Scongiurato, almeno per il momento, il pericolo della privatizzazione della gestione idrica in Campania. Nel decreto legge numero 153 del 17 ottobre denominato “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico’’, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 18 ottobre, è infatti sparito, rispetto alla bozza diffusa in precedenza, il passaggio riportato nell’articolo 3 – “Misure urgenti per la gestione della crisi idrica’’ alla lettera e) e cioè: “L’affidamento diretto può altresì avvenire a favore di società in house…con partecipazione obbligatoria di capitali privati a condizione che: le medesime siano partecipate dagli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale e abbiamo come soggetto sociale esclusivo la gestione del servizio idrico integrato; il socio privato, direttamente o indirettamente, detenga una quota del capitale sociale non superiore a un quinto; al socio privato non spetti l’esercizio di alcun potere di veto o influenza determinante sulla società;”. Spulciando il decreto sul sito della Gazzetta ufficiale tale dicitura non compare. Dunque, almeno per il momento, appare preclusa la possibilità che la Grande Adduzione Primaria dell’Acqua possa essere appannaggio almeno in parte dei privati. La Giunta regionale della Campania, infatti, aveva previsto tale formula all’interno della delibera numero 399 del 25 luglio 2024. Il provvedimento sarebbe poi dovuto passare all’esame del Consiglio regionale, cosa non ancora avvenuta. Dal Coordinamento campano per l’acqua pubblica, che fa riferimento anche al Forum italiano dei Movimenti dell’acqua parlano di “«buona notizia. Dal Decreto-Legge 17 ottobre 2024, n. 153 è sparita la parte relativa privatizzazione delle SpA a totale capitale pubblico, segno che si sono sentiti presi con le mani nel vaso della marmellata”, ma, ancor più, che la vittoria referendaria continua a far paura».
di Antonio Sabbatino