di Emiliano Moccia
FOGGIA. Le olive della Bella di Cerignola per gustare il sapore della legalità. Quello che libera i territori dalla mafia e dal malaffare. Come a Contrada Toro, vicino Cerignola, dove sul terreno che un tempo apparteneva al boss Rosario Giordano, arrestato nell’ambito dell’operazione “Cartagine”, oggi si estende un fondo di tre ettari in cui la cooperativa Pietra di Scarto, in collaborazione con Libera, dal 2009 è impegnata nella coltivazione di un uliveto. Frutti grossi e carnosi da destinare alla rete del mercato equo-solidale. E pochi giorni fa, dopo più di una settimana di intenso lavoro, è terminata la raccolta delle olive verdi e nere sul bene confiscato alla criminalità organizzata intitolato alla memoria di Francesco Marcone, l’ex direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia ucciso dalla mafia il 31 marzo 1995.
OLIVE NELLA RETE. Il riuso sociale di questo terreno convertito ad agricoltura biologica, quindi, sta contribuendo allo sviluppo economico ed occupazionale di questa fetta di Puglia. Lo sa bene Pietro Fragrasso, presidente della cooperativa ed attivista dell’associazione Libera. «Per il periodo della raccolta abbiamo assunto tre persone svantaggiate e siamo stati aiutati da diversi volontari, tra cui anche persone con disabilità dell’associazione Superameno Handicap». Per il resto, «la selezione delle olive di quest’anno è andata molto bene. I numeri, infatti, dicono che siamo in crescita rispetto agli altri anni. Quest’anno abbiamo raccolto 57 quintali di olive da cui contiamo di ricavare almeno 10mila barattoli, visto che lo scorso anno i barattoli realizzati furono circa 6mila su un totale di 30 quintali di raccolto». Adesso, dunque, le grosse olive «saranno lavorate dalla cooperativa La Bella di Cerignola e vendute nella rete del commercio equo-solidale dell’Altro Mercato». Ma non solo. «Quest’anno – prosegue Fragrasso – abbiamo prodotto anche le olive nere che proveremo a commercializzare nel mercato con il marchio “Laboratorio di Legalità Francesco Marcone”».
LO STATO SIAMO NOI.. Il “Laboratorio di Legalità Francesco Marcone”, dunque, sorge sul terreno confiscato alla mafia. Quella mafia che si sbarazzò dell’ex direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia freddandolo nel portone di casa. Ed anche se da quel 31 marzo 1995 sono già trascorsi 17 anni, sono ancora ignoti i nomi del mandante e dell’autore del delitto. Ma il suo messaggio continua a resistere, a contaminare le nuove generazioni. Perché la fine della raccolta delle olive è coincisa con l’inaugurazione di un murale dedicato proprio a Francesco Marcone e realizzato su un capannone di Contrada Toro. Lo hanno disegnato «i ragazzi provenienti da tutta Italia – aggiunge Fragrasso – che questa estate hanno partecipato al campo di volontariato organizzato da Libera». Oltre a raffigurare il volto dell’ex-direttore del Registro, però, i giovani hanno ripreso a grandi lettere anche la frase che Marcone ripeteva sempre in casa, al lavoro, con gli amici: «Lo Stato siamo noi». In questa frazione di Cerignola ne sono sicuri: «Qui la mafia ha perso».

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