Essere genitori e districarsi tra ormoni impazziti, palestra e calcetto, con la cronica rincorsa alle risorse che sono sempre troppo poche e al panino del sabato sera, alle abboffate di uscite tra amici o peggio, all’isolamento sociale sul divano o in cameretta. E ancora: essere genitori in un’epoca in cui la carta dei libretti delle giustifiche scolastiche e quella dei registri di classe è stata completamente soppiantata dalle annotazioni elettroniche, dai beep delle notifiche sul cellulare, dalle riunioni virtuali tramite Meet o Teams.
Tempi duri per i genitori e soprattutto per i genitori boomer che devono necessariamente fare il “glow up” – direbbero questi ragazzini nativi digitali – crescere, evolversi, stare al passo con la tecnologia. E chi non ci riesce? Chi non sa neanche accendere un computer, figuriamoci navigare tra siti, riunioni, comunicazioni e mille altre diavolerie tecnologiche, come fa?
Un aiuto più che concreto viene dato dal progetto GENITORI DIGITALI, che rappresenta una autentica scialuppa di salvataggio in questo mare di informazioni a volte così complicate e lontane dalla vita quotidiana soprattutto di determinate categorie di cittadini.
Il progetto offre tra le mille altre cose dei corsi di formazione gratuita online per permettere proprio a tutti di stare al passo.
A raccontare un po’ più nel dettaglio esigenze e soluzioni, è Giovanni Erra, referente napoletano del progetto per conto dell’associazione Koinokalo Aps che ne ha la paternità: «Il progetto ha valenza nazionale perché frutto del bando del Dipartimento delle Pari Opportunità. Al tutto però, abbiamo voluto comunque dare un’impronta territoriale per una serie di motivazioni che sono emerse da una attenta analisi delle difficoltà oggettive riscontrate per una buona parte delle popolazioni della Campania ed in particolare della provincia di Napoli».
D’altro canto, l’individuazione potenziale del target di riferimento di un qualsiasi progetto è la base per la riuscita del progetto stesso. «In questa ottica – si legge nei documenti che hanno avviato questa alfabetizzazione tecnologica – è stata fatta un’analisi statistica sulle casalinghe in Italia e la loro distribuzione geografica. Questi dati sono stati incrociati con il livello di disoccupazione e con il livello di competenze digitali nella popolazione, e ne è venuto fuori un risultato bello significativo: la regione dove le signore che lavorano solo in casa sono di più in numero assoluto è la Campania. Si tratta di 678mila donne in età da lavoro, più del 10% dell’intera popolazione regionale (fonti Istat). Quella di essere casalinga non è necessariamente una scelta ma probabilmente una necessità legata a questioni economiche e di cura dei figli».
E la conseguenza è chiara: non esercitarsi all’uso del mezzo digitale porta in maniera catastroficamente naturale all’alienazione da un determinato tipo di comunicazione. Da qui, la nascita del progetto, progetto che prevede la partecipazione, fondamentale, delle scuole affinché possano coinvolgere i genitori dei loro alunni. Un bel numero di scuole sono in Campania ed in particolare nella provincia di Napoli, a Ercolano, a Pozzuoli, diversi insegnanti vivono a Portici, e «sebbene la struttura del progetto si presti ad attività online, puntiamo, soprattutto al termine di questa attività, di realizzare in continuità, attività con le scuole per proseguire con la formazione dei genitori andando a soddisfare le diverse esigenze dei nostri territori, anche in presenza: «Se il progetto riuscirà a riscuotere un certo interesse anche in termini di donazioni con il 5X1000, l’obiettivo per il prossimo anno potrebbe essere quello di utilizzare la piattaforma creata e le risorse per aiutare molte altre persone a seguire, questa volta in presenza, le nostre attività formative».
di Nadia Labriola

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