Nessuno contributo da parte della Regione Campania a numerosi servizi educativi dell’infanzia e alle scuole paritarie nonostante fossero rientrati negli elenchi delle strutture da ristorare nel periodo della crisi pandemica. A mettere a fuoco la vicenda è la presidente della sezione Confapi scuole paritarie della Campania, Valentina Ercolino che stigmatizza il comportamento dell’Ufficio scolastico regionale.

«Molti servizi educativi per l’infanzia della regione Campania – afferma Ercolino – ci hanno contattato denunciando di non aver ricevuto nel mese di dicembre 2020, il contributo spettante ai servizi educativi per l’infanzia (0-3), a titolo di sostegno economico a fronte mancato versamento delle rette scolastiche o della loro riduzione a causa del lockdown per l’anno 2019-2020. Ciò, nonostante che le strutture comparissero regolarmente nell’ elenco del documento del Ministero dell’Istruzione USR della Campania» del 25 novembre 2020. Secondo la presidente Confapi delle scuole paritarie regionale, l’Ufficio VI dell’Ufficio Scolastico della Campania, competente per l’erogazione dei contributi avrebbe giustificato la mancata erogazione del contributo per un “disallineamento, probabilmente di rete, tra l’Ufficio Scolastico, la Ragioneria Territoriale, con l’Inps per la richiesta dei Durc’’.

L’Ufficio Scolastico regionale viene criticato per un atteggiamento giudicato «burocratico e non collaborativo» in relazione, alla risposta che recita così: “Non aver contezza di quando le somme potranno ritornare nella disponibilità dei singoli Uffici Scolastici Regionali, essendo azione del Ministero dell’Istruzione re-impegnare queste somme esclusivamente in base a scelte di bilancio e di spesa che non coinvolgono gli Uffici regionali.”. Inoltre, afferma sempre Valentina Ercolino: «L’Ufficio Scolastico ha addirittura sostenuto che le scuole avrebbero potuto falsificare il documento, occultando la posizione, sottolineando poi sia la non responsabilità dell’ufficio a fronte di un inadempimento dell’INPS, sia che non si era tenuti ad informare le scuole, in quanto “impensabile poter inviare solleciti a più di 500 scuole paritarie e servizi educativi presenti nella sola provincia di Napoli, non potendo, tra l’altro, sapere se le società versano realmente in situazione di regolarità contributiva o meno”».

La questione delle ludoteche– In una nota congiunta la stessa presidente Confapi Valentina Ercolino, la presidente dell’Associazione Servizi Infanzia Campania Katia Mascolo e Palmira Pratillo di Scuole Aperte Campania scrivono: “Nell’ottica della tutela del diritto alla salute, non si capisce come sia possibile che, ad oggi, in seguito all’entrata in vigore del Dpcm 2 marzo 2021, in zona rossa siano state chiuse tutte le scuole di ogni ordine e grado, autorizzando di contro con l’art 20, comma 2, le ludoteche a stare aperte. E non si comprende, altresì, come mai i servizi educativi privati e paritari 0/6 si siano visti negare la possibilità di attivare all’interno delle proprie strutture centri ludico-ricreativi’’. Ulteriori motivi di stigmatizzazioni (e in senso generale di polemiche) riguarda la campagna vaccinale anti Covid in atto. “Segnaliamo, inoltre, una questione ancora più grave – dicono Ercolino, Mascolo e Palmiro: il personale delle ludoteche non è stato inserito di diritto nella campagna vaccinale. Riteniamo che tale scelta sia davvero scellerata, dal momento che questo comparto ha a che fare con la stessa utenza dei servizi educativi e scolastici 0/6. Quindi, ad oggi, il personale scolastico risulta vaccinato ma non può operare, il personale delle ludoteche non può vaccinarsi, pur volendo, ma può operare. Eppure entrambe le categorie hanno investito in adeguamenti, dispositivi di protezione, procedure di sanificazione quotidiana, aumento personale e riduzione numero di bambini’’. 

di Antonio Sabbatino