egoConsulting e Euro Development. «Costituire una impresa sociale collocata proprio nel carcere di Ragusa –spiega Aurelio Guccione, presidente del consorzio “La città solidale” – è segnoche è possibile spendere bene i fondi europei per costruire un reale e duraturobenessere condiviso. Lavorare per il reinserimento di chi ha scontato, o stafinendo di scontare, una pena detentiva equivale ad investire per una societàpiù sicura. Iniziamo con il curare la mensa del carcere di Ragusa, ma puntiamoal mercato esterno proponendo servizi di catering».
A LAVORO QUATTRO DETENUTI – In una prima fasel’impresa “Sprigioniamo sapori” avrà come socio unico il Consorzio “La CittàSolidale”. «In un secondo momento – concludeGuccione – cederemo il 49% del capitale sociale alle cooperative di tipo B cheaderiscono al nostro Consorzio. Ad oggi diamo lavoro a quattro detenuti e a dueprofessionisti esterni. Crediamo sia necessario fare ognuno la propria parte.Adesso occorre creare una rete più virtuosa con la società esterna affinché sipossa concretizzare l’obiettivo di creare lavoro e ridare dignità alle personedetenute».

di Luisa Corso

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