ROMA. «Attive e centrali, nella rete familiare come nel mondo del volontariato, ma anche fragili e rischio esclusione»: sono così le donne anziane descritte da molte indagini nazionali. Ma l’Auser ha voluto saperne di più e ha avviato sei focus group, realizzati in 6 diverse città italiane (Ancona, Genova, Napoli, Pescara, Rovigo e Udine) tra maggio e settembre 2012 per conoscere meglio la condizione di vita e le aspettative delle over65 italiane e di conseguenza mettere in campo iniziative di sensibilizzazione. Sono state coinvolte circa 100 donne volontarie Auser con prevalenza delle ultra60enni, circa il 70 per cento. Ne è emerso, tra l’altro, che è in crescita il fenomeno della violenza contro le donne anziane, una situazione di gravità fotografata dai centri anti violenza e dalla Casa delle donne. ”In Italia non disponiamo ancora di un quadro preciso del fenomeno della violenza contro le persone anziane e le donne nello specifico. – precisa l’organizzazione – Tuttavia vi sono diverse fonti indirette, di natura istituzionale e provenienti dal patrimonio dell’associazionismo femminile che delineano il fenomeno come diffuso e in continua espansione (condotte attive ma anche omissive) in relazione a diverse cause e variabili”. Limitazioni, maltrattamenti e forme di esclusione che vivono anche grazie a silenzi e reticenze nella rappresentazione sociale e nelle culture professionali, “ancora intrise di stereotipi di genere, di pregiudizi sulla vecchiaia e, data la scarsità di risorse pubbliche, di forti obbligazioni familiari”.
I DATI.I risultati emersi in alcune indagini, tuttavia, sottolineano alcune preoccupanti recenti linee di tendenza. Le donne anziane, sottolina l’Auser, sono un gruppo vulnerabile perché hanno più difficoltà nel difendersi, nel chiedere aiuto, meno consapevoli dei loro diritti e spesso molto spaventate da progettare una vita lontane da chi le aggredisce frequentemente. Sono anche poco consapevoli di che cosa sia la violenza, dal momento che hanno spesso considerato il maltrattamento dei familiari come una modalità relazionale, proprio in quanto donne.
Per l’organizzazione esiste  il  rischio  che la recessione economica e i tagli alle politiche di Welfare aumentino la pressione economica sulle famiglie incrementando il rischio della vulnerabilità delle persone anziane e con esso il rischio di maltrattamento. “Le diseguaglianze sociali possono aumentare le discriminazioni di genere anche tra le persone anziane causando differenti tipi di violenze”.  Non è un caso infatti che il “problema più grave in questo momento” sia la povertà, come hanno sostenuto in molte. “Povertà e stenti economici caratterizzano fortemente la condizione attuale della donna anziana, – sottolinea l’indagine –  poco protetta dal sistema previdenziale a causa delle forti ineguaglianze interne alla struttura occupazionale. Si è posto l’accento sulle donne anziane istituzionalizzate, ma anche sugli effetti che la povertà può avere sulla percezione di sé della donna”. E non si tratta solo di una semplice mancanza di reddito: la voce delle donne povere, specie se anziane, raramente viene ascoltata.
Ma dagli incontri con le volontarie è anche emersa la consapevolezza che la donna anziana ha anche in sé molte risorse per far fronte ai problemi della vita e ai condizionamenti culturali. ”Si tratta di aiutare le altre donne a far uscir fuori questa consapevolezza. Si tratta di dar vita a un nuovo modo di rappresentare le donne anziane e di fare volontariato, volto a far crescere consapevolezza e responsabilità dentro e fuori dell’organizzazione”

di redazioneweb

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