Un numero di nuovi poveri sempre più crescente. Il termometro di questo dato economico non lo si trova solo nel numero delle domande che in queste ore (a partire dal primo aprile) riempiranno i siti delle casse previdenziali, con l’intento di inviare via mail, server permettendo, la domanda per accedere a bonus e sussidi. Per cercare i nuovi poveri, quei lavoratori in nero che sono il dramma vero del Sud e la bomba sociale pronta ad esplodere, bisogna andare in quei luoghi di frontiera che per primi li accolgono: le chiese e le mense. Tra queste quella di Torre Annunziata, della chiesa dell’Immacolata Concezione, dedicata al sacerdote «don Pietro Ottena» e diretta da don Pasquale Paduano. Dai 60 pasti serviti ai tavoli, la mensa oplontina ne prepara oggi 120 serviti a sacco. Il menù è sempre lo stesso: un primo caldo, un secondo e la frutta, quando c’è. Acqua, posate e tovaglioli riempiono la busta biodegradabile, offerta da un market vicino, che portano via «gli ospiti». Il lavoro nella cucina è febbrile, inizia alle 9 di ogni mattina, qualche volta anche prima, e non si ferma nessun giorno dell’anno: anche a Natale, Pasqua e Ferragosto gli oltre 60 volontari si alternano ai fornelli.

Piccola, minuta e con un bel po’ di anni di esperienza. Sembra quasi vederlo il sorriso anche sotto la mascherina che adesso, insieme ai grandi occhiali, le copre tutto il volto. La signora Maria coordina l’intera gestione della mensa e lavora in prima linea anche lei nella preparazione dei pasti e nell’organizzazione degli ospiti. «I primi giorni si accalcavano, venivano alla rinfusa ma poi subito siamo riusciti a organizzare diversamente la distribuzione». Dice Maria, delusa e arrabbiata per coloro che da sempre covano l’altro virus subdolo dell’intolleranza, che in questi giorni di quarantena «fa accanire le persone verso gli ultimi. Prima erano i migranti, oggi sono quelli che fanno la fila per un pasto caldo». Afferma, spiegando la nuova organizzazione della distribuzione dei pasti, affinché si evitino assembramenti: «Loro hanno capito il problema e insieme abbiamo trovato la soluzione. Iniziamo a distribuire il pranzo una mezz’ora prima, alle 11 e 30 invece che a mezzogiorno, e tra di loro si sono organizzati per venire a piccoli gruppi. Aspettano a distanza debita nella stradina, prendono il loro sacchetto e vanno via».

Insieme al numero dei pasti è aumentata anche la beneficenza di molti cittadini e piccole imprese oplontine. «A dispetto del periodo di crisi che stiamo vivendo, non si ferma il cuore d’oro dei torresi, soprattutto nei periodi di grande difficoltà. In questi giorni – ha concluso la signora Maria – sono aumentati coloro che ci fanno donazioni e anche i panifici e supermercati che mettono a disposizioni della mensa alcuni dei loro beni».

 

di Raffaele Perrotta