VENEZIA–  Sono le imprese femminili, soprattutto se artigiane, ad affrontare nel migliore dei modi la crisi economica. Accade in Veneto come nel resto d’Italia. Ecco quanto emerge dalla ricerca “La mia impresa. Nuovi lavori e nuove professioni. L’imprenditoria femminile in Veneto”, promossa dalla Commissione regionale Pari opportunità e condotta da Confartigianato Veneto, presentata ieri a Vicenza.
I DATI- In Italia  ci sono 1.435.123 imprese guidate da donne a fine 2012 s con una presenza più significativa al Centro-Sud rispetto al Nord. Il loro tasso di natalità è del 13,1 per cento e del 12,8 per cento quello di mortalità, contro il tasso rispettivamente del 10,7% e dell’11,3% delle aziende maschili. In Veneto il 21,9 per cento delle imprese è guidata da donne. L’artigianato, in particolare, sembra reggere bene, con un saldo positivo di +10,1 per cento nel rapporto tra natalità e mortalità, mentre quelle maschili registrano un -4,4 per cento. In Veneto la situazione non cambia molto, con 23.046 imprese artigiane femminili e un saldo positivo tra natalità e mortalità dell’8,5 per cento, contro il -5 per cento maschile. Ma a cosa è dovuto questo successo? Per capirlo sono state intervistate 40 imprenditrici artigiane venete, le quali hanno evidenziato come punti di forza l’abilità a lavorare in team e a valorizzare il contributo di socie, collaboratrici, dipendenti, oltre a una vincente capacità organizzativa e di gestione dell’azienda.
LE OPINIONI- «La ricerca è un’importante occasione di riflessione e di proposta – spiega Simonetta Tregnago, presidente della Commissione regionale Pari opportunità – perché, a fronte del preoccupante perdurare della crisi economica, può servire a stimolare altre eventuali attrici del cambiamento. Il contributo gender oriented del lavoro potrà inoltre essere utile nella formulazione di politiche regionali di sostegno per il settore imprenditoriale». «In questa particolare fase congiunturale- spiega Daniela Rader, presidente di Confartigianato Donne impresa Veneto- avere dati freschi è vitale per chi vuole non solo favorire e promuovere la nascita di nuove imprese femminili, ma anche aiutare quelle esistenti verso un riposizionamento in funzione di un mercato che, negli ultimi cinque anni, ha stravolto le basi di una economia consolidata e affidabile».

di Sabrina Rufolo

 

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