ROMA. Europa e migrazione, è questo il focus del rapporto “Mediterraneo e pressione migratoria sull’Europa” curato dal Censis e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, presentato a Roma. «Il numero dei giovani occupati nell’area mediterranea si è ridotto dal 2008 al 2010 di 2 milioni di persone, passando da 14,6 a 12,6 milioni, su una popolazione d’età corrispondente pari a circa 48 milioni di abitanti». Secondo il rapporto, «il rallentamento dell’attività e soprattutto la contrazione degli investimenti a partire dal 2008 hanno portato ad un preoccupante deterioramento dei delicati equilibri occupazionali». Evidente, spiega il rapporto, la «contrazione dei tassi di occupazione giovanile: in media, il tasso d’occupazione relativo alla fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni è passato dal 27,1 per cento del 2008 al 26,2 per cento del 2010».
IL PUNTO. Un quadro che nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo era allarmante già prima della crisi, aggiunge il rapporto, quando «i tassi di disoccupazione giovanile si attestavano tra il 20 per cento e il 30 per cento e al tempo stesso che circa il 50 per cento della popolazione ha meno di 24 anni, mentre coloro che hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni sono tra il 20 per cento e il 25 per cento degli abitanti dei rispettivi Paesi». A pesare è anche la diminuzione degli investimenti nell’area.«Nel 2000 la sponda sud del Mediterraneo attraeva appena l’1,6 per cento degli investimenti esteri a livello mondiale – aggiunge lo studio -, ma era riuscita progressivamente ad aumentare la propria rilevanza fino a raggiungere nel 2006 una quota del 6,3 per cento di tutti gli investimenti produttivi realizzati nell’anno, grazie a un flusso in entrata pari a 62 miliardi di dollari». La crisi economica internazionale, però, ha colpito duro comportando una drastica riduzione dei flussi, «diminuiti tra il 2006 e il 2010 ben del 39,6 per cento. L’incidenza degli investimenti diretti esteri si è ridotta al 2,3 per cento del Pil rispetto al 4,9 per cento del 2006 e al 10,8 per cento degli investimenti complessivi rispetto al 22,9 per cento del 2006».

di Sofia Curcio

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