“Gli ultimi giorni dell’Europa” ( Editore Bompiani,pagine 432, prezzo 24.00 euro) è l’ultimo libro  di Antonio Scurati, nato a Napoli nel 1969, cresciuto tra Venezia e Ravello e poi trasferitosi a Milano. Docente di letterature comparate e di creative writing all’Università IULM. Editorialista del Corriere della Sera, vincitore dei principali premi letterari italiani.

Nel testo viene  descritto il triennio 1938-40, periodo in cui l’Italia fascista si rende complice delle leggi razziali e dell’alleanza con la Germania nazista. Mussolini ingenuamente convinto di poter influenzare le decisioni del Fuhrer, diverrà poi artefice delle pagine più buie della storia italiana e della creazione  di un’Europa  dilaniata dai totalitarismi.

In tale periodo, Hitler cercò in tutti i modi di portare avanti un ideale in cui al primo posto c’era la supremazia del popolo tedesco e si impegnò a diramare leggi razziali nei confronti degli ebrei. Era l’inizio di una persecuzione che avrebbe portato nel giro di dieci anni allo sterminio di quasi sei milioni di Ebrei in tutta Europa.

Dopo aver imposto una serie di terribili restrizioni alla vita degli ebrei con le leggi razziali che imponevano che questi non potessero sposare cittadini ariani, iscriversi alle scuole statali, prestare servizio  militare, furono istituiti campi di concentramento o sterminio. Durante la guerra, la rete dei lager si ampliò e diffuse con l’afflusso di nuovi deportati sino a divenire un enorme sistema di sfruttamento del lavoro forzato. I campi di sterminio sorsero nell’Europa dell’est ed intere comunità di ebrei o zingari furono cancellate per sempre.

Un’opera drammaticamente potente, un monito per le future generazioni. Un invito a non dimenticare l’importanza della libertà individuale, dell’uguaglianza, della solidarietà.

Un libro che permette di riflettere sulle inevitabili conseguenze di   atteggiamenti improntati ad una rigida e risentita chiusura dogmatica nei confronti degli altri.

di Maria Rosaria Ciotola

 

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